Dopo i fermi di ieri, si stringe il cerchio attorno al capo di Cosa nostra. Trapani, la polizia mette le manette ai postini del boss
TRAPANI – Nell’ambito dell’operazione Golem 2 della Polizia di Trapani, sono finiti in manette una serie di soggetti ritenuti dagli inquirenti “legati al boss Matteo Messina Denaro non solo perchè incaricati di gestirne la latitanza, ma anche perchè investiti del delicato compito di porre in essere quelle attività strumentali all’esistenza ed alla vitalità stessa della compagine mafiosa”.
Il riferimento è, in particolare, agli indagati Maurizio Arimondi; Calogero Cangemi; Fortunato Catalanotto; Lorenzo Catalanotto; Tonino Catania; Andrea Craparotta; Giovanni Filardo; Leonardo Ippolito; Antonino Marotta; Marco Manzo; Salvatore Messina Denaro, fratello del latitante; Nicolo’ Nicolosi; Vincenzo Panicola; Giovanni Perrone; Carlo Piazza; Giovanni Risalvato; Paolo Salvo; Salvatore Sciacca; Vincenzo Scire’, “tutti organici o contigui al suddetto livello inedito del reticolo di supporto logistico a Messina Denaro ed in esso cooptati, sia in ragione del vincolo parentale con quest’ultimo, sia della pregressa appartenenza a Cosa nostra, come nel caso di Antonino Marotta e Marco Manzo, sia ancora, come avvenuto nel caso di numerosi soggetti ancora incensurati, perche’ impegnati in delicati compiti operativi, come la commissione di attentati incendiari”.
Dalle intercettazioni degli investigatori emerge “il penetrante controllo del territorio da parte del boss; il ricorso sistematico alla violenza per la realizzazione degli obiettivi; il programma di gestione di alcune risorse economiche della zona; l’assoggettamento delle imprese alla pratica estorsiva; le attività di sostegno alle famiglie dei detenuti con il pagamento delle spese legali e di quelle personali attraverso i proventi delle estorsioni; la ricerca di consenso, di “disponibilita’’ e mutua assistenza tra i membri del gruppo e verso il capomafia latitante”.
In alcuni casi gli investigatori hanno seguito “le modalità di pianificazione e di attuazione degli incendi, spesso monitorati dagli investigatori in presa diretta”.