Agricoltura, primo settore... ma non per la Sicilia - QdS

Agricoltura, primo settore… ma non per la Sicilia

Chiara Borzi

Agricoltura, primo settore… ma non per la Sicilia

sabato 12 Gennaio 2019

Istat: nonostante il più alto numero di superficie agricola utilizzata (1.387 ha) il valore aggiunto creato nell’Isola è di 2,67 mld, lontano dai 3,3 mld dell’Emilia Romagna (1.064 ha) e dai 3,2 della Lombardia (986 ha). Fondi Psr 2014-20: spesi 562 mln su 2,1 mld, ma entrano con gravi ritardi nelle tasche degli agricoltori

Con il 2018 la Sicilia si è lasciata alle spalle un altro difficile anno per la propria agricoltura. Alluvioni, gelate, la ribalta cui è stato posto il problema dei furti nelle campagne, insieme al consueto nodo del ritardo nell’erogazione dei finanziamenti del Piano Sviluppo Rurale 2014-2020, hanno riproposto un copione che vede un primo settore ancora svantaggiato. Non mancano dati positivi, come quello che interessa la “branca” dell’enogastronomia, ma per la Sicilia esiste ancora quell’eccezione di troppo per cui non è possibile annunciare un primato senza sbavature. È ancora troppo poco il guadagno ottenuto dal settore primario. Secondo (gli ultimi) dati Istat del 2016 l’agricoltura ha creato in Sicilia 2,67 miliardi di valore aggiunto (a prezzi correnti), in Lombardia 3,27 miliardi, in Emilia-Romagna 3,3 miliardi. Meglio fa anche il Veneto che ha creato 2,75 miliardi di valore aggiunto.
 
Paradossalmente coltivare la terra rappresenta una vera opportunità più per le regioni del Nord (valore aggiunto 13,5 miliardi), che per il Sud (7,1 miliardi).
 
In Sicilia, la volatilità che già caratterizza il tasso di crescita in questo comparto ha mostrato la propria tendenza, facendo registrare un aumento della percentuale del 6,25% nel 2015 e un crollo fino al -4,59% nel 2016. Nonostante l’incertezza quasi sintomatica, invece, in Lombardia i dati Istat sono rimasti positivi – seppure contenuti – con un +0,27% di crescita del tasso rilevato nel 2015 e il +2,37 nel 2016.
 
Negli ultimi due anni considerati, in Emilia-Romagna si è passati dalla decrescita del -0,84% del 2015 alla crescita del +5,93%. Nessuna regione del Sud Italia o le isole ha fatto registrare un aumento del tasso di crescita in agricoltura nel passaggio dal 2015 al 2016, mentre ancora una volta a Nord il segno “più” è parte dell’economia di Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli ed Emilia-Romagna.
 
Come è noto in Sicilia si utilizza il più alto numero di superficie agricola: 1.387.521 ettari (10.8% sul totale nazionale; in Emilia Romagna 1.064.213,79 ettari, in Lombardia 986.853 ettari), ma la dimensione delle aziende è la quint’ultima più piccola d’Italia.
 
La Sicilia stessa predomina a livello nazionale con il 23,3% della Sau (Superficie agricola utilizzata) convertita (o in corso di conversione) al biologico ed è leader nelle produzioni biologiche, ma considerati i ritardi sui pagamenti della Pac molti contadini siciliani si sono detti scoraggiati immaginando d’investire ancora su quest’ambito. I motivi per stringere i denti non sono finiti.
 
Anche i furti nelle campagne creano danni agli agricoltori, in media per 2.500 euro. “Io denuncio, lo faccio da tempo, ma non è mai cambiato niente. Chi vende frutti ai bordi delle strade raramente è regolare, vende merce rubata di notte nelle campagne”. Non è difficile raccogliere simili testimonianze tra i piccoli capo azienda siciliani.
 
Gli ultimi mesi del 2018 sono coincisi con la consueta breve ribalta concessa ai furti nelle aziende agricole. Gli imprenditori conoscono benissimo l’argomento, ma a livello regionale è stato raramente dibattuto e combattuto con posizioni ferme.
 
Rari sono i sequestri a danno degli ambulanti abusivi. L’ultimo a Catania, ad esempio, è avvenuto a gennaio del 2017, quando la Polizia annonaria confiscò 1.500 tonnellate tra arance, limoni e mandarini a venditori irregolari. Per riconoscere un ambulante regolare basta chiedere lo scontrino. Da settembre fin in inverno inoltrato l’attività dei ladri di campagna vede il culmine, ma non c’è ancora garanzia di tutela. A novembre 2018 il Gip Santino Mirabella ha disposto la scarcerazione di quattro catanesi specializzati in furti ai danni delle imprese agricole, fermati nell’ambito dell’inchiesta “Draci” condotta dalla Polizia di Enna, perché non era stata rilevata gravità indiziaria. Nelle campagne siciliane viene rubato di tutto, dai mezzi da lavoro, agli agrumi, l’uva, i frutti tropicali e i vegetali. In media il danno inflitto alle aziende per il furto medio di 500kg di arance si aggira attorno ai 2.500 euro.
 
Difficile progettare il futuro quando manca anche il sostegno dei fondi europei. Rimane preoccupante il quadro che riguarda la spesa del Psr 2014-2020. Al 31 ottobre 2018, secondo i dati diffusi dall’assessorato regionale all’Agricoltura, stiamo dimostrando “un’adeguata capacità di spesa” e la Sicilia infatti si sarebbe attestata tra le prime regioni d’Italia per livello di spesa raggiunto. Al 31 ottobre lo stato di avanzamento del PSR è pari a 547.576.116,22, ovvero sono state erogate poco meno della metà delle risorse messe a bando (1.882.31.000) su una dotazione di 2.184.160.000. Recentemente il presidente della Regione Nello Musumeci ha “celebrato” il traguardo dei 561 milioni spesi al 31 dicembre. Ma gli agricoltori siciliani non se ne sono accorti…
 
 
Il bilancio dell’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera e la soddisfazione di Musumeci
 
PALERMO – “Sono veramente orgoglioso di essere il presidente di una Regione che sta iniziando a cambiare passo e che guarda al futuro con ottimismo e minore rassegnazione. Prima le risorse non venivano spese e ritornavano indietro, ora questo non avviene più. Ovviamente è solo il punto di partenza, perché dobbiamo puntare a migliorare la qualità della spesa, modificando quella parte della programmazione, che non abbiamo fatto noi, per adeguarla alle esigenze del territorio. Voglio rivolgere nuovamente un ringraziamento a tutti gli assessori, in particolare a quelli all’Istruzione Roberto Lagalla e all’Agricoltura Edy Bandiera, che erano direttamente responsabili di alcuni Programmi, e un plauso ai dirigenti generali coinvolti e a tutti i loro collaboratori, che hanno dato il massimo per il raggiungimento dell’obiettivo, sacrificando, in alcuni casi, anche i propri affetti familiari”. Si è espresso così il governato Nello Musumeci il primo giorno dell’anno, commentando i risultati regionali sulla spesa dei fondi comunitari.
 
Lo stesso Musumeci ha ammesso che la strada per una spesa efficiente è da migliorare, il necessario però è stato compiuto. Dai dati forniti dall’assessorato regionale all’Agricoltura che abbiamo già citato sono da aggiungere la pubblicazione di 9 bandi di € 109.223.263 che spaziano dal sostegno alla realizzazione di attività agrituristica, alla cooperazione e innovazione in agricoltura, allo sviluppo di filiere corte e mercati locali; la pubblicazione di 11 graduatorie per un valore complessivo pari a € 544.110.000 relative a: insediamento giovani in agricoltura, investimenti a favore della trasformazione, commercializzazione e sviluppo dei prodotti agricoli, avviamento attività extra-agricole, investimenti nelle energie rinnovabili e nel risparmio energetico.
 
Sull’attuazione del Fondo Europeo Affari Marittimi e della Pesca, dall’assessorato comunicano che nell’ambito modernizzazione del settore della pesca siciliana sono stati pubblicati: 7 bandi con una dotazione complessiva di 11 milioni di Euro per la dotazione infrastrutturale delle aree costiere, valorizzare le attività di pesca, creare occupazione, incrementare il reddito dei pescatori e lo sviluppo di tutto l’indotto collegato alle attività marittime. Sono stati assegnati 16 mln ai 7 FLAG, Gruppi di Azione Costiera, per la realizzazione di 39 progetti volti alla valorizzazione delle attività di pesca.
 
Al fine di potenziare l’innovazione e la ricerca nel comparto dell’acquacoltura (rurale e in mare) e acquacoltura bio, nonché di sviluppare detta attività anche nelle aree interne dell’Isola, fornendo agli agricoltori l’opportunità di incrementare il reddito e poter conquistare importanti spazi di mercato, è stato avviato un bando per lo sviluppo dell’acquacoltura in Sicilia con una dotazione complessiva pari a 7 milioni di euro.
 
 
 
Turismo enogastronomico: grandi potenzialità in Sicilia
 
CATANIA – Secondo i dati diffusi ad ottobre da una ricerca condotta da Banca Intesa, in Sicilia la percentuale di capi-azienda con laurea o diploma superiore è del 32,1% contro il 26,8 della media nazionale. Inoltre le aziende agricole gestire da giovani, possiedono una superficie superiore alla media di oltre il 54%, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.
 
La Sicilia predomina a livello nazionale con il 23,3% della SAU (superficie agricola utilizzata) convertita (o in corso di conversione) al biologico ed è leader nelle produzioni biologiche, ma come ha ricordato il presidente di Confagricoltura Catania, Giovanni Selvaggi: “Viviamo il paradosso di avere nella nostra terra il 18% di tutta la produzione bio nazionale e poi non si riesce a far arrivare agli agricoltori i contributi della Pac”.
 
Il biologico è un “ingrediente” dell’enogastronomia. Il futuro parte da qui, insieme alla cucina stellata. Per una terra ricca di sapori e prodotti IGP come la Sicilia è inevitabile immaginare già un presente che non preveda investimenti sull’enogastronomia e il turismo destagionalizzato. In questi anni la Sicilia ha saputo attirare nuovi target turistici.
 
Ancora, secondo Banca Intesa, nel 2017 è stato registrato un aumento del +8,2% di arrivi, con una crescita del 10,1% di stranieri in cerca di qualità nell’offerta alberghiera. Circa la metà degli alberghi siciliani rientra nelle categorie a 4 e 5 stelle, ma è evidenzia exploit solo nella stagione estiva. L’exploit della cucina gourmet spinge verso la ricerca di esperienze culinarie sempre più complesse, per questo nel 2017 si è assistito ad una crescita dei turisti enogastronomici del +30%.
 
Servono, dunque, cuochi stellati siciliani. Ognuno tra questi ha in dote 6.300 clienti l’anno e secondo i dati comunicati ancora da Banca Intesa, al conseguimento del primo riconoscimento Michelin il fatturato aumenta del 53%.
 
In Sicilia abbiamo 16 ristoranti stellati, contando le new entry Alessandro Ingiulla (Catania) e Giovanni Solofra (Taormina-Messina). Non mancano, quindi, gli auspici per il futuro.
 

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