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Cgil, bravo Landini investimenti e lavoro

Cambiare l’Italia. In meglio

Maurizio Landini è stato eletto nono segretario della Cgil, una gloriosa confederazione sindacale che ha avuto segretari del calibro di Giuseppe Di Vittorio, Luciano Lama e per ultimo Susanna Camusso, venuta al nostro Forum pubblicato il 18/3/2017.
Nel discorso programmatico anche Landini ha usato la frase magica: occorre cambiare il Paese. Però non ha precisato se in meglio o in peggio. Si tratta di un ritornello che abbiamo sentito dalla voce del presidente e dei due vice presidenti del Consiglio. Neanche loro hanno precisato se il Governo del cambiamento va verso il meglio o verso il peggio.
Si dirà che gli otto mesi trascorsi sono pochi per capire l’alternativa, però l’azione programmatica indica il futuro e, al momento, questo futuro appare nebuloso.
Ma torniamo a Maurizio Landini. è sempre stato molto energico e bastian contrario, a capo della più forte componente della Cgil, che è quella dei metalmeccanici. Ma ora dovrà temperare la sua irruenza per condurre i 5,5 milioni di associati sulla strada del cambiamento del Paese.
 
Landini ha spiegato quali sono gli assi portanti del cambiamento: investimenti, nel settore pubblico e privato, e lavoro.
Se la politica economica del Governo fosse improntata a questi due traguardi, con una burocrazia efficiente che emettesse provvedimenti amministrativi, autorizzazioni e concessioni in tempo reale, già quest’anno si potrebbero vedere i progressi.
Invece, nella Legge di Bilancio 2019 ci sono poche risorse sugli investimenti pubblici in infrastrutture ed è mantenuta la pressione fiscale sulle imprese (con l’unico sollievo, per quanto riguarda il lavoro, della possibilità di assumere gli under 35 nel Sud con lo sgravio fiscale e l’utilizzo del Reddito di cittadinanza).
Se il sistema produttivo non si sostiene, diminuendo cuneo e pressione fiscale, e attivando crediti d’imposta per i nuovi investimenti, è molto difficile che il Pil possa crescere al di sopra dello zerovirgola, in quanto non ci sono le premesse.
Landini dovrebbe spingere sul Governo per attivare questi meccanismi per ora ignorati, anche con forti manifestazioni di piazza, unitamente agli altri tre sindacati maggiori (Cisl, Uil e Ugl).
 
Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, venuta al nostro Forum pubblicato il 24/2/2018, rappresenta la maggior parte dei dipendenti pubblici. Ed è proprio nel pubblico impiego che occorre un’urgente riforma per inserire massicce dosi di merito e responsabilità.
In altri termini, i pubblici dipendenti devono lavorare per obiettivi, da raggiungere nel miglior tempo possibile e nella massima misura possibile, con spese ridotte all’osso. Il che significa aumentare fortemente l’efficienza e l’efficacia del lavoro, incrementando per conseguenza la produttività e la competitività. Insomma, una pubblica amministrazione che funzionasse bene aiuterebbe fortemente il sistema economico e la sua relativa crescita.
Anche Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, venuto al nostro Forum pubblicato il 4/2/2017, batte sul tasto degli investimenti per aumentare ricchezza e lavoro.
Vi è quindi sintonia fra i tre segretari confederali affinché esercitino l’opportuna pressione su Governo e maggioranza per andare in questa direzione.
 
Il segretario generale della Ugl, Francesco Paolo Capone, venuto al nostro Forum pubblicato il 27/6/2015, per quanto non in linea con gli altri segretari confederali, ci disse che l’orientamento del suo sindacato era verso la crescita, anche in questo caso mediante investimenti pubblici e privati.
Vi è quindi la maggior parte dei lavoratori attivi che ha compreso, mediante i propri rappresentanti, come sia necessario promuovere il lavoro, utilizzando gli strumenti finanziari. Fra essi, in primo luogo i fondi Ue, per equilibrare il tasso infrastrutturale fra Sud e Nord, dotare il Paese di moderne strutture, sviluppare la logistica (con cui si muovono le merci) e facilitare al massimo lo spostamento delle persone.
Si tratta di trasferire queste esigenze al ceto politico, che deve farle proprie e muoversi all’unisono, mentre per ora Governo e maggioranza sembrano una variabile indipendente rispetto al Paese reale.
Ma siamo fiduciosi che due più due, magari tardi, fa sempre quattro.