Raccolta fondi lanciata da quattro artiste per l’acquisto dell’Isolotto che diventerebbe il simbolo del gentil sesso. Estesa per quasi 15 ettari, è riserva naturale nonché area marina protetta
PALERMO – L’Isola delle femmine come simbolo della donna, da qua parte l’idea di quattro artiste che hanno lanciato una raccolta fondi online per acquistarla e trasformarla in un’oasi d’arte.
Il lembo di terra è stato messo in vendita, a settembre del 2017, da un’agenzia immobiliare per conto degli eredi di Rosolino Pilo, che si dichiarano proprietari dell’isola fin dal 1600.
L’isolotto, che si estende per quasi 15 ettari, è classificato come riserva integrale per decreto della Regione Sicilia, nonché area marina protetta affidata fin dal 1998 in gestione alla Lipu, la Lega italiana protezione uccelli.
Anche l’Unione europea ha riconosciuto l’importanza del sito che è dunque stato classificato dapprima come Sic (Sito d’importanza comunitaria) e successivamente come Zsc (Zona speciale di conservazione).
“Abbiamo pensato che fosse una buona idea mettere insieme 350mila donne e una donazione di 10 euro ciascuna per comprarla tutte insieme. Il nostro obiettivo è preservare l’isola per le generazioni future”, scrivono sul sito web creato ad hoc per l’iniziativa, Stefania Galegati, Valentina Greco, Claudia Gangemi e Marcela Caldas, le quattro artiste che hanno lanciato il crowdfunding.
“Sull’Isola delle Femmine non vogliamo realizzare niente – afferma Stefania Galegati. In tanti ci fanno questa domanda, come se fosse dovuto farci per forza qualcosa. Siamo così tanto abituati a costruire e sfruttare il territorio che non è concepibile lasciarlo in pace. Il progetto di comprare l’Isola rappresenta un’opera d’arte che apre a tante riflessioni. I temi che tocca sono molteplici, a partire da quello del femminismo, dato il nome, ma anche la gestione del bene comune, il territorio, l’eterotopia e utopia, la necessità di immaginario, liberare il tempo e la necessità dell’inutile. Muovere 350.000 donne per acquisire un pezzo di terra, in cui nemmeno ci si riuscirebbe a stare sopra tutte insieme, è una chiamata a sognare e a ripensare l’esistente e il possibile”.
L’Isola si estende per quasi 15 ettari, i fondali dell’isola sono facilmente raggiungibili anche da sub non professionisti, grazie soprattutto alla particolare limpidezza delle acque. Proprio questa limpidezza permette di ammirare le particolarissime forme di vita tipiche dell’isola e i vari resti di epoca greca e romana ormai sommersi. Il territorio dell’isola è caratterizzato dalla tipica steppa mediterranea. Ad abbellire il paesaggio contribuiscono delle bellissime fioriture di Iris e Romulea. La fauna è costituita prevalentemente da comuni lucertole e farfalle.
“Ci allineiamo ai vincoli della riserva intergrata – prosegue Galegati. Sarà in ogni caso un bene da gestire collettivamente e queste riflessioni fanno pure parte del progetto. ‘Cosa può un’isola?’ è una domanda che sarà al centro del secondo passaggio. Noi quattro siamo solo il punto di partenza”.
Sull’isola sono presenti dei resti di epoca romana, probabilmente risalenti al periodo successivo la seconda guerra punica. Al medioevo risalgono invece il pozzo e alcune vasche impiegate per la raccolta delle acque piovane. La torre presente al sommo dell’isola fu costruita nel XVI secolo come parte di un progetto di difesa della Sicilia contro gli attacchi delle navi barbaresche.
La torre è attualmente in stato molto degradato, anche a seguito dei pesanti danni riportati durante lo sbarco anglo-americano in Sicilia nell’ambito dell’Operazione Husky nel 1943. “Non abbiamo ancora il conto, stiamo lavorando ora ai dettagli del crowdfunding, ma siamo quasi pronte – conclude Stefania Galegati. La notizia è partita prima del tempo ma con un successo mediatico molto piacevole. L’associazione sarà l’acquirente dell’Isola, chi vorrà contribuire può scegliere di farlo con una semplice donazione o associandosi”.