Vivace dibattito intorno alla ipotizzata demolizione e alle soluzioni (da inventare) per deviare il traffico. Se l’opera è a rischio sismico andrebbe chiusa al traffico pesante: ma non accade
CATANIA – Un flusso di traffico quantificabile in circa 80 mila macchine al giorno, una zona nevralgica di collegamento tra la parte nord e quella sud della città, un precedente, costituito dal cantiere del sottopasso di Viale Fleming, che non fa ben sperare.
Sono molti i dubbi relativi all’abbattimento del ponte del Tondo Gioieni, che hanno scatenato a Catania un acceso dibattito sulla necessità o meno di procedere. Se da un lato, infatti, secondo le indicazioni della Protezione civile, il ponte non sarebbe sicuro in caso di evento sismico, motivo per cui dovrebbe essere eliminato, dall’altro sembra che questa soluzione non sia sposata dai tecnici dell’Ufficio Traffico Urbano, più propensi al consolidamento e alla messa in sicurezza. Due diverse e antitetiche posizioni, esplicitate anche nei corso di una seduta congiunta delle tre Commissioni Consiliari Partecipate, Viabilità e Lavori Pubblici, organizzata dai presidenti delle commissioni, Francesco Navarria, Bartolomeo Curia e Domenico La Rosa. Secondo Condorelli, capogruppo Pdl, bisognerebbe attendere il completamento degli interventi in corso e monitorare i flussi di traffico prima di procedere: “Se il risultato sarà ottimale – afferma – allora si può chiedere all’impresa di consolidare il ponte e ampliare, semmai, il sottopassaggio”.
Secondo Condorelli, infatti, “il previsto sistema rotatorio che dovrebbe sorgere al posto del ponte, oltre a creare seri problemi di viabilità durante i lavori, potrebbe creare rallentamenti e ingorghi. I flussi di traffico, infatti, che per ora sono indipendenti, confluiranno tutti attorno alla rotatoria, sistema che non sempre rappresenta la soluzione ai problemi viari”.
E in effetti, di esempi di rotatorie “sbagliate” in città ce n’è parecchi, a cominciare da quella all’ingresso della città, nei pressi dell’Ospedale Garibaldi di Nesima, che più che agevolare i flussi di traffico, li imbottiglia in una trappola nelle ore di punta. “A Nesima c’era un ponte e ora sorge una rotatoria – continua Condorelli – ma la viabilità è peggiorata”. Un sistema adottato in molte realtà metropolitane per fluidificare il traffico veicolare, infatti, non è il sistema di rotatorie, ma la realizzazione di sottopassi e sovrappassi, per distribuire il traffico su diversi livelli. Altri dubbi poi si impongono, a cominciare dall’analisi preliminare del sottosuolo, obbligatoria per legge: secondo il Regolamento di attuazione della Legge Quadro in materia di Lavori Pubblici, infatti, “Qualora il progetto debba essere posto a base di gara di un appalto concorso o di una concessione di lavori pubblici, sono effettuate, sulle aree interessate dall’intervento, le indagini necessarie quali quelle geologiche, geotecniche, idrologiche, idrauliche e sismiche e sono redatti le relative relazioni e grafici”; eppure relativamente al Tondo Gioieni sembra proprio che queste indagini non siano state fatte.
Senza considerare che non sembra esistere un cronoprogramma relativo al prossimo cantiere, di cui non è stata indicata nessuna data di inizio dei lavori, né tantomeno di consegna; non sono state adeguate le arterie di ingresso alla città, che dovrebbero raccogliere il traffico deviato, né realizzati i torna indietro propedeutici all’abbattimento.
L’intervento, poi, è stato pensato in assenza del Piano Urbano del Traffico nel quale andrebbe inserito. Ci si chiede, infine, perché il ponte non sia già stato interdetto al traffico, quantomeno quello pesante, o messo in sicurezza, dal momento che è considerato non sicuro.