L’Ue boccia l’ambiente in Sicilia - QdS

L’Ue boccia l’ambiente in Sicilia

Giuseppe Bellia

L’Ue boccia l’ambiente in Sicilia

giovedì 14 Maggio 2009

Ambiente. Il “record” poco invidiabile.
Sette anni. Dal 2002 ad oggi la Sicilia è finita più di una volta nel mirino della Corte di giustizia e Commissione europea per le troppe e continue inadempienze a norme di materie ambientali.
L’attualità. La maggior parte dei rilievi ufficiali riguarda le emissioni atmosferiche, l’ultima la “non conformità” di circa 90 discariche dei rifiuti. La Regione rischia pesanti sanzioni.

PALERMO – Cinque procedure d’infrazione. Quattro (dal 2002 al 2007) in materia d’inquinamento atmosferico, l’ultima, in riferimento alla non conformità di una novantina di discariche alle norme comunitarie. C’è pure, volendola considerare, la sentenza della Corte di giustizia Ue per il primo bando sui quattro termovalorizzatori, perché non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea. Fino a quando gli organismi comunitari non si pronunceranno, la questione è aperta, anche se l’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque conta di avere risolto tutto.

Tutto questo è il conto “nero” e non “verde” che la Regione siciliana presenta ai siciliani, all’Italia e all’Ue, in materia ambientale. Due sono le procedure d’infrazione per la violazione delle Direttive 96/62/CE e 99/30/CE, una terza per la mancata elaborazione – con riferimento agli anni 2005 e 2006 – dei piani e programmi previsti dall’art. 8 del D. Lgs. 351/99 in attuazione della Direttiva 96/62/CE, una quarta per il mancato rispetto dei limiti in vigore dal 2005 per le polveri sottili, in violazione della Direttiva 99/30/CE. Infine l’ultima arrivata, concernente lo stato d’irregolarità delle discariche. Il tutto “condito” da una bufera giudiziaria in corso, d’accuse reciproche, fra Gioacchino Genchi e Pietro Tolomeo, rispettivamente – in due fasi storiche amministrative distinte – responsabile del Servizio 3 “Tutela dall’inquinamento atmosferico” e dirigente generale del dipartimento Territorio e Ambiente. Sulle presunte responsabilità tecnico – amministrative, la magistratura giudicante, farà luce sui fatti, accertandone eventuali profili di responsabilità.
Sui fatti meramente politici si partedalle interrogazioni presentate dai deputati all’Ars, per accertare le responsabilità delle gravi omissioni che si sono registrate nella Regione, dal 2002 fino al 2007, in materia di prevenzione dall’inquinamento atmosferico. All’Assemblea regionale siciliana sono stati presentati specifici atti ispettivi, da parte di deputati regionali appartenenti sia alla maggioranza (Pdl) sia all’opposizione (Pd). Atti rivolti all’esecutivo regionale in carica, finalizzati a individuare sul piano politico e tecnico – amministrativo, i responsabili delle omissioni in materia di tutela dall’inquinamento atmosferico recentemente contestate alla Regione dall’Unione Europea e dal ministero Ambiente.
Sulle prime quattro procedure d’infrazione è stato sollevato in sede di dibattito regionale all’Ars, un complesso confronto su questioni di merito e di metodo che può essere sintetizzato in due interrogazioni parlamentari. La prima la n. 366 del 28 gennaio 2009 da parte di Ignazio Marinese (Pdl) denominata “Presunte violazioni della normativa vigente in materia d’inquinamento atmosferico”. La seconda n. 403 del 11 febbraio 2009 di cui il promotore è stato Gaspare Vitrano dell’opposizione (Pd), denominata “Presunte omissioni e violazioni di norme statali e direttive europee in materia di contrasto all’inquinamento atmosferico”.

A queste, ha risposto la Regione, attraverso una memoria, predisposta per il Governo regionale dal responsabile del Servizio 3/DTA “Tutela dall’inquinamento atmosferico”, Salvatore Anzà. Questi, all’epoca dei fatti, non rivestiva la carica attuale, pertanto, nulla a lui è imputabile, la sua memoria è stata un atto dovuto. L’ultima “fardello” per la Regione Siciliana è quello delle discariche. Di queste, una novantina sono sott’accusa per inadempienza agli obblighi comunitari in materia, tutti siti antecedenti al 2001 o compresi fra il 2001 e il 2003. Da fonte Arra, si rende noto che sarebbero 13 le discariche ancora attive, in attesa dell’ubicazione dei termovalorizzatori. Dunque, dov’è il “bandolo della matassa”? Felice Crosta ha dichiarato che “non ci sono irregolarità con le norme ambientali” e che queste non rischierebbero la chiusura; la Regione si è affretta a comunicare che le discariche “sono state per lo più chiuse”. Chiusura voluta e decisa dall’allora presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro (ne fece chiudere più di 300). Bruxelles, sulla mancanza di pericolosità delle discariche chiuse,  non la pensa allo stesso modo dell’esecutivo regionale, se ha attivato una procedura d’infrazione. Ed ecco la “frittata”. L’ennesima in materia.

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