Quando i Beni culturali sono tesori “nascosti” - QdS

Quando i Beni culturali sono tesori “nascosti”

Quando i Beni culturali sono tesori “nascosti”

venerdì 23 Aprile 2010

La Settimana della cultura inaugurata nei giorni scorsi presso l’Antiquarium di Himera, un patrimonio quasi “irraggiungibile”. Indicazioni stradali insufficienti e nessuna pubblicità per far conoscere i siti ai turisti

PALERMO – L’Antiquarium di Himera nei pressi di Termini Imerese, nel 2008 ha registrato 1393 visitatori paganti per un incasso complessivo di circa 2.500 euro. Del tutto evidente che a fronte di simili entrate non sia possibile coprirne i costi di gestione. Eppure la necropoli di Himera con le sue 12.000 tombe è tra le più grandi del mediterraneo, addirittura la più grande per dimensioni e numero di ritrovamenti del mezzogiorno d’Italia.
Ci chiediamo cosa abbiano fatto le amministrazioni per valorizzarne la fruizione, andamento dei mercati a parte, dal momento che per raggiungere la famosa necropoli, percorrendo la strada provinciale che dallo svincolo autostradale conduce al sito, non esistono neppure indicazioni stradali adeguate persino per i residenti, figurarsi per turisti e stranieri. Eppure la settimana della cultura in Sicilia è stata aperta lo scorso 16 aprile con l’inaugurazione del neonato Parco Archeologico di Himera, che comprende insieme all’Antiquarium, il Tempio e la Necropoli. Un gesto simbolico per sottolineare come sia miope guardare a Termini Imerese solo in riferimento allo stabilimento del gruppo Fiat, senza accendere i riflettori sull’immenso patrimonio artistico di cui dispone. Un monito ben preciso lanciato dai rappresentanti delle istituzioni, intervenuti per l’occasione: ripartire dalla valorizzazione dei siti archeologici isolani e dai territori per dare nuovo slancio all’economia locale. Per l’occasione, forse, si sarebbe dovuto pensare a mettere in cantiere interventi atti ad adeguarne la struttura istallando servizi di accompagnamento, illustrazione e commento delle opere esposte, bookshop, caffetterie. E invece persino arrivarci sembra piuttosto complicato.
 
Che sia una scelta precisa puntare alla mera conservazione del patrimonio artistico siciliano, negandone la fruizione? Ripensare la cultura come reazione alla crisi economica significa mettere in cantiere tutte le opere infrastrutturali e non, idonee a renderne possibile la fruizione, attraverso interventi mirati ad una reale valorizzazione, come adeguare la cartellonistica ad esempio. Chiediamo al primo cittadino di Termini Imerese Salvatore Burrafato, per quale motivo non ci sono adeguate indicazioni autostradali per arrivare al sito: “Non è compito del Comune curare la cartellonistica – spiega il sindaco – si tratta di un’attività che compete alla sovrintendenza, che si occupa di promozione”.
 
Rigiriamo la domanda alla soprintendente Adele Mormino. La risposta? Un rimbalzo di competenze, dato che “Della segnaletica – ci viene risposto – se ne occupa la provincia di Palermo”. Certo una segnalazione da parte delle autorità competenti sarebbe gradita.
 

 
L’assessore Armao: “Coinvolgere gli Enti locali ed aprire ai privati”
 
Abbiamo intervistato l’assessore regionale ai beni culturali e all’identità siciliana, Gaetano Armao. Ci risulta che questo sito nel 2008 abbia avuto 1393 visitatori per 2.500,00 euro di incasso Cosa fare per incrementare la fruizione? “Guardando ai dati sulla fruizione dei nostri musei, è evidente che così non si può andare avanti. La responsabilità è dell’organizzazione, che è fallimentare, di questo me ne assumo in pieno la responsabilità. È necessario agganciare ancora più la cultura al turismo, avviare percorsi che attraggano visitatori e turisti. Se alla gestione dei siti agganciamo i privati, penso ai consorzi di albergatori, dei ristoratori, negozianti, si può pensare ad realizzare nei siti aperture notturne, iniziative, concerti negli antiquaria e quant’altro. È evidente che tutto questo, lasciato così come si trova in questo momento, non funziona, genera costi, non determina effetti diffusivi della cultura. Determina un solo effetto positivo: la conservazione, che è si un elemento necessario, ma non sufficiente. Il nostro compito è diffondere la cultura. Un Antiquarium con 1393 visitatori, non è un “buon” Antiquarium, benché abbia dei contenuti straordinari. In quest’ottica è nata l’idea di trasformarlo in parco archeologico, perché è possibile  ampliarne l’area, rendendola più coesa, ma per far questo è necessario coinvolgere gli enti locali e aprire ai privati. E su questo vado avanti”.

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