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Nel cambiamento c’è lo scopo della vita

Il futuro non si attende, si progetta, anche perché esso arriva, prima o poi, e ci mette in condizioni difficili se non siamo stati capaci di progettarlo. In altri termini, bisogna guardare avanti, molto avanti, per cercare di capire quali saranno le mutate condizioni socio-economiche fra cinque o dieci anni, in modo da non farci precedere dagli eventi, che invece vanno governati.
Occorrerebbe seguire la vecchia regola secondo la quale: o tu governi gli eventi o gli eventi governano te. Cioè, ognuno di noi non si deve mettere in balìa degli eventi ma tentare di precederli e di adattarvisi.
Occorre una mentalità progettuale che tenga conto della situazione generale nella quale vi si trova, vagliando tutti i parametri e tentando di svolgere un’azione utile a conseguire risultati.
Bisogna essere ottimisti e vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e, contestualmente, fare ogni sforzo per raggiungere risultati buoni per se stessi e per gli altri.
 
Occorre la nostra continua disponibilità al cambiamento perché proprio in esso vi può essere lo scopo della nostra vita.
Quando si rimane inerti o cristallizzati, la vita scorre senza impulsi e senza gli stimoli necessari a sentirsi vivi. Guai a chi aspetta non si sa che cosa o il colpo di fortuna, che poi è la base del gioco d’azzardo dilagante, che lo scorso anno sembra abbia raggiunto l’incredibile cifra di 106 miliardi.
Il gioco d’azzardo qualche volta è frutto della disperazione, ma qualche altra è invece frutto di un vizio che prende e corrode le persone.
La ludopatia è una malattia in continuo aumento che prende anche coloro che vincono. Sembra, infatti, che la molla che attrae il gioco d’azzardo derivi proprio dalla paura di perdere, per cui quando si vince non si prova alcuna soddisfazione.
Il futuro non si costruisce giocando d’azzardo ma con la serietà e con la volontà di ottenere risultati. Questi arrivano se si mette in campo una continua innovazione nei processi e nei comportamenti che provocano il cambiamento positivo da una situazione che in partenza era invece negativa.
 
Nulla è statico, tutto è mutevole. Non è il tempo che passa, ma siamo noi che passiamo. Per capire tutto questo bisogna leggere, studiare, conoscere e comprendere tutto quanto è accaduto nei secoli scorsi e quello che succede nei nostri tempi.
Solo quando riusciamo a capire tutto ciò, saremo nelle condizioni di poterci districare fra le difficoltà che arrivano, per trovarvi soluzioni invece di impantanarci nello stagno dell’immobilismo.
È fondamentale essere attivi e propulsivi. è necessario fermarsi quando bisogna, ma accelerare quando è necessario. è proprio dall’alternanza fra stop and go che deriva la nostra capacità di progredire e di crescere, guardando sempre avanti e ricordando il passato.
Quello che spesso inutilmente si denomina progresso va costruito giorno dopo giorno secondo un percorso che ci consenta di raggiungerlo senza tentennamenti.
 
Un Popolo è un Popolo solo se si fa rispettare. Una persona umana è tale solo se si fa rispettare. Ovviamente partendo dal rispetto che si deve agli altri. Quando si dimentica questo principio basilare della convivenza civile, si crea disordine e inciviltà, con la conseguenza che non si approda a nulla se non a cattiverie.
Il presente è peggiore del passato? Non lo sappiamo. Ogni era ha i suoi elementi positivi e negativi che sono il frutto di una convivenza e di un modo di fare delle persone spesso non corrispondente ai canoni dell’equità e della giustizia, nonché all’osservanza dei valori etici che devono essere la guida dei popoli.
Non ci sembra di dire della cose altisonanti. Ci sembra invece di esprimere concetti persino banali, tanto sono ovvi. Solo che, per sfortuna, non sono molto diffusi fra le attuali popolazioni delle cosiddette società avanzate.
Il miglioramento economico non sempre coincide con il miglioramento culturale, per cui dovremmo destinare le nostre risorse materiali a sostenere l’acquisizione di quelle culturali.
Ma spesso non lo facciamo.