Le Ato Spa sono state fondate dai Comuni i quali sono rappresentati nell’assemblea dai sindaci o dai loro delegati. Esse hanno il compito di effettuare i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti o il servizio idrico ove richiesto. Si tratta di società di gestione che hanno la possibilità di affidare a terzi il servizio o di gestirlo in house.
Le entrate sono costituite dalla Tarsu, a carico di imprese e cittadini proprietari o inquilini di abitazioni, addizionate dalle entrate provenienti dai Comuni ai quali le stesse società hanno effettuato il servizio pubblico.
Dall’altra parte, le uscite sono costituite dalla spese di gestione di rete e/o di quelle necessarie per l’affidamento a imprese. Il bilancio può essere previsto in utile o in pareggio, mai in perdita perché preventivato sulle entrate effettive e sulle uscite corrispondenti.
Così non è stato, le Ato Spa hanno maturato un miliardo di debiti, conseguenza di cattiva gestione sotto lo sguardo schifato dei cittadini sommersi di spazzatura.
Come è potuto accadere tutto cio? E soprattutto, perché? Gli amministratori, ricordiamo, nominati ai sensi del Codice civile, si sono fissati compensi sproporzionati; hanno proceduto ad assunzioni clientelari ingiustificate; non hanno attivato procedure coattive nei confronti dei loro clienti: cittadini, imprese, enti locali, contravvenendo così ad un preciso imperativo del Codice civile, senza che i collegi dei revisori (controllori) battessero ciglio. Uno sporco imbroglio maturato sulle spalle dei cttadini.
L’altra metà della mela è data dai sindaci, che si sono comportati in modo scorretto. Nella loro qualità diprimi cittadini sobillavano i propri utenti a non pagare la Tarsu; come responsabili dell’ente locale non hanno pagato il servizio; come componenti dell’assemblea delle Ato Spa protestavano perché gli amministratori non attivavano le procedure coattive nei confronti dei debitori. Un esempio di trasformismo deteriore, frutto della cattiva politica che ha rovinato la Sicilia.
Su questo sporco imbroglio ne saprete di più leggendo l’inchiesta a pagina 10. Il peggio della questione è che l’assessore competente per la vigilanza sul buon funzionamento delle Ato non ha fatto alcuna mossa, mentre avrebbe dovuto inviare gli ispettori per controllare le cospicue disfunzioni trasformatesi in vergogne sulle strade di tante città siciliane.
Infine non abbiamo scorto cosa fare dei mille dipendenti in più che non possono certamente continuare ad albergare nella pancia delle nuove Ato, pena il loro proclamato fallimento in anticipo. Se la legge di riforma nasce male il problema non viene risolto.