Ricorre oggi il 33° anniversario dalla morte del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla Stidda mentre si recava al Tribunale di Agrigento: la commemorazione in suo ricordo
Era il 21 settembre del 1990 quando la Stidda uccideva il giudice Rosario Livatino a colpi da arma da fuoco, mentre con la sua vecchia Ford Fiesta da Canicattì si stava recando al tribunale di Agrigento. Oggi il giudice ragazzino è il primo magistrato beato nella storia della Chiesa cattolica.
Questa mattina, dopo la funzione eucaristica presieduta da monsignor Alessandro Damiano, arcivescovo metropolita di Agrigento, una delegazione del Consiglio superiore della magistratura, guidata dal vice presidente Fabio Pinelli, è stata prima a Canicattì per visitare la “cappella Livatino Corbo”, e poi insieme ad altre istituzioni hanno partecipato alla cerimonia commemorativa che si svolge sul luogo dell’agguato in contrada San Benedetto lungo il vecchio tracciato della strada 640.
“Oggi è un onore per noi essere qui per ricordare e porre l’attenzione su una persona, un modello della giustizia che si è speso per il Paese. E’ entrato nella storia per la sua dedizione, la sua disponibilità, il suo sacrificio fino alla sua morte. E’ un esempio di magistrato che va ricordato e che noi tutti dobbiamo portare avanti,” ha detto a margine della cerimonia Fabio Pinelli vicepresidente Csm.
“Un giorno gli diedi del Lei, lui mi disse: “Io sarò sempre Rosario”
Durate la cerimonia, che rientra nella settimana della legalità organizzata dall’Associazione Amici del giudice Rosario Livatino, il presidente Angelo Palilla, ha ricordato l’amicizia con il giudice Livatino, un’amicizia nata tra i banchi di scuola, che è durata nel tempo. “Sin dalle elementari siamo stati amici, poi un giorno lo rividi in tribunale con la toga da giudice e lo salutai dandogli del Lei e il giudice mi chiamò dicendomi, io sarò sempre Rosario”, questo il suo racconto pieno di emozione.