La Commissione ambiente deferisce l’Italia: dal 2000 non ha sistemi adeguati di depurazione nei centri oltre i 15 mila abitanti. Sono 178 i comuni nel mirino della Corte di giustizia, 78 dell’Isola, tra cui Palermo e Messina
PALERMO – Non c’è solo l’aria a rischio infrazione europea in Sicilia per la diffusione del particolato nelle città. Infatti, la questione irrisolta del trattamento delle acque reflue si trova in situazione ancora più grave. Proprio su questo tema la Commissione ha deferito l’Italia e la Spagna alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la violazione della normativa Ue sul trattamento delle acque reflue urbane in base alla quale entro il 31 dicembre 2000 i due paesi avrebbero dovuto predisporre sistemi adeguati per il convogliamento e il trattamento delle acque nei centri urbani con oltre 15.000 abitanti.
A dieci anni di distanza un sostanziale nulla di fatto condanna quindi la penisola, ma soprattutto i centri dove il trattamento delle acque reflue resta ancora una chimera. Eppure, gli avvertimenti non sono mancati: nel 2004 l’Italia ha ricevuto una prima lettera di diffida, messaggio ribadito in una seconda e ultima lettera spedita nel febbraio 2009.
Nei giorni della consegna delle Bandiere Blu in tutta Europa (si legga articolo a pagina 11, ndr), l’Ue ricorda che proprio il cattivo funzionamento dei sistemi di trattamento delle acque reflue urbane rappresenta sia un serio pericolo per la sanità pubblica che la principale causa di inquinamento delle acque costiere e interne. Infatti le acque non depurate minano seriamente l’equilibrio ecologico in quanto contengono nutrienti come l’azoto e il fosforo che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino.
Tra i 178 centri urbani nel mirino della Commissione spiccano alcuni comuni importanti – principalmente meridionali – e soprattutto Palermo e Messina, probabilmente le città più rilevanti assieme Reggio Calabria e Caserta. Un dato che non stupisce visto che da diversi anni la città di Palermo si trova in fondo alle classifiche nazionali per impianti di depurazione. Ma il capoluogo regionale e la città dello stretto sono la punta di un iceberg che affonda nella mala gestione regionale diffusa un po’ ovunque in merito alla depurazione delle acque reflue. La Sicilia in media infatti può “vantare” uno dei servizi peggiori a livello nazionale.
Sul fronte degli impianti di depurazione – a Catania solo 200mila persone sono servite dal servizio depurazione e Palermo depura solo il 33% delle sue acque – l’Isola mantiene una capacità pari a 5,5 milioni di Abitanti equivalenti, unità di misura utilizzata nel campo della depurazione.
Un risultato come sempre distante dalle altre realtà migliori d’Italia tra cui la Lombardia (11,6 milioni di AE), l’Emilia Romagna (6,1 milioni di AE) e il Lazio (6,7 milioni di AE). Ma il dato più sconcertante emerge proprio facendo il confronto tra la capacità necessaria pari a 8,5 milioni di AE, la capacità degli impianti realizzati pari a 5,5 milioni di AE e la media annua della capacità utilizzata pari a 3,6 milioni di AE. Dati emblematici nel definire che la quota della capacità degli impianti sulla capacità necessaria è pari al 64,7%, mentre la quota della capacità utilizzata sulla capacità necessaria è pari al 42%.