Il nuovo Piano regionale per la gestione dei rifiuti fissa gli obiettivi da raggiungere entro il 2015. L’incenerimento previsto quale operazione di recupero e non di smaltimento
PALERMO – Il Piano regionale per la gestione dei rifiuti – così come è esplicitato nel testo di riforma della legge 8 aprile 2010 n.9, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana del 12 aprile 2010 – è essenziale nel definire “i criteri e le modalità per promuovere la programmazione e l’esercizio della gestione integrata dei rifiuti, favorendone la riduzione, le forme di raccolta aggregate dei materiali post consumo, indirizzando le raccolte di materiali singoli o aggregati da destinare al riciclaggio e al recupero in modo omogeneo nel territorio regionale, al fine di generare una filiera industriale del riciclo e del recupero che possa contare su un flusso certo di materia per qualità e quantità”.
Alcuni passaggi basilari di riferimento per la sua costituzione sono il programma regionale per la riduzione dei rifiuti biodegradabili (Rub), il programma per la gestione degli apparecchi contenenti Pcb, nonché i piani per la bonifica delle aree inquinate ed altresì il piano per la bonifica ed il ripristino delle aree inquinate. Il documento di indirizzo denominato “Linee-guida operative sulla raccolta differenziata” fissa le tappe da raggiungere per i prossimi cinque anni in termini di raccolta differenziata e recupero materia: 2010 R.d. 20 per cento, recupero materia 15 per cento, 2012 R.d. 40 per cento, recupero materia 30 per cento, 2015 R.d. 65 per cento, recupero materia 50 per cento.
Sono dati di tutto rispetto che dovrebbero permettere all’Isola di adeguarsi a quelli che sono gli standard nazionali, sebbene attualmente il livello di differenziata isolana sia fermo al 6,1%.
Inoltre il Piano prevede che “i trattamenti di incenerimento devono essere classificati come operazioni di recupero e non come operazioni di smaltimento”. Sul tema discariche la riforma ne prevede la necessità di costruzione di ampliamento di quelle esistenti prevedendone il fabbisogno fino al 2020. La definizione del piano d’ambito è importante per strutturare le attività necessarie a garantire la gestione integrata dei rifiuti urbani nell’Ato di riferimento. Su quest’ultimi dovranno regolarsi i piani comunali di raccolta (Pcr) e i piani comunali della raccolta differenziata (Pcrd), comprese le modalità di gestione dei centri di raccolta dei comuni. L’adozione del piano d’ambito, proprio in virtù della strategicità di questo passaggio, è essenziale anche per la concessione di contributi europei statali e regionali per la realizzazione di sistemi integrati dei rifiuti.
La riforma prevede – nell’ambito delle misure per prevenire la produzione dei rifiuti – criteri di fiscalità ecologica di riduzione, prevenzione e minimizzazione dei rifiuti sia per stimolare nuove imprese che per la realizzazione delle filiere produttive per il riciclaggio. Riguardo l’incentivazione della raccolta differenziata, la Regione promuove la produzioni di beni materiali mediante l’impiego di materie derivanti dalla raccolta differenziata solo per le imprese che utilizzano una quota non inferiore al 30% di rifiuti che devono provenire dal suolo isolano ed inoltre favorisce protocolli d’intesa finalizzati alla riduzione degli imballaggi e dei contenitori monouso e al maggiore impiego di imballaggi riutilizzabili.
(3. Fine. I precedenti articoli sono stati pubblicati il 23 e 24 aprile 2010)