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Trapani – Racket, le denunce sono poche le iniziative restano casi isolati

Vincenza Grimaudo

Trapani – Racket, le denunce sono poche le iniziative restano casi isolati

sabato 13 Febbraio 2010

Il comandante Pagnozzi: “Se le aziende hanno voglia di crescere, devono cominciare a parlare”. L’imprenditoria preferisce il silenzio, scarse le segnalazioni alla Guardia di finanza

TRAPANI – I tempi che cambiano? Sembra invece che in provincia di Trapani, sul piano della mentalità nella lotta alla mafia, il tempo si sia fermato. A parte l’impegno quotidiano delle forze dell’ordine, che negli ultimi anni sono riuscite a mandare in carcere uomini di spicco e gregari di Cosa Nostra, non si notano invece passi avanti da parte della società civile e soprattutto dell’imprenditoria. Il silenzio, evidentemente, da queste parti resta l’unico mezzo conosciuto.
 
Parlano chiaro tra l’altro anche i numeri: tantissime operazioni, denunce ed arresti, pochissimi coloro i quali hanno avuto il coraggio di denunciare. Soprattutto è l’imprenditoria a lasciare moltissime perplessità: è senza dubbio la categoria che viene più vessata dalla mafia per la riscossione del racket, eppure sembra che si preferisca stare in silenzio piuttosto che denunciare. Il comando provinciale della guardia di finanza ha ricevuto pochissime telefonate al 118 per la segnalazione di aguzzini. Le fiamme gialle però riescono a vedere il bicchiere mezzo pieno nell’illustrare il bilancio dell’attività del 2009: “Qualche imprenditore ha denunciato – ha sottolineato il comandante provinciale della guardia di finanza, Maurizio Pagnozzi – e questo ci lascia ben sperare per il futuro. Avvertiamo un cambio di tendenza rispetto al passato anche se si tratta di forme di collaborazione isolate. Per individuare il reato è preziosa la denuncia di chi finisce nella mani degli usurai”.
 
I dati relativi al fenomeno sono stati illustrati dallo stesso Pagnozzi che ha tracciato un bilancio dell’attività svolta nell’anno appena concluso. I militari delle Fiamme gialle hanno denunciato venticinque uomini che riscuotevano il pizzo. Per uno di loro, invece, è scattato l’arresto. Tredici degli indagati sono stati individuati grazie alla denuncia delle loro vittime. “Si tratta di dati – ha precisato Pagnozzi – che non rispecchiano la dimensione del fenomeno nella sua interezza. Una mappa dei soggetti finiti nel cappio dell’usura, infatti, non esiste ancora”. La situazione comunque è abbastanza chiara: senza denunce, e quindi senza collaborazione, non si possono fare i miracoli. Se le imprese hanno voglia di crescere devono cominciare a parlare. Altrimenti il tempo davvero in questa provincia si fermerà.



Confindustria. Occorre prendere posizioni chiare
 
TRAPANI – Confindustria Trapani ha già preso posizione riguardo proprio alle pochissime denunce contro il racket da parte degli imprenditori trapanesi. Secondo il presidente Davide Durante questo atteggiamento deve essere definitivamente accantonato: “Forze dell’ordine e magistratura – sostiene – hanno raggiunto una serie di successi che devono far riflettere. Queste indagini sono, tra l’altro, state possibili grazie alle famose intercettazioni, ormai da mesi al centro delle discussioni in Parlamento per la volontà da parte di diversi componenti della maggioranza di eliminarle. La seconda considerazione da fare è invece in relazione al fatto che, in genere, gli imprenditori vittime di usura e ricatti, non riescono ancora a denunciare i loro estorsori. è invece necessario che decidano chiaramente se stare o no dalla parte dello Stato”. Posizione che effettivamente ancora appare poco chiara.

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