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Non manca il lavoro, mancano i competenti

Regione, usati male i Fondi europei

Secondo Unioncamere e Anpal, nei prossimi cinque anni le imprese italiane offriranno un lavoro a 469mila tecnici, super periti Its (Information and communications technology) e laureati nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Inoltre, il 33% delle professionalità ricercate dalle aziende è risultato “introvabile”.
Mancano 48mila meccanici, montatori e riparatori, 22mila specialisti elettronici ed elettrotecnici, 10mila specialisti del cuoio e delle calzature, 15mila costruttori di utensili, 21mila specialisti alimentari e 44mila specialisti delle costruzioni.
Mancano laureati del settore tecnico ed informatico e laureati nelle innovazioni mentre c’è un esubero nel settore umanistico, letterario e giuridico.
Quanto scriviamo è solo un campione che smentisce i dati sulla disoccupazione. Non manca il lavoro, mancano le competenze.
La formazione regionale, che avrebbe dovuto supplire alle carenze scolastiche, di fatto è uno strumento di clientelismo perché non risulta che la maggior parte dei formati abbia trovato lavoro grazie ai corsi seguiti.
 
Le lauree triennali sono diventate un limbo ove bivaccare perché nel 2017 solo il quaranta percento degli allievi si è laureato, mentre poi la laurea magistrale viene conseguita mediamente a 27,8 anni, cioè con un ritardo di quasi quattro anni rispetto al periodo regolare.
In Germania, in Svizzera e in altri Paesi avanzati non esistono fuori corso perché chi non sostiene gli esami nei tempi previsti viene espulso. Addirittura, in Svizzera, quando si viene bocciati due volte nella stessa materia, l’espulsione è assicurata.
Nella formazione scolastica e universitaria occorre rigore, pari alla consapevolezza da parte di insegnanti e allievi che la formazione è l’aspetto più importante dell’educazione di un cittadino.
Quando si sottovaluta questo principio, come accade in Italia da decenni, il risultato è che vi sono maturati e laureati parzialmente asini, fatti salvi brillantissimi ragazzi e ragazze che, però, per utilizzare al massimo le loro competenze vanno a trovare il lavoro in giro per il mondo.
 
Le Officine Meccaniche Franchi, con sede a Bastia, da oltre cento anni sono presenti nel settore dell’Industria metalmeccanica. Hanno chiuso i battenti, nonostante le commesse, ma sono state riattivate da nove dei suoi dipendenti, che si sono costituiti in cooperativa e si sono trasformati in imprenditori.
Ecco un esempio di come il lavoro si trova e di come non ci si debba abbattere quando l’impresa chiude. Questo esempio dovrebbe essere imitato innumerevoli volte senza sosta.
Si tratta di una mentalità attiva e assertiva, che cerca soluzioni di fronte ai problemi, anziché abbattersi, scoraggiarsi e ritirarsi nel cantuccio.
Anche questo giornale fa la sua parte nell’offerta di lavoro in Sicilia. Ogni settimana, infatti, vengono pubblicati annunci gratuiti di aziende che cercano personale competente. Alla data odierna ne sono stati pubblicati ben 19.748. Quindi, anche in Sicilia il lavoro c’è. Però, risulta ancora più stridente la incapacità dei siciliani di rispondere a questi annunci proprio perché mancano competenze e voglia di apprenderle.
 
Scandalo desta nella nostra Isola la spesa prevista dall’assessore che si occupa di formazione, in quanto utilizza i Fondi sociali europei (Fse) per 135 milioni non per finanziare corsi di formazione collegati al mercato, ma enti formatori che hanno l’unico scopo di soddisfare le pretese degli insegnanti.
La verità è che tali insegnanti dovrebbero fare a loro volta i corsi di formazione perché le loro conoscenze non sono adeguate alle richieste del mercato siciliano. Per cui, la formazione regionale è diventata un ammortizzatore sociale, deleterio e controproducente, perché diseducativo: non premia il merito bensì l’assistenzialismo.
Ci dispiace sottolineare quanto precede perché abbiamo stima personale nei confronti di Roberto Lagalla, ma egli, invischiato nella infernale macchina regionale, sta seguendo l’andazzo che dura da tre legislature. Purtroppo!