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Far bene il proprio lavoro piaccia o non piaccia

La Sicilia si spopola

Il fenomeno dello spopolamento della Sicilia è molto grave, perché contemporaneamente l’età media degli abitanti dell’Isola continua ad aumentare.
Una Sicilia di pensionati o di persone con modesti mezzi finanziari è destinata a restare terra di conquista, nella quale si sopravvive mediante i sussidi pubblici.
L’assistenzialismo è una delle cause della povertà e del regresso, perché non induce le persone a migliorarsi, ad apprendere di più, a professionalizzarsi. Non induce le persone a trovare un lavoro, che c’è, per il quale ci vogliono competenze.
Quando i giovani impigriscono e pensano che la vita sia fatta soltanto di divertimenti sbagliano di grosso, e pagheranno per la loro apatia, che li porterà a una discriminazione tra il lavoro che piace e quello che non piace.
Non piace il lavoro notturno e festivo, non piace il lavoro faticoso, non piace il lavoro che impegna la mente e il corpo. Spesso, il non gradimento del lavoro nasconde la mancanza di volontà del fare e ci ricorda la favola di Fedro della Volpe e dell’Uva.
 
Quando un Governo, come quello attuale, comincia a distribuire a pioggia sussidi alimenta questo pessimo stato mentale. Dai primi dati risulta che il Reddito di cittadinanza andrà nei territori meridionali e in grande misura in Sicilia. Figuriamoci che manna: lo ricevono coloro che non vogliono far nulla e che avranno in premio un assegno di 780 euro al mese.
È stato detto che vi saranno i controlli, ma sia Inps che Guardia di Finanza hanno già comunicato che non sono in condizione di effettuarli. Quindi, assegni a babbo morto. A chi li merita e a chi non li merita.
Invece, bisognava creare opportunità di lavoro, senza cui la Comunità non può crescere. Per creare opportunità di lavoro bastava (e basterebbe) aprire i cantieri delle migliaia di opere bloccate per colpa della burocrazia, oltre che mettere sul campo risorse per costuirne altre migliaia.
Senza contare il fabbisogno di ulteriori opere di riparazione idrogeologica del territorio che, con l’apertura dei cantieri, creerebbero decine di migliaia di posti di lavoro.
 
Nella nostra Isola occorre creare opportunità di lavoro, non solo per consentire a centinaia di migliaia di disoccupati di diventare autonomi, ma anche per trattenere qui molti giovani dando loro la possibilità di trovare in loco occupazione.
Per realizzare quanto appena detto, è necessario che la Regione costituisca tante cabine di regia per quante sono le attività lavorative e, mediante bravi dirigenti, gestiti da altrettanto bravi assessori, metta in moto attività produttive e con esse posti di lavoro.
Occorre poi una campagna stampa su quotidiani, radio, televisioni e web per spiegare ai giovani che la vita è dura, che bisogna fare sacrifici e indicare a insegnanti e genitori la strada della negazione, ovvero del dire di No a studenti e figli.
I No sono essenziali per educare e indurre studenti e figli a capire che difficoltà e ostacoli si possono superare, se c’è la voglia di farlo. Altrimenti, si rimane delle amebe, sempre in balia degli altri.
 
Il ceto politico e la classe dirigente vorrebbero gestire ignoranti, incompetenti e poveri, in modo che, mediante l’elemosina o l’assistenzialismo, questi gli diano il consenso elettorale. Amano, inoltre, dare a ignoranti e poveri i divertimenti per distrarli dalle questioni importanti. Insomma, ancora “Panem et circenses”.
La distribuzione delle mance è una regola dei cattivi politici per acquisire consenso, in quanto gli ignoranti e i bisognosi votano proprio come i colti e gli autonomi economicamente: “Una testa, un voto”.
La realtà che rappresentiamo è dura, ma è questa. Chiunque cerchi di edulcorarla inganna il prossimo e, ribadiamo, che il prossimo ignorante è più facile da ingannare.
Chi possiede conoscenza e cultura, invece, è autonomo e non gestibile. Da questi rifuggono i politicanti, perché preferiscono avere a che fare con Yes men piuttosto che con interlocutori capaci di ragionare con competenza.
Migliorerà la situazione? Non sappiamo. Sappiamo, però, che bisogna fare di tutto per tentare di ribaltarla.