Secondo i dati della Banca d’Italia il 77 per cento delle imprenditrici in difficoltà presso le banche. Sono considerate dagli istituti di credito più “rischiose” di quelle gestite da uomini
PALERMO – In teoria dovrebbero essere un binomio indissolubile, in pratica, negli ultimi tempi, da queste parti, imprenditoria e accesso al credito sembrano essere “la strana coppia”. Più spesso che mai sulla soglia del divorzio.
Stando ai dati di Banca d’Italia nel 2008 il credito alle imprese si è attestato al 4,8 per cento. Il che significa che si è più che dimezzato rispetto all’anno precedente. Infatti nel 2007 il credito erogato dalle banche alle imprese siciliane si era fermato all’11,5 per cento.
Il tessuto produttivo siciliano è fatto in gran parte di piccole e medie imprese, di ditte individuali, dietro le quali spesso ci sono le aspettative ma anche la quotidianità di chi in quelle attività ha creduto giorno per giorno e di quelle entrate vive. Il direttivo della sezione Ascom di Ragusa, a questo proposito, di recente ha incontrato i dirigenti del credito siciliano. Sotto esame le difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese, che rischiano di penalizzare il settore.
I vertici del Credito siciliano hanno comunque evidenziato la propria disponibilità ad essere vicini agli imprenditori, attraverso specifiche aperture che potranno tornare utili per il rilancio dell’operatività economica anche su base locale. Al centro dell’incontro la sottoscrizione di un impegno tra Confcommercio regionale e Credito siciliano per l’adozione di tassi d’interesse e costi per i servizi a percentuali agevolate.
Un altro dato recente è interessante. Il 77% delle imprenditrici in Sicilia ha difficoltà di accesso al credito, perché pare che le loro aziende siano considerate dalle banche più “rischiose”, di quelle gestite da uomini, quando si richiedono affidamenti, e che quindi necessitino di maggiori garanzie. è quanto emerge dal Rapporto 2009 sull’analisi qualitativa dell’imprenditoria femminile, realizzato da Retecamere nell’ambito del progetto Sintedi 2 (Sistema integrato territoriale per le donne imprenditrici).
Le imprese femminili “individuano, in misura cinque volte superiore alle imprese maschili, la principale motivazione del mancato ricorso al credito bancario nella difficoltà di prestare garanzie”. Nei settori “agricoltura” e “commercio”, il 62-63% delle imprenditrici non fa ricorso al credito. Intorno al 60% è la percentuale di imprese rosa di altri settori che rinunciano ad un affidamento.
Altro che pari opportunità, è il caso di dire. Non poter accedere al credito è un rischio per un’impresa: quello di dover scivolare in un momento di difficoltà nella fascia dell’economia sommersa, del lavoro nero. A ciò si aggiunga che una piccola imprenditrice, titolare magari di una ditta individuale, affronta le stesse – e forse maggiori – difficoltà di una donna lavoratrice dipendente che deve fare quadrare le esigenze del lavoro con quelle della famiglia e di un’eventuale maternità. Le imprese rosa sono di fatto le imprese “più coraggiose”. Che al momento, fanno a meno anche dell’accesso al credito. Sicilia, anno 2010.