Qual è il suo parere sulla Carta Costituzionale e quali articoli sono superati?
“Credo che nessuno possa dire che i principi fondamentali della Costituzione, quindi nella sua prima parte, possano essere riformati. Anzi più la rileggo e più trovo cose scritte da padri della patria che hanno dimostrato e che ci danno lezioni finanche nella forma dell’italiano. Ho ritrovato concetti espressi con una semplicità che al giorno d’oggi si è persa.
“Oggi c’è il problema dell’ammodernamento del “sistema Italia”, dell’assetto istituzionale del paese, che è avvenuto in parte senza bisogno di leggi costituzionali e in parte con la riforma del titolo V che fu fatta all’inizio del 2001 dall’allora maggioranza di centrosinistra e che poi noi abbiamo portato avanti. Bisogna prendere atto che nel paese non abbiamo più strumenti moderni per rispondere alle esigenze dell’economia che ha tempi molto più veloci. Abbiamo creato un sistema in cui siamo passati dalla democrazia delegata ai partiti ad una democrazia diretta, in cui però i cittadini oggi eleggono sindaci, presidenti di provincia e di regione, ma poi di fatto, il presidente del Consiglio viene scelto dal capo dello stato ed i poteri del presidente del Consiglio sono sempre quelli di un primus inter pares come era nella prima repubblica.
Il sistema italiano presenta un’architettura intelligente, ma limitata al tempo in cui nacque; quando cioè il paese usciva dalla trasformazione della monarchia in repubblica,da una dittatura fascista e con la presenza del più grande partito comunista dell’Europa occidentale. Oggi siamo una democrazia consolidata moderna, abbiamo messo nelle mani dei cittadini il potere di scelta e non si capisce perché la stessa cosa non deve essere fatta anche a livello nazionale”.
In questa fase di rinnovamento è possibile un coinvolgimento delle sinistre?
“Certo. Vi sono state leggi come la riforma Brunetta, con tutte le novità che essa comporta, fatte insieme all’opposizione.
“Per la legge elettorale europea addirittura abbiamo nominato due co – relatori: Stefano Ceccanti e il senatore Malan. Abbiamo incardinato la carta delle autonomie con altri due relatori: il senatore Enzo Bianco e il senatore Pastore. E stiamo lavorando alla riforma della polizia municipale e dei trasporti pubblici locali con due relatori: uno di maggioranza e uno di minoranza. L’avvento alla guida del Pd di Franceschini, inevitabilmente ha provocato un irrigidimento nei confronti della maggioranza che prima non c’era stato.
“Sulla collaborazione con l’opposizione ribadisco che c’è una bozza che è stata varata nella scorsa legislatura dalla prima commissione Affari istituzionali presieduta allora da Violante che poi è stata la base della discussione del nostro lavoro.
“Il vento della ripresa sarà preso da chi ha buone vele per prenderlo ed il funzionamento delle istituzioni e della pubblica amministrazione è fondamentale”.
Lei ritiene che questo progetto sarà realizzabile in questa legislatura?
“Certo, in termini di approvazione si, in termini di attuazione è chiaro che rompere il bicameralismo perfetto non sarà un cosa semplice e probabilmente ci sarà bisogno di una legislatura di tempo, ma con la norma già varata tutto diventerà più semplice.
“L’esecutivo avrebbe la possibilità di interloquire dal punto di vista della fiducia politica con un ramo del parlamento e rendere i processi più veloci. E poi rispetto al federalismo avrebbe una camera che è come una stanza di compensazione fra lo stato e le esigenze del territorio.
“Attualmente questa camera di compensazione non esiste e tutte le controversie fra le regioni e lo stato inevitabilmente vanno ed andranno a triplicare il lavoro della Corte Costituzionale.
“Si creerebbe un altro problema che un organo di giurisdizione diventerebbe una sorta di terza Camera”.