Questo l’obiettivo dell’amministrazione comunale, che di dissesto idrogeologico ha recentemente discusso in sede di Consiglio oltre ad aver già presentato alla Regione Siciliana il conto per tutti gli interventi necessari. Perché non c’è solo Giampilieri, ma da nord a sud a macchia di leopardo tutto il territorio cittadino, sventrato negli anni da una speculazione edilizia paurosa, rischia il cedimento. Ecco la mappa dei progetti inderogabili, finanziabili anche in poco tempo grazie ai fondi stanziati nell’ambito del Por Fesr 2007/2013.
Gli abitati già colpiti. Bordonaro, opere di consolidamento e di messa in sicurezza per 425 mila euro; Galati Sant’Anna, 900 mila; Banditore, 740 mila; Larderia, 650 mila; Acqualadrone, 935 mila euro;
Quelli più a rischio. Cumia, Ponte Schiavo, Scoppo, Bordonaro, Santo Stefano, Giampilieri, San Giovannello, Rodia, Mili San Marco. Queste località sono oggetto di altri otto progetti di messa in sicurezza presentati a Palermo per essere finanziati.
E Poi San Saba, con una serie di interventi per un totale di quasi 20 milioni di euro, e i litorali tra i torrenti Briga e Schiavo (6,7 mln) e tra Capo Scaletta e il torrente Briga (8,3 mln di euro).
Anche in Consiglio comunale, finalmente, arriva il mea culpa della politica messinese. Sia ben chiaro, nessuno si è preso la responsabilità di nulla, come se le varianti, i progetti, le firme dei dirigenti si siano prodotte da sole, come per magia.
E nessuno, d’altra parte, fa in questo senso proposte concrete, a parte quella impraticabile del vicesindaco Ardizzone di bloccare tutto per qualche tempo prima di una totale messa in sicurezza.
Ritireranno, per esempio, il sindaco e l’assessore ai lavori pubblici, il Piano Strategico Messina 2020, che prevede il saccheggio di tutte le aree cittadine ancora non toccate dalla speculazione?
Ha ragione Buzzanca: “è il momento dell’azione”. E allora agisca, ma solo nel bene della città.