Fini dice una cosa incontrovertibile e, cioè, che Bossi detta l’agenda del Governo, anche se indossa la pelle dell’agnello, perché vuol far passare la sua legge, quella sul federalismo. Mentre il Senatur punta al bersaglio grosso, le sue truppe conquistano il territorio (Comuni, Province, Regioni, assessorati, sanità, banche, aziende pubbliche e via enumerando), forte di un gruppo rilevante di parlamentari e, in caso di elezioni anticipate, di un ulteriore aumento di esse.
La querelle sui voti della direzione del Pdl è risibile. Infatti, non è vero che sono stati contati 160 membri favorevoli su 172 (uno astenuto, cioè Pisanu, e 11 contrari). La conta dei favorevoli non c’è stata perché desunta per differenza: una barzelletta. Conta invece che la maggior parte degli ex finiani si siano aggregati al carro berlusconiano.
Nei successivi interventi Fini ha spiegato con chiarezza che la leadership di Berlusconi non è in discussione, che egli deve governare fino alla scadenza naturale della legislatura (2013), che il Pdl è il suo partito e non intende abbandonarlo, né che intende creare una corrente. E allora, dov’è l’oggetto del contendere? È sul metodo di governo del partito. Discutere è indispensabile, ma anche decidere e, in questo caso, chi è in disaccordo deve poi nelle aule parlamentari votare secondo le decisioni della maggioranza.
È tutto chiaro? No, per nulla. Infatti la Lega continua a inserirsi nelle questioni interne del Pdl e minaccia le elezioni se Fini non verrà emarginato del tutto, lanciando un’accusa totalmente falsa e, cioè, che egli contrasta le riforme.
L’enorme esubero di personale delle amministrazioni meridionali non solo ha creato immobilizzazione della spesa, che invece doveva essere destinata a investimenti produttivi e infrastrutture, ma ha scassato le burocrazie che sono un campionario di inefficienza contro i cittadini, anziché esserne al servizio.
Non abbiamo sentito Fini esprimersi contro i costi standard e gli standard di efficienza, che noi sosteniamo peraltro da oltre trent’anni, perché è l’unico modo per servire i cittadini.
Non sappiamo se appena la riforma fiscale approderà in Parlamento si verificherà una confluenza non solo della parte finiana, ma anche del Partito democratico, che su questo punto si dovrebbe spendere con grande chiarezza perché è un punto di equità: ciò che vale a Bolzano deve valere a Pachino. Il costo di un servizio dev’essere uguale a Cuneo come a Enna o a Catanzaro. Non ci possono essere due Italie, una basata sull’efficienza e sui costi effettivi e l’altra sull’inefficienza e sullo spreco.
Sentiamo urlare Radio Padana Libera. Ma perché esiste una radio che sia vincolata da qualcuno? Si tratta di un eccesso tipico della Lega, deprecabile e condannabile, mentre sfogliando il quotidiano la Padania notiamo tanti argomenti e articoli autonomisti che sembrano presi pari pari, scusate l’immodestia, dal nostro quotidiano. Ecco un punto che ci trova d’accordo con Gianfranco Fini: tutti i suoi uomini in Sicilia si sono schierati per l’autonomia e questo smentisce quanto afferma Bossi. Ma Fini non diventi come Ghino di Tacco, di craxiana memoria.