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Strage di Bologna: il Pg chiede di tornare a indagare Paolo Bellini

Strage di Bologna: il Pg chiede di tornare a indagare Paolo Bellini

Ex militante dell’estrema destra, era stato prosciolto nei primi anni Ottanta. E’ in carcere dopo una condanna a 22 anni per l’omicidio di Alceste Campanile, ucciso perché passato dalla destra alla sinistra. Il legale delle vittime, "Interesse alto". Bellini testimoniò a Palermo nel processo Stato-mafia e parlò della massoneria trapanese

Il procuratore generale di Bologna Ignazio De Francisci ha chiesto la revoca del proscioglimento disposto nei primi anni Ottanta nei confronti di Paolo Bellini, per iscriverlo nel registro degli indagati con l’accusa di concorso nella strage del 2 agosto.
 
"Evidentemente la Procura generale, che sta svolgendo le indagini sui mandanti, ha raccolto elementi nuovi nei confronti di Paolo Bellini per chiedere di superare il suo proscioglimento: sulle motivazioni non sappiamo nulla, ma il nostro interesse è alto" ha detto l’avvocato Roberto Nasci, che  assiste i familiari delle vittime della strage nel processo che si sta svolgendo davanti alla Corte d’Assise di Bologna e che vede imputato l’ex Nar Gilberto Cavallini per concorso nell’attentato.
 
Bellini, ex militante dell’estrema destra, è attualmente in carcere dopo esser stato condannato nel 2007 a 22 anni di reclusione per l’omicidio di Alceste Campanile, "traditore" del Fronte della Gioventù passato alla sinistra.
 
L’omicidio di Campanile venne commesso a Convoglio, in Emilia, il 12 giugno 1975 e rimase irrisolto sino al 1999 quando, appunto, venne arrestato Paolo Bellini, che aveva militato nel gruppo estremistico di destra Avanguardia Nazionale ed era stato condannato per rapine.
 
Bellini, 65 anni, di origini reggiane, testimoniò come collaboratore di giustizia al processo sulla trattativa Stato-Mafia di Palermo nel 1992 parlando dei suoi contatti con Antonino Gioè, boss mafioso stragista morto in carcere, e in particolare della massoneria trapanese.
 
I magistrati hanno chiesto al gip Francesca Zavaglia di disporre nei suoi confronti, il prossimo 28 maggio, la revoca del proscioglimento decretato all’epoca.
 
Nella strage della stazione ferroviaria di Bologna Centrale per una bomba fatta scoppiare alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980 morirono 85 persone e oltre duecento rimasero ferite.
 
Fu il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla strage dell’Italicus del 4 agosto 1974.
 
Come esecutori materiali furono individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari). Dopo un lungo iter giudiziario e numerosi depistaggi (per i quali furono condannati tra gli altri il gran maestro della Loggia massonica P2 Licio Gelli, il generale del Sismi Pietro Musumeci), la sentenza finale del 1995 condannò Valerio "Giusva" Fioravanti e Francesca Mambro. I mandanti sono rimasti sconosciuti, ma furono rilevati collegamenti con la criminalità organizzata e i servizi segreti deviati.