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Messina – Città Metropolitana, ormai il default sembra quasi inevitabile

Messina – Città Metropolitana, ormai il default sembra quasi inevitabile

martedì 05 Febbraio 2019

Mancano le risorse per chiudere i bilanci. Ferie forzate per oltre settecento dipendenti. Dal sindaco De Luca provvedimenti drastici per mandare un segnale a Palermo e Roma

MESSINA – La Città Metropolitana non può chiudere il Bilancio 2018 perché mancano 12 milioni di euro e Cateno De Luca sembra intenzionato a non firmare l’esercizio provvisorio. Questi gli elementi della personale battaglia del primo cittadino contro il prelievo forzoso dello Stato.
 
Il sindaco Metropolitano ha siglato nei giorni scorsi due atti d’indirizzo (il primo sulla chiusura dell’Ente e sospensione degli stipendi) che di fatto vanno verso il blocco dell’ex Provincia. L’ultimo documento dispone le ferie d’ufficio, a partire dall’11 febbraio, per oltre 700 dipendenti. Se diventasse esecutivo quello che in questo momento è solo un’indicazione per la dirigenza, resterebbero in servizio solo i circa 180 impiegati dei servizi essenziali quali Protezione civile e parte della Polizia metropolitana.
 
La delibera di sospensione dell’attività lavorativa dovrà ricevere il via libera dei dirigenti dell’Ente e non è detto che prima di lunedì prossimo non ci sia un passo indietro di De Luca, con il ritiro dell’atto di indirizzo deciso venerdì scorso dopo un confronto, tra gli altri, con il commissario straordinario Filippo Ribaudo e il segretario generale Maria Angela Caponetti.
 
Un’iniziativa provocatoria, com’è nello stile del sindaco, per accendere i riflettori su un tema che aveva portato sulle soglie della dichiarazione di dissesto chi lo ha preceduto. “Si tratta – ha detto il sindaco metropolitano – di una situazione paradossale. Le nostre entrate stanno servendo per finanziare il deficit dello Stato. C’era un accordo tra Stato e Regione in base al quale da Palermo avrebbero dovuto sostenerci, ma non è accaduto. Qualora la situazione dovesse perdurare il passo conclusivo e inevitabile sarà il default”.
 
Il prelievo forzoso, secondo De Luca, impedisce di chiudere in pareggio il bilancio malgrado l’Ente messinese non abbia debiti se non con lo Stato e abbia avuto negli ultimi anni – specie dopo la politica dei tagli alle spese avviata nel 2013 dal commissario Filippo Romano – una gestione virtuosa.
 
De Luca attende dunque un segnale da Roma o da Palermo che faccia intravedere una soluzione, in particolare chiede una deroga che consenta di approvare il Bilancio 2018 in disavanzo tecnico e intanto plaude all’emendamento proposto dalla parlamentare di FI Matilde Siracusano al Ddl di conversione del decreto legge 135/2018 in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e la Pa.
 
Le organizzazioni sindacali, pur essendo preoccupati della crisi finanziaria dell’Ente, indotta da un prelievo considerato iniquo, non condividono però le modalità scelte dal sindaco metropolitano. E neppure i rappresentati della Cisl – sindacato che al contrario di Cgil e Uil ha sottoscritto il Salva-Messina – se la sentono di sposare un provvedimento che, come sottolineato dal responsabile territoriale Fp Cisl Giovanni Coledi “limita la continuità dell’attività lavorativa e fomenta nella coscienza dell’opinione pubblica, il fondamento, palesemente errato, che il personale della Città Metropolitana sia corresponsabile della situazione venutasi a creare”.
 
“Sollecitiamo – ha aggiunto – l’immediata individuazione di iniziative che consentano il recupero delle risorse necessarie per evitare definitivamente il dissesto e salvaguardino servizi, posti di lavoro e le programmazioni economico-finanziarie relative ai diversi assi di finanziamento di opere pubbliche progettate”.
 
Posizione più dura per Cgil e Uil: “Diciamo no al metodo De Luca – ha affermato Francesco Fucile, segretario Fp Cgil- e chiediamo la revoca immediata di illegittimi atti di indirizzo che penalizzano i dipendenti. I lavoratori non siano utilizzati e strumentalizzati da nessuna parte politica, anche se il fine è quello di salvare la Città Metropolitana”.
 
“Non si faccia spettacolo con i lavoratori” ha aggiunto Ivan Tripodi, segretario provinciale della Uil, convinto che la questione debba essere affrontata seriamente, nelle sedi politiche e istituzionali opportune, senza montare “casi da palcoscenico”. Anche Tripodi ha messo in dubbio la legittimità dell’atto del sindaco, ritenuto in contrasto con le riforme su poteri e responsabilità nella Pubblica amministrazione.

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