Un insegnante 39enne è stato condannato dalla Corte dei Conti alla restituzione degli stipendi percepiti dal 2021 al 2024, per un totale di 63.233,45 euro, dopo aver dichiarato falsamente titoli di studio inesistenti. L’uomo, originario della Lombardia, aveva affermato di essere laureato in Ingegneria gestionale della logistica e della produzione presso l’Università Federico II di Napoli con il massimo dei voti e di essere laureando in Ingegneria delle automazioni all’Università eCampus. Tutte le sue dichiarazioni si sono rivelate false, come riportato dal quotidiano Il Giorno.
La scoperta delle irregolarità e le lauree dichiarate
Le prime irregolarità risalgono al periodo tra il 29 settembre e il 6 dicembre 2021, quando ha ottenuto due contratti a tempo determinato come supplente di Matematica e Fisica al liceo scientifico Marie Curie di Meda e al Castiglioni di Limbiate, presentando una dichiarazione sostitutiva anziché il certificato di laurea. All’istituto di Meda ha poi insegnato Scienze e tecnologie informatiche fino al 31 agosto 2022.
Il 30 maggio 2022 ha presentato domanda per le graduatorie provinciali di istituto per le supplenze 2022-2023 e 2023-2024, dichiarando lauree ottenute presso la Federico II nel 2008 e nel 2011, entrambe con 110/110 e lode, riuscendo così a ottenere un incarico in un altro istituto fino al 20 gennaio 2023, giorno delle sue dimissioni. Tuttavia, un controllo della segreteria universitaria ha confermato la falsità dei titoli, portando all’esclusione dalle graduatorie il 16 marzo 2023.
“Avevo necessità di lavorare”, la difesa del 39enne
Nonostante ciò, ha continuato a insegnare a Cantù dal 13 settembre 2023 al 30 giugno 2024 e successivamente in un istituto di Monza, dichiarandosi laureando eCampus, ma anche in questo caso le sue affermazioni sono state smentite dall’ateneo.
Durante l’udienza, il docente ha ammesso la falsità delle dichiarazioni, difendendosi: “Avevo necessità di lavorare“, aggiungendo di aver sempre svolto le mansioni con competenza e dedizione, senza ricevere note di demerito o lamentele da dirigenti, colleghi, studenti o famiglie.
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