Fondi Ue, la Regione tiene i soldi nel cassetto - QdS

Fondi Ue, la Regione tiene i soldi nel cassetto

Dario Raffaele

Fondi Ue, la Regione tiene i soldi nel cassetto

sabato 09 Febbraio 2019

Dopo aver certificato la spesa (all’ultimo minuto) di progetti vecchi per evitare il disimpegno, i rimborsi ricevuti (i primi di gennaio) restano fermi sul conto corrente mentre i creditori stanno asfissiando. L’Autorità di certificazione: “Carenza di progetti, ma il Fondo apposito non è utilizzato dai Comuni”

La Regione siciliana, si è trovata a dover certificare, entro il 31 dicembre 2018, 1,1 miliardi di euro fondi Ue (tra Fesr, Fse, Psr, Feamp) pena il loro disimpegno. E così, trovandosi con l’acqua alla gola, ha deciso di utilizzare alcuni escamotage (comunque legittimi dal punto di vista contabile) che, se da un lato le hanno consentito di raggiungere il target di spesa, a poco o a niente sono serviti per lo sviluppo dell’Isola.
 
La parte più cospicua della Programmazione europea, come si sa, è costituita dal Fesr. Questo prevedeva un finanziamento totale pari a 4.557.908.024 euro (di cui 3.418.431.018 euro di sostegno dell’Unione europea e 1.139.477.006 di cofinanziamento pubblico nazionale). Ma, al 31 dicembre 2017 la spesa certificata era di soli 6 milioni di euro.
 
 
Primo escamotage
Il primo stratagemma utilizzato per certificare la spesa in tempo, è stato quello di ridurre il tasso di cofinanziamento nazionale. Lo spunto per questa operazione è arrivato dall’Agenzia per la Coesione territoriale. Riducendo il tasso di cofinanziamento nazionale si è ridotto proporzionalmente il target “N+3” per il 2018 che così è passato da 719,58 milioni di euro a 674,61 milioni di euro.
In sostanza è stato rimodulato il quadro finanziario del Programma, che così è passato dai 4.557.908.025 euro iniziali ai 4.273.038.775 euro attuali.
 
Secondo escamotage trovato: inserire nella spesa certificata 2018 i Grandi progetti suddivisi in fasi con la programmazione 2007-2013. Innanzitutto spieghiamo cosa è la fasizzazione: nel campo delle opere pubbliche, si intende la suddivisione di un investimento in più fasi. Questa, spesso, ha lo scopo principale di ripartire il costo di un investimento nel tempo, evitando la necessità di trovare le risorse finanziarie all’avvio dei cantieri.
Rientrano nei Grandi progetti iniziati con la Programmazione 2007-2013 le seguenti operazioni:
1. Completamento del Raddoppio ferroviario Palermo Centrale – Carini Tratta urbana A – Azione 7.1.1 per una spesa certificata di € 10.451.030.
2. Itinerario Agrigento-Caltanissetta – A19 – Adeguamento a quattro corsie della SS 640 di Porto Empedocle – secondo tratto fino al km 74 +300 (svincolo A19) per una spesa certificata di 265.613.205 €.
Dunque, il totale dei Grandi progetti fasizzati portati a rendiconto è stato di € 276.064.235,44 (10.451.030,15 € + 265.613.205,27 €)
 
Terzo escamotage
Dopo aver verificato, in sinergia con i dipartimenti regionali, la possibilità di imputare al Por 2014-20 operazioni originariamente finanziate nell’ambito di altri programmi di investimento (soprattutto nei settori dell’edilizia residenziale pubblica, di quella scolastica, della messa in sicurezza del territorio e del settore idrico depurativo), la Regione, per raggiungere il target di spesa prefissato dalla Commissione europea, ha deciso di inserire nel listone della spesa (certificata) da presentare a fine anno, alcuni progetti “vecchi” (in gergo tecnico “retrospettivi”).
La loro spesa certificata, se ha salvato di fatto (mettendovi una pezza) la Regione dal disimpegno dei fondi, a nulla è servita per lo sviluppo dell’Isola. Nulla di nuovo è stato fatto in questi casi. Erano progetti già finanziati, già cantierati, con lavori già iniziati; nulla di nuovo per il territorio.
Numerosissimi gli esempi, tra questi si segnalano: 20,5 milioni per la “Realizzazione di impianti di potabilizzazione e depurazione dell’isola di Vulcano e impianto depurazione dell’isola di Lipari”; 8,6 milioni per l’Irsap, per il “potenziamento e l’adeguamento dell’impianto di depurazione di Giammoro”; 3,8 milioni per la “Demolizione e ricostruzione di un complesso residenziale popolare sito nella via Mazara a Marsala”; 2,9 milioni per il “Recupero di un ambito del Centro Storico di Vizzini denominato Colle del Castello”; 2 milioni per la “Riqualificazione urbana per 60 alloggi a canone sostenibile a Bronte”; 1,9 milioni per la “realizzazione di una nuova scuola materna in via G. Bufalino a Comiso”. Abbiamo un elenco (non esaustivo) di 100 progetti “vecchi” usati sul Po Fesr 2014-20 al fine di certificare la spesa e non perdere i fondi.
 
Perché non realizzare nuovi progetti, perché non aprire nuovi cantieri utili a creare vera nuova occupazione, con le ingenti risorse del Fesr (ricordiamo, oltre 4,2 miliardi)? Perché aspettare, ridursi all’ultimo minuto per certificare una spesa già messa nero su bianco da tempo?
Ne abbiamo parlato con il dirigente generale dell’Autorità di certificazione della Regione, Patrizia Valenti.
“Il problema della carenza di progettualità è un problema che esiste in Sicilia come in Italia. Per farvi fronte sono state attivate alcune misure da parte del nostro Governo regionale. Prima fra tutte un Ufficio per la progettazione (ancora all’inizio, ma che poco alla volta sta entrando a regime). Sono stati poi impegnati 10 milioni di euro in un Fondo per la progettazione dei Comuni. Ma, come può confermare il dipartimento Tecnico, ad un anno dall’attivazione di questo fondo, di fatto nessun Comune ha utilizzato un solo euro di queste risorse. Infine la Regione sta adottando delle misure di assistenza tecnica per supportare gli Enti locali.
In definitiva – aggiunge la Valenti – sono statti adottati meccanismi che ci permetteranno di avere a breve un parco progetti da spendere per questo Programma 2014-20”.
 
Riguardo all’utilizzo dei progetti retrospettivi, ci dice Patrizia Valenti, “Questi sono un importante aiuto affinché (soprattutto nella fase di start up dei progetti, quando ci sono una serie di numerose procedure da esperire, di beghe amministrative che impegnano gli uffici ma non producono spesa ) i programmi europei non abbiano decurtazioni. Questi permettono di dare subito ossigeno al Programma, in quanto arriva liquidità da Bruxelles; in un certo qual modo si può dire che il Programma si autofinanzia. è il caso dell’imputazione al Fesr 2014-20 dei 296 mln per l’AG-CL, già finanziato nell’ambito di un programma nazionale di competenza dell’Anas. In questo programma si è così liberato un plafond di risorse che ora dovrà essere riprogrammato per interventi sempre inerenti alla Sicilia”.
 
Abbiamo sentito anche la Commissione europea sull’opportunità di usare progetti “vecchi” per certificare la spesa dei fondi Ue.
 
“In generale, la Commissione non incoraggia attivamente l’uso di progetti retrospettivi.
Le Autorità del programma possono trasferire retroattivamente i progetti originariamente finanziati attraverso risorse nazionali in programmi finanziati dall’Ue, se tali progetti sono coerenti con la strategia e gli obiettivi del programma stesso e comunque non dopo che questi siano stati completati e pienamente attuati”.
 

 
Dalla richiesta di pagamento 90 giorni di tempo per rimborsare i beneficiari
 
Altra questione riguarda i rimborsi che la Regione deve fare alle aziende beneficiarie (quindi ai privati) e agli Enti attuatori (quando non sia la Regione in prima persona) che hanno anticipato i soldi per i progetti europei.
 
Il dato finale della spesa certificata relativamente al Fesr si è attestato, al 31 dicembre 2019, a 719.050.486 euro (superando così il nuovo target di spesa di circa 44,4 milioni).
 
Come già spiegato nell’inchiesta pubblicata sabato 26 gennaio, nel 2018, non si è verificata alcuna iniezione di liquidità extra – per l’appunto, i fondi Ue – nel mercato, ma solo una anticipazione di denaro da parte dei beneficiari stessi dei contributi europei che, così facendo, hanno continuato ad impoverirsi (attingendo dalle banche).
 
Da fonte europea ci risulta che la Regione siciliana, nell’anno 2018, e relativamente al Fesr 2014-20, ha presentato quattro richieste di pagamento alla Commissione europea (tutte inviate nelle ultime due settimane di dicembre), certificando la relativa spesa.
 
Nei primissimi giorni del nuovo anno (il 2 e il 4 gennaio 2019, per la precisione), la Regione siciliana si è vista rimborsare le prime due tranches di 201 e 251 milioni di euro.
 
Abbiamo quindi chiesto alla dirigente Filippa Palagonia del servizio Tesoreria del dipartimento Bilancio della Regione, se questa avesse già provveduto a rimborsare i soggetti interessati. Ma, ci ha detto la dirigente, “I fondi pervenuti nel corso del 2019, devono ancora essere prelevati dal c/c che la Regione detiene presso la Banca d’Italia”.
 
Insomma, dopo un 2018 senza immettere “vera” liquidità sul mercato (a causa della certificazione tardiva della Regione, che come ha ammesso la stessa Autorità di certificazione “può essere fatta in qualsiasi momento dell’anno, in genere viene fatta a luglio e dicembre ma niente vieterebbe di farla ad aprile”), è già trascorso un mese e mezzo e di rimborsi, i beneficiari, non ne hanno ancora visti.
 
“La Regione, – ci dice ancora la Valenti – secondo quanto previsto dall’art. 132 del Regolamento europeo 1303/2013, ha 90 giorni di tempo dalla certificazione per girare i fondi agli enti attuatori o ai privati beneficiari finali”.
 
Tutto nella norma dunque. Ma intanto il territorio soffre, le imprese licenziano e, nella peggiore delle ipotesi, sono costrette a chiudere, mentre il fiume di denaro europeo resta chiuso nei cassetti della Regione. (dr)
 

 
Riqualificazione urbana del 2016 spostata nel 2018
 
Per spiegare come i progetti vecchi vengano trascinati nella programmazione europea nuova (Fesr 2014-20) al solo fine di salvare i fondi Ue, abbiamo ricostruito la storia di un progetto relativo alla riqualificazione degli alloggi a canone sostenibile nel comune di San Piero Niceto a Messina.
 
Come si legge chiaramente all’articolo 1 della convenzione approvata a novembre 2018 tra il Dipartimento delle Infrastrutture della Regione siciliana e il Comune di San Piero Niceto, il “Programma di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile”, è: “oggetto di trascinamento sul Programma Operativo Fesr Regione Siciliana 2014/2020, Asse 9 Azione 9.4.1 Intervento PATT 794 , per l’importo di € 2.059.000,00”.
 
Ma questo, come tutti i progetti imputati alla spesa certificata 2018, nulla ha di nuovo. I lavori sono iniziati nel 2016. Nella determina del Comune di San Pier Niceto per il 6° pagamento della ditta aggiudicataria dell’appalto (datata 17 Luglio 2018), c’è tutta la cronistoria del progetto. Questo rientrava nel “Programma di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile”, dell’Assessorato regionale Lavori pubblici, approvato l’11/7/2008.
 
Il progetto esecutivo venne approvato dall’amministrazione comunale di San Piero Niceto il 27.11.2014. L’assessorato regionale delle Infrastrutture con nota del 12.3.2015, prot. 12876, ha autorizzato ad iniziare le procedure di gara, aggiudicata definitivamente alla GeoteK con determina del 5.4.2016. I lavori sono iniziati il 7.10.2016. Il responsabile unico del procedimento alla data del 17 luglio scorso scriveva: “I lavori in data odierna sono in fase molto avanzata”, tanto è vero che con nota del 3.7.2018 protocollata al n. 6521, il direttore dei lavori ha presentato il 6° stato avanzamento lavori per l’importo al netto di lavori eseguiti di Euro 1.242.802,87, oltre oneri fiscali”. Insomma come si vede… progetto vecchio fa buon brodo. Il tutto per salvare i fondi Ue.
 
Desirée Miranda

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