Come preventivato non passa alla Camera l’art. 21 di una legge comunitaria, già approvata in Senato. Il Pdl ci ripensa, settore agrumicolo siciliano tira un sospiro di sollievo
ROMA – “È la vittoria del buon senso. Si è rimediato a un errore del Senato che rischiava di causare un danno economico rilevante alla nostra agrumicoltura, ma anche alla salute dei nostri figli”. L’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni La Via, non contiene la sua soddisfazione per la soppressione definitiva, da parte della Commissione delle Politiche dell’Unione europea della Camera dei Deputati, dell’articolo 21 della legge comunitaria.
In questa vittoria politico-agrumicola, registrata “l’impronta” tanto di La Via, quanto del ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi. Quest’ultimo si era assunto insieme all’assessore Agricoltura e Foreste della Regione siciliana, l’onere e la responsabilità politica, di contrastare quella norma “truffa”. All’indomani dell’approvazione del contestatissimo art n. 21, scese in campo la Sicilia “agrumicola” fra cui le più importanti ed autorevoli personalità del mondo agricolo, imprenditoriale e politico siciliano. Dalla Confagricoltura Sicilia, con Gerardo Diana, a Confindustria Catania, con Domenico Bonaccorsi di Reburdone, al presidente della “Aat Oranfresh” Salvatore Torrisi, sino al segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi.
L’eco della protesta giunse sino a Roma. Rochi fece promessa pubblica d’intervenire personalmente nel merito della vicenda, asserendo in una nota che il controverso articolo, avrebbe avuto vita breve. “Ho già predisposto e trasmesso al ministro per i Rapporti con il Parlamento un emendamento per sopprimere l’articolo n. 21, che sarà presto depositato e discusso, già a partire dalle prossime ore, in occasione della legge comunitaria alla Camera”. Dalle parole ai fatti, il passo politico –normativo è stato compiuto. Se non fosse stato abrogato, l’art n. 21 avrebbe introdotto in Italia, la possibilità di produrre e commercializzare bevande dal sapore e dal colore di arancia (o di altro agrume) senza dover contenere una percentuale minima di succo.
All’indomani del successo, La Via, non le manda a dire alle presunte lobbies che sarebbero state alla “regia” del provvedimento comunitario, evidenziando l’opera di sensibilizzazione del prodotto “naturale”, da lui stesso operata nelle sedi istituzionali. “Approvare questa norma – ha sottolineato l’assessore – avrebbe rappresentato la vittoria delle lobbyes di Bruxelles, alle quali non potevamo assentire. Proprio per questo motivo ci eravamo fatti promotori, a fine aprile, a palazzo Montecitorio di un’iniziativa per sensibilizzare il Parlamento prima che iniziasse l’esame del testo. Sono contento che la nostra iniziativa ha avuto successo”. Chiusa la parentesi al Senato, il disegno di legge è già all’ordine del giorno della Camera per lunedì 18 maggio, e dovrebbe essere approvato definitivamente entro mercoledì dello stesso mese, per poi tornare, in terza e ultima lettura al Senato. Dunque, chiude i battenti una vicenda, che più che destare clamore, ha seriamente riportato alla ribalta sulle cronache dei giornali regionali e nazionali, l’ennesimo caso di legge truffa in materia agroalimentare proveniente direttamente da Bruxelles. Le lobbies di cui parla La Via avranno accettato la sconfitta, almeno in Italia?