I sindacati sono molto preoccupati dalla fatiscenza delle strutture, dei mezzi di trasporto e dalla carenza di organico. Agenti di sicurezza a rischio: carichi di lavoro enormi, straordinari decurtati e missioni non saldate
PALERMO – “La situazione penitenziaria in Sicilia è al collasso. Non possiamo più sottacere come l’attuale trend quanto prima porterà al collasso l’intero sistema penitenziario siciliano”.
Lo scrivono proclamando lo stato di agitazione collettivo, in una lettera inviata al ministro della Giustizia Angelo Alfano, le segreterie regionali siciliane delle organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria Sappe, Osapp, Cisl-Fns, Sinappe, Ugl/pp, Cgil-Fp/pp, Fsa-Cnpp. I sindacati parlano di una “gravissima carenza di organico in cui versa tutta la Sicilia” denunciando “l’enormità dei carichi di lavoro” con “straordinari decurtati e missioni non saldate per carenza di fondi”.
Questi sono i problemi più pressanti denunciati dai sindacati, che annunciano manifestazioni “qualora gli organi competenti non dovessero porre i necessari correttivi”. Vengono rilevati anche i problemi di automezzi che assicurano le traduzioni nei Palazzi di Giustizia e Ospedali “in buona parte ridotti all’osso” e fatiscenti, e quelli legati alla sanità penitenziaria “che crea non poche difficoltà operative, tanto che da tre anni a questa parte sono aumentati i suicidi e tentati suicidi”.
Sulla difficile questione si registra l’intervento di Giovanni Condorelli, responsabile in Sicilia dell’Ugl, e di Francesco D’Antoni, segretario regionale dell’Ugl Polizia Penitenziaria in Sicilia: “Che il sistema carcerario è oramai al collasso è abbastanza risaputo, – dicono – occorre che il governo prenda coscienza una volta e per tutte del grave disagio delle carceri con particolare riferimento a quelle siciliane, nelle quali le condizioni operative degli addetti ai lavori sono davvero proibitive”.
Sono 67 mila 452 i detenuti reclusi nelle carceri italiane, 42 mila 530 italiani e 24 mila 922 stranieri. Sono inoltre 29 mila 791 i detenuti in attesa di giudizio mentre 35.708 i ‘definitivi’. Questi i dati del Dap sulla presenza nelle carceri a fine aprile elaborati dall’associazione ‘Ristretti Orizzonti’. La regione con il più alto numero di detenuti, al 28 febbraio scorso quando i detenuti risultavano essere 66 mila 692, è la Lombardia (9.067), ma alle sue spalle figura proprio la Sicilia che conta oltre 8 mila detenuti. A ruota seguono Campania (7 mila 913), Lazio(6 mila 60), Piemonte (5 mila 76). Al polo opposto la Valle d’Aosta con solo 262 detenuti. L’etnia straniera più presente negli istituti di pena è quella marocchina con 5 mila 268 detenuti, seguita da quella romena (3 mila 225), tunisina (3 mila 178), albanese (2 mila 935), nigeriana (mille 182) e algerina (mille e 22).
I sindacati hanno posto anche la questione relativa alla pianta organica delle carceri siciliane. Buona parte del personale è prossima alla pensione e questo andrebbe ad impoverire sempre più l’organico dei penitenziari, senza parlare delle percentuali di personale assente per motivi di salute, che sembrerebbero essere sempre più consistenti. Una serie quindi di problematiche che si stanno sempre più intrecciando e la cui risoluzione non appare affatto dietro l’angolo.
Fleres (Pdl): “Strutture fatiscenti da chiudere”
PALERMO – Strutture inadeguate che non garantiscono nemmeno la sicurezza degli agenti. Da tempo oramai se ne parla ma ancora, concretamente, non si è visto nulla. Ad avere fatto a suo tempo un’analisi impietosa della situazione il senatore del Pdl, Salvo Fleres, il quale evidenziò una realtà abbastanza difficile. Secondo il parlamentare siciliano nell’Isola si sarebbero dovuti chiudere già da un pezzo le carceri dell’Ucciardone di Palermo e quello di piazza Lanza di Catania per il loro grado di fatiscenza e l’assenza dei requisiti minimi stabiliti anche dalla commissione europea contro la tortura e il trattamento degradante. Per Fleres stessa sorte sarebbe dovuta toccare anche ai penitenziari di Marsala e di Termini Imerese. Contestualmente, secondo il senatore, si dovrebbero rimuovere gli ostacoli burocratici e tecnici che impediscono l’apertura delle carceri di Noto e Gela. Indispensabile, sempre secondo Fleres, anche il potenziamento degli esistenti istituti penitenziari più efficienti con dotazione di impianti adeguati e la progettazione e conseguente realizzazione di due mega strutture (una nella Sicilia occidentale e l’altra in quella orientale) con il fine di sopprimere carceri di piccole dimensioni.