“Fondi strutturali, sempre gli stessi errori” - QdS

“Fondi strutturali, sempre gli stessi errori”

“Fondi strutturali, sempre gli stessi errori”

martedì 02 Marzo 2010

Analisi dell’assessore regionale alle Attività produttive: “In Sicilia 200 strutture di ricerca, manca il collegamento con le aziende”. Venturi: una cabina di regia Stato-Regione-parti sociale per spendere bene 15 miliardi di euro

PALERMO – “Dobbiamo spendere bene i soldi, quei 15 miliardi di euro che sono a disposizione tra Fondi strutturali europei e le risorse del Fas. Come? Un tavolo tra parti sociali, istituzioni e sistema delle imprese seguendo la formula già usata per gli ammortizzatori sociali. La voglia di reagire da parte nostra c’è. Ma più che interventi straordinari, serve una politica ordinaria e una pubblica amministrazione che funzioni. Nell’utilizzo dei fondi strutturali europei gli errori del 2000-2006 si stanno ripetendo nel ciclo di programmazione 2007-2013. C’è poca determinazione nelle scelte: per esempio e’ bassa la spesa prevista per le infrastrutture necessarie per rendere appetibile il nostro territorio”.
Lo ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi,  alla “Conferenza sullo stato dell’università a Palermo e in Sicilia”, organizzata dall’Università del capoluogo presso l’aula magna della facoltà di Ingegneria.
Secondo Venturi “la riprogrammazione dei fondi, prevista per quest’anno, è un’occasione da non perdere. Soprattutto per focalizzare gli obiettivi e programmare interventi che riescano ad evitare la dispersione delle risorse e a realizzare opere che possano migliore la qualità del territorio, rendendolo più attrattivo per gli investimenti. Servirebbe una “cabina di regia” Stato-Regione-parti sociali con il compito – ha aggiunto – di selezionare priorità condivise e criteri di intervento. Dobbiamo puntare su poche priorità e concentrare le risorse su ricerca, innovazione, infrastrutture e competitività e sostenere le reti fra aziende del Sud e del Centro-Nord che hanno interesse a delocalizzare le proprie attività. In Sicilia sono poche le aziende che hanno investito in ricerca e innovazione, trovato nuovi prodotti e nuovi mercati”.
“La Regione – ha proseguito Venturi – deve essere capace di sviluppare, insieme alle categorie produttive azioni di accompagnamento, che consentono poi alle imprese di trovare le intese e di raggiungere gli accordi con le strutture di ricerca affinchè si generino i progetti che poi daranno luogo all’innovazione dell’imprese stesse. Dobbiamo mettere le aziende nelle condizioni di verificare e rilevare le esigenze di innovazione, organizzativa, di processo e di prodotto. In Sicilia abbiamo circa 200 strutture tra dipartimenti universitari, centri di ricerca, centri pubblici e società private. Che tipo di servizi offrono che cosa c’è dietro queste strutture? Qual è il personale di cui dispongono, quali attrezzature hanno, che progetti hanno fatto, che know how hanno, insomma, cosa possono mettere in campo per fornire servizi alle imprese? Molte imprese, pur avendo necessità di avviare percorsi di ricerca e innovazione, non traducono in veri progetti i loro intenti perchè manca la rete di collegamento con la ricerca”.
L’assessore ha poi spiegato di avere firmato un decreto grazie al quale “sono state approvate le direttive per l’erogazione, mediante bando pubblico, di contributi in favore del sistema della ricerca in attuazione delle linee di intervento del P.O.-Fers 2007-2013 sulla concessione delle agevolazioni in favore della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione. Si tratta di direttive – ha proseguito – volte a promuovere, consolidare e potenziare l’apparato produttivo siciliano maggiormente competitivo e di qualità, stimolando la collaborazione tra sistema della ricerca e le imprese, favorendo la cooperazione e il trasferimento tecnologico, introducendo innovazioni presso le piccole e medie imprese, i consorzi di imprese e i distretti produttivi per innalzare il livello di competitività attraverso l’innovazione tecnologica”.
Le risorse comunitarie disponibili sono pari a 79 milioni e 250 mila euro e possono accedervi: le imprese; le piccole e medie imprese e le microimprese; istituti di ricerca, università, aziende sanitarie, enti pubblici regionali non economici, i soggetti a capitale pubblico regionale.

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