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Mafia: estorsioni e droga, dieci arresti a Palermo

Operazione della Squadra mobile contro appartenenti al mandamento San Lorenzo di Cosa Nostra in esecuzione di provvedimenti del Gip richiesti dalla Dda. Le indagini sono partite dalle dichiarazioni di un pentito. Pizzo a imprenditori edili e spaccio in particolare nel quartiere Zen. Baldassare Migliore l’esponente mafioso di spicco

Operazione antimafia della Squadra mobile della Questura di Palermo.
 
Dieci persone sono state arrestate, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Palermo, con l’accusa, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti anch’esso aggravato dalle modalità mafiose.
 
L’operazione della Polizia di Stato ha colpito esponenti del mandamento mafioso di San Lorenzo – Tommaso Natale.
 
Le indagini sono state coordinate dalla Dda e si sono avvalse, tra l’altro, delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
 
Numerose le estorsioni ai danni di imprenditori edili operanti anche in territori diversi da quelli propri di quel mandamento mafioso, come Isola delle Femmine, Capaci e Carini, ai quali veniva imposto il pagamento di ingenti somme di denaro per "la messa a posto".
 
Le estorsioni avvenivano anche grazie anche al ruolo di collegamento con altre "famiglie" mafiose del territorio palermitano assunto da alcuni degli arrestati.
 
I ricavi, infatti, in alcuni casi venivano divisi tra le famiglie in diversi quartieri cittadini.
 
L’organizzazione era anche particolarmente attiva nel campo del traffico di stupefacenti, tanto che uno degli arrestati, con l’appoggio di Cosa Nostra, a cui corrispondeva regolari somme di denaro in funzione dello stupefacente venduto, si era imposto come il principale spacciatore del quartiere Zen.
 
 
Gli indagati dell’operazione antimafia a Palermo di questa mattina sono : Giuseppe Messia, 41 anni, Giovanni Messina, 40 anni, Girolamo Taormina, 36 anni, Giuseppe Fricano, 51 anni, Salvatore Lucera, 48 anni, Giuseppe La Torre, 67 anni, Fabio Chianchiano, 54 anni, Salvatore Verga, 28 anni, Francesco Di Noto, 30 anni, e soprattutto Baldassarre Migliore, 51 anni.
 
E’ proprio Migliore, l’esponente mafioso di spicco nell’inchiesta. Più volte arrestato e assolto, il suo nome è stato fatto la prima volta nel corso dell’indagine Perseo dei carabinieri, nel 2008. Nel corso del processo, però, le intercettazioni furono dichiarate inutilizzabili e così fu assolto.
 
Un’altra assoluzione arrivò anche nel 2016 dopo che fu accusato di estorsione per i lavori al centro commerciale La Torre a Borgo Nuovo.
 
Nell’inchiesta coordinata da Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Roberto Tartaglia sono state raccolte le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Silvio Guerrera.
 
Alcuni imprenditori hanno confermato di aver versato delle somme a titolo di estorsione e ci sono quattro episodi documentati.
 
"Sono indagini – dice Rodolfo Ruperti capo della Mobile di Palermo – che si sono avvalse della collaborazione di Silvio Guerrera, arrestato nel 2014 e che alla fine del 2015 ha iniziato la collaborazione".
 
Guerrera per un periodo di tempo è stato il reggente della famiglia mafiosa di Tommaso Natale.
 
"Le sue dichiarazioni – spiega ancora Ruperti – confrontate con numerose attività tecniche fatte dalla squadra mobile e con una parziale a volte completa collaborazione con alcune vittime di reati estorsivi, ci ha permesso oggi di realizzare questo risultato".
 
"Tra gli arrestati di spicco di questa operazione – aggiunge – c’è l’imprenditore Baldassarre Migliore, un po’ trasversale che grazie all’appoggio delle famiglie mafiose riusciva ad ottenere alcuni lavori in territori dove l’organizzazione Cosa Nostra incideva e sono state documentare alcune estorsioni".
 
Estorsioni ma anche droga.
 
Lo racconta ancora Ruperti spiegando che "è stata documentata la gestione della piazza di spaccio dello Zen da parte di Fabio Chianchiano che era diventato quasi il monopolista proprio grazie all’appoggio delle famiglie mafiose che controllavano quella parte di territorio palermitano".
 
L’inchiesta ha dimostrato che continua l’imposizione del pizzo a Palermo e la tassa di Cosa nostra continua ad essere pagata. 
 
Un costruttore che stava realizzando 14 villette in via Sant’Angelo a Palermo è stato costretto a versare 35 mila euro.
 
A riscuotere le messa a posto, secondo le indagini della squadra mobile, è stato Giuseppe Messia, finito in carcere oggi nel corso dell’operazione.
 
L’amministratore della società Elenka spa, nota per gli ingredienti di qualità per gelateria e pasticceria, in via Partanna Mondello ha versato alle casse di Cosa Nostra 3 mila euro ogni anno.
 
Stessa sorte toccata ai vivai La Franca in via Lanza di Scalea.
 
Prima con la lire un milione per le festività di Pasqua e Natale poi diventati mille euro quanto è entrata in vigore la moneta unica.
 
A Isola delle Femmine il titolare del Super Lido Battaglia è stato costretto a versare 13 mila euro per la stagione balneare. Di questi 5 mila finirono nelle casse della famiglia mafiosa di Tommaso Natale.