La muina dei Garrone, che continuano a dire di volersi disimpegnare e ritirare dal progetto, è stata scoperta, perché invece la loro azione di lobbing è forte e massiccia, e altrettanto le pressioni sul Governo regionale.
Ma i dati sono chiari. Nel territorio circolano ogni giorno decine di convogli ferroviari dentro un dedalo di impianti di raffinazione e di enormi serbatoi pieni di greggio o raffinato, nonché della centrale termoelettrica.
Alla nostra memoria è ancora vivo il ricordo del disastro di Viareggio in cui per l’urto esplose una cisterna ferroviaria contenente gas, a seguito del quale sono morte 31 persone. è anche presente l’incidente avvenuto in questi giorni presso la centrale termoelettrica di Civitavecchia, con la morte del terzo operaio in tre anni. Possiamo immaginare cosa succederebbe in un territorio ove si trovano insieme quattro raffinerie, due centrali termoelettriche e una a gas e dentro cui vorrebbero installare un’ulteriore centrale per rendere gassoso il prodotto congelato, portato dalle navi gasiere. Un’autentica follia.
Abbiamo letto una blanda lettera dell’ufficio stampa regionale di Rete ferroviaria italiana con la quale non viene negata la pericolosità dei percorsi ferroviari. Un silenzio che non chiarisce.
Altro dato riguarda un’autorizzazione della direzione regionale dei Vigili del fuoco del 14 marzo scorso, la quale con gergo burocratico dice e non dice. Non dice, per esempio, gli elementi di pericolosità e i rischi ambientali in caso di deflagrazione di un impianto o serbatoio.
Il sindacato, con atto di resipiscenza e responsabilità, ha dichiarato che non si possono barattare alcune decine di posti di lavoro con la sicurezza di decine di migliaia di cittadini. Sulla stessa linea è il presidente della Provincia, Nicola Bono, e i tre sindaci dei comuni del Triangolo della morte. Di fronte a questo quadro, totalmente negativo, non si capisce l’insistenza dei nuovi conquistatori e neanche l’incapacità da parte delle Istituzioni regionali di dire un definitivo “No” a un impianto fuori da ogni logica e convenienza per i siciliani.
Peraltro, la Commissione parlamentare Attività produttive dell’Ars, presieduta dall’on. Salvino Caputo e la sottocommissione Rischi ambientali, presieduta dall’on. Pippo Gianni, hanno approvato la risoluzione per chiedere al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, la nomina di una Commissione parlamentare di indagine sui rischi ambientali derivanti dalla presenza di impianti industriali e del rigassificatore di Priolo-Melilli-Augusta. Gli atti saranno inviati alle Procure di Palermo e Siracusa, e alla Commissione regionale antimafia dell’Ars. Vanno, poi, valutati gli effetti catastrofici di possibili terremoti-maremoti che cancellerebbero case e abitanti. Altro che L’Aquila.
Ci auguriamo che la conferenza di servizi di lunedì 12 metta un punto definitivo alla questione senza ulteriori rinvii e sappia resistere agli interessi di un’impresa che farebbe bene a impiantare il rigassificatore nella propria Liguria, ove la Regione ha detto un “No” definitivo. Non si capirebbe un “Sì” siciliano di fronte a un “No” ligure.