Ue, la Regione nasconde l'elenco dei bonifici - QdS

Ue, la Regione nasconde l’elenco dei bonifici

Carlo Alberto Tregua

Ue, la Regione nasconde l’elenco dei bonifici

sabato 16 Marzo 2019

Trasparenza, dovere verso i cittadini

È da tre mesi circa che chiediamo l’ammontare delle somme erogate dalla Regione, nell’anno 2018, a favore dei beneficiari, relativamente ai quattro programmi dei fondi europei (Fesr, Fse, Psr, Feamp).
Ovviamente non intendiamo conoscere nomi o denominazioni sociali – tutelate dalla Privacy – ma solo gli importi effettivamente immessi nel circuito finanziario della Sicilia. Sono solo questi che danno sollievo all’economia perché la finanza nel circuito sociale equivale al sangue nel circuito del corpo.
Deve essere di quantità necessaria e della opportuna qualità. Questo è il punto nodale che non capiscono sia il ceto politico che il ceto burocratico regionali. Cercano di gabellare, come immesse nel circuito finanziario, le somme oggetto di mandati, eventualmente certificate, bollinate dalla Ragioneria ma non ancora erogate nel territorio. Perché è questo che conta. Le altre sono tutte definizioni burocratiche che non danno alcun sollievo ai siciliani.
 
Se le informazioni richieste nell’interesse generale non vengono date, si possono fare due supposizioni: la prima è che nelle contabilità regionali vi è tale caos per cui gli stessi dirigenti non si raccapezzano, con la conseguenza che non sanno neanche loro quali siano state le somme erogate nel 2018 relativamente ai fondi Ue.
La seconda, maliziosa, è che i dirigenti si vergognano di comunicare questi dati perché la loro pochezza denuda le relative responsabilità. Proprio su di esse intendiamo puntare l’indice: le responsabilità dei burocrati che non fanno girare la ruota economica, anzi la ostacolano. Al disopra di esse, la responsabilità oggettiva del governo regionale perché lascia passare giorni, settimane e mesi con le mani in mano, senza che dalle porte della Regione escano le somme direttamente nel circuito finanziario.
La questione indicata non riguarda solo questo governo presieduto da Nello Musumeci, ma anche i tre precedenti; nell’ordine a ritroso: Crocetta, Lombardo, Cuffaro. Il peggiore di tutti è stato il primo perché è riuscito nel corso di cinque anni nell’impresa di rarefare l’aria economica e di diffondere la nullità assoluta.
 
Restiamo ancora in fiduciosa attesa perché reiteriamo con tutti i mezzi la richiesta alla Regione affinché scopra le sue carte: poi, chi ha da pagare pagherà anche in termini di riprovazione dell’opinione pubblica verso coloro che continuano pervicacemente a non fare l’interesse dei siciliani, privilegiando il proprio interesse e incassando regolarmente lauti compensi, del tutto scollegati ai meriti che non ci sono stati.
Vorremmo poter scrivere il contrario se, dati alla mano, la realtà fosse ribaltata rispetto a quella che rappresentiamo. Non appena ricevuti i dati torneremo sull’argomento valutandoli oggettivamente per quello che sono.
Non viviamo di antipatie o di simpatie, ma la nostra doverosa azione giornalistica verte esclusivamente sui fatti e sui dati non sulle opinioni, per quanto rispettabili.
La Regione deve essere la locomotiva della Sicilia, mentre in questi primi 14 mesi di legislatura è stata la palla al piede dell’economia isolana. I dati relativi a Pil, occupazione, generale e giovanile, livello infrastrutturale, procedure di infrazioni Ue sui depuratori e sui rifiuti, stasi nell’ospitalità, dicono che l’aria è stagnante e quasi irrespirabile.
 
Prendiamo il turismo. L’unico parametro ufficiale che lo certifica è relativo ai pernottamenti. anche nel 2018 essi si sono fermati intorno a poco meno di 15 milioni, tanti quanti quelli della Repubblica di Malta ove la popolazione è 12 volte inferiore a quella della Sicilia e il territorio è circa 80 volte più piccolo. Su quell’isola c’è ben poco da vedere, contrariamente al contenuto della Sicilia.
Qualche quotidiano regionale ha sparato il numero di un incremento di turisti di un milione; non sappiamo dove abbia attinto questa informazione mentre avrebbe dovuto guardare sia i dati dell’Enit che quelli dell’Osservatorio turistico della Regione.
Quanto scriviamo non ha lo scopo di muovere rimproveri, ma di stimolare i responsabili politici e burocratici a fare il proprio dovere: servire l’interesse dei siciliani e non il proprio!

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