Ambiente. Le coste messinesi restano trascurate.
Manutenzioni. Il degrado travalica i confini della decenza, anche se qualche lavoro è stato realizzato, come le barriere frangiflutti per difendere l’arenile dalla progressiva erosione.
Torre Faro. I canneti da migliaia di euro vengono scambiati per cassonetti. Un intero chilometro di spiaggia è
impraticabile. Subito dopo, le proprietà private impediscono l’accesso al mare.
Messina – Sono passati diversi mesi dalla fine dell’estate. Degli stabilimenti balneari ormai non rimangono che gli scheletri, e la strada statale che costeggia i litorali è stata nuovamente presa d’assalto dai pendolari, da chi va e viene dai borghi marinari e dai villaggi perché non vuole privarsi neanche d’inverno della vista e dell’odore del mare. In una splendida mattinata, sarebbe bello poter stare a pochi passi dalla riva a prendere il sole, abbandonare il caos della città e lasciarsi cullare dal ritmico suono delle onde.
Già, sarebbe. Perché basta solo avvicinarsi alle piazzole di sosta dislocate in diversi punti del litorale nord che da Contemplazione giunge a Torre Faro per capire che rispetto a quanto abbiamo rilevato e fotografato circa 1 anno fa (“Spiagge, scenario vergognoso tra rifiuti, incuria e abbandono”, Qds del 27 novembre 2008) non è cambiato poi così tanto, e che la riqualificazione delle spiagge cittadine è ancora un miraggio.
Timidi segnali di cambiamento, però, a onor del vero li abbiamo notati. I soliti camper con i soliti rifiuti in località Sant’Agata, accanto la piscina e i cantieri navali, per esempio sono definitivamente spariti, e la spiaggia prospiciente è stata dotata di scogli frangiflutti per difendere l’arenile da una progressiva e spaventosa erosione della costa. Se a ciò si aggiunge l’appalto sempre per la difesa dell’arenile a Ganzirri e a Torre Faro, dopo l’ottenimento di un fondo del ministero dell’Ambiente di 500 mila € e la risistemazione della zona circostante il vero monumento della città, il cosiddetto “Pilone”, a Torre Faro, con le passerelle di collegamento tra la strada e la spiaggia, ci si potrebbe rallegrare che qualcosa effettivamente il Comune sta tentanto di fare. Ma in maniera un po’ improvvisata e senza una vera progettualità. Come dimostra il fumo delle promesse estive sulla realizzazione di un piano spiagge – ad oggi inesistente – e come dimostrano le foto che denunciano un degrado che travalica ogni confine della decenza.
CONTEMPLAZIONE.Il nostro itinerario fotografico parte da qui, da una delle aree di parcheggio realizzate contestualmente alla pista ciclabile che si sviluppa sulla riviera. Gli argini della piazzola sono stati posti direttamente sulla base sabbiosa della riva. Non era difficile pronosticare che di lì a poco, come dimostrano le foto, quell’argine sarebbe franato, precipitando sull’arenile, dove peraltro troviamo rifiuti di ogni genere e anche una bella rete a molla per letto. La manutenzione qui non è mai esistita, ma dei paletti segnalano il pericolo, riducendo peraltro sensibilmente il numero di stalli per il parcheggio.
PARADISO. Stessa situazione in un’altra piazzola di sosta. Anche qui sono stati posti dei paletti per segnalare il pericolo, ma sotto la parte franata rimangono in bella vista rifiuti di ogni tipo.
SANT’AGATA. Era un vero e proprio immondezzaio, il piccolo parcheggio accanto alla Piscina, e il torrente adiacente portava a mare liquami maleodoranti che di lì a poco avrebbero provocato un bel divieto di balneazione. Nel nostro giro di perlustrazione, però, notiamo che la situazione è migliorata. Certo, le cataste di legno permangono, come pure un po’ di rifiuti sulla spiaggia, ma almeno il terribile olezzo è sparito. Per ripresentarsi, però, pochi metri più avanti, nell’ampia spiaggia accanto alla pista dei kart. Qui, in un’area di movida estiva, l’arenile è diviso a metà dai detriti portati giù dal torrente, per disegnare uno scenario da terzo mondo.
TORRE FARO. Migliaia e migliaia di euro sono quelli investiti dall’Unione Europea per realizzare la passeggiata tra le dune di Capo Peloro. Peccato, però, che i canneti dove dovrebbero sorgere le dune siano stati scambiati per cassonetti dell’immondizia. Ma non è solo questo a generare sconcerto. Prima di giungere al Pilone un intero chilometro di spiaggia, dalla vista mozzafiato sullo Stretto, è interamente impraticabile.
E superato il Parco Horcynus Orca si è costretti ad assistere allo scempio di Via Marina di Fuori, con le proprietà private che impediscono l’accesso alla spiaggia pubblica. Chicca finale: lì dove i due mari si incontrano, nel punto più suggestivo dell’arenile, qualcuno ha pensato bene di mettere una panchina, o meglio un vecchio frigorifero capovolto dove sedersi per contemplare il panorama. Il nuovo romanticismo alla messinese nell’era del degrado e della rassegnazione.