In Europa la biomassa è strategica, in Sicilia neanche se ne parla - QdS

In Europa la biomassa è strategica, in Sicilia neanche se ne parla

Rosario Battiato

In Europa la biomassa è strategica, in Sicilia neanche se ne parla

venerdì 19 Marzo 2010

Il commissario all’energia punta sulla produzione da scarti per ridurre le emissioni, l’isola è agli ultimi posti. Secondo il Gse da noi si produce appena l’1,3% del totale nazionale

PALERMO – L’Unione Europea ha finalmente sciolto la riserva sulla questione delle biomasse e ha manifestato la propria posizione lasciando di fatto libera scelta agli Stati membri. “In mancanza di norme armonizzate a livello UE – si legge sul documento della Commissione – gli Stati membri sono liberi di istituire un proprio sistema nazionale per l’utilizzo di biomasse solide e biogas ai fini della produzione di energia elettrica e dei sistemi di riscaldamento e di raffreddamento. La relazione raccomanda che gli Stati membri adottino modelli tecnologici analoghi e, soprattutto, si attengano ai criteri di sostenibilità delineati nella relazione”.
Un pronunciamento che suona come compromesso visto che adesso ogni singolo Stato avrà modo di stabilire da sé l’individuazione e l’applicazione dei criteri di eco compatibilità per le biomasse solide e gassose nella produzione di energia. “La biomassa – ha dichiarato Günther Oettinger, commissario europeo all’energia – è una delle risorse più importanti per raggiungere i nostri obiettivi in termini di energia prodotta da fonti rinnovabili. Questa fonte di energia pulita, sicura e competitiva, contribuisce già per oltre il 50% del consumo di energie rinnovabili nell’Unione europea”. La scelta europea apre il campo ad una serie di interrogativi all’interno del fronte ambientalista che si interroga sul destino delle foreste europee e mondiali in generale – che dovrebbero costituire il materiale legnoso per la produzione energetica – le quali sono già oggetto del taglio illegale. D’altro canto anche i grandi sistemi agro energetici che si sviluppano su sistemi monoculturali provocano qualche perplessità in seno agli ambientalisti, che li considerano ambientalmente insostenibili per la responsabilità che avrebbero nella diminuzione delle risorse alimentari per la popolazione mondiale.
 
Tuttavia presto arriveranno criteri vincolanti così da non lasciare campo libero ad eventuali speculazioni. “Tra un anno e mezzo – ha proseguito il Commissario – effettueremo una revisione della relazione per verificare la necessità di modifiche al regime, ivi compresa l’introduzione di norme vincolanti”.
Tra i criteri raccomandati nella Relazione Biomasse 2010 stilata dalla Commissione si prevede l’utilizzo di metodi comuni nel calcolo delle emissioni di gas a effetto serra che grazie all’utilizzo delle biomasse dovrebbero permettere il raggiungimento di una riduzione di almeno il 35%, e poi successivamente del 50% nel 2017 e del 60% nel 2018 per i nuovi impianti.
 
Come si colloca la Sicilia in questa prospettiva? Secondo l’ultimo rapporto GSE la produzione nazionale pone per l’ennesima volta una questione siciliana. Tra le Regioni primeggia la Lombardia con il 22,9%, in Italia centrale il Lazio si colloca al 4,6% mentre tra le Regioni meridionali si distinguono la Puglia e la Calabria, rispettivamente con il 13,4% ed il 13,2%, fanalino di coda la Sicilia con un valore pari all’1,3%. Per non perdere il treno europeo si dovrà agire in fretta.    

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