Se lo raccontassimo in giro nessuno ci crederebbe. La Regione siciliana ha a disposizione 14,8 miliardi da spendere in sette anni (2007-2013) e non si è preoccupata, prima dell’inizio dell’anno, di chiedere in modo pressante a tutti gli enti locali della Sicilia (oltre 400), nonché ai propri assessorati, un adeguato parco di progetti cantierabili, per averli approvati dall’Ue e metterli in esecuzione.
è una gravissima responsabilità di una Regione infingarda e dei suoi attori politici e burocratici che l’hanno gestita in questi ultimi cinque anni. Un comportamento vergognoso che non è stato sanzionato dall’elettorato, peraltro non adeguatamente informato della questione.
Una parte dei politici è stata arroccata sui privilegi e sulla raccolta del consenso scambiandolo con il favore, anziché investire in progetti di respiro strategico, per realizzare le infrastrutture indispensabili a recuperare il gap con le regioni del Nord.
Assessori e dirigenti attuali declinano le proprie responsabilità attribuendole ai predecessori, ma rimane la responsabilità oggettiva della Regione, come massima istituzione, che non è stata capace, nel suo complesso, di occuparsi adeguatamente e con professionalità di affrontare questo versante.
Bastava mettere in moto i due settimi dei 14,8 miliardi disponibili, pari a 4,2 miliardi, perché negli anni passati (2007-2008) tale somma immessa sul mercato avrebbe prodotto l’aumento di un punto di Pil, nonché avrebbe dato lavoro a oltre 5 mila persone. Si tratta di cifre rilevanti, cui si sarebbero potute aggiungere quelle del bilancio regionale, stornate dalla spesa corrente e girate alla spesa per investimenti. Inoltre si sarebbero aggiunte tutte le altre somme per investimenti destinate dallo Stato sempre per infrastrutture, ottenute con una forte pressione politica e di comunicazione. Infine, la Regione avrebbe potuto immettere sul mercato ulteriori risorse finanziarie, mettendo all’asta internazionale progetti di finanza per infrastrutture, in modo da attrarre l’interesse di gruppi, sol che fossero stati opportunamente sensibilizzati anche con un roadshow.
Sosteniamo ancora che la crisi non ha colpito la Sicilia perché c’era già una crisi strutturale, dovuta anche ad una mancata immissione nel circuito di risorse finanziarie disponibili. Paradossalmente questo è un momento favorevole, perché le altre regioni sono in difficoltà e hanno abbassato il loro livello. Dunque, vi è la possibilità di agganciarle. Ma occorre che Governo regionale e intera maggioranza facciano quadrato e marcino spediti sulla strada delle due “i”: infrastrutture e informatizzazione della Pa.
Brunetta mi diceva nell’ultimo forum, pubblicato sabato 9 maggio, che sta cercando di inserire nelle Reti amiche tutti i sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni, a qualunque livello, in modo da consentire ai cittadini, da Brunico a Capo Passero, di chiedere e ottenere telematicamente qualunque provvedimento amministrativo.
Realizzate le Reti amiche, i cittadini potranno accedervi o dal proprio pc, opportunamente abilitato, oppure dai totem installati negli sportelli di banche, poste, tabaccherie, ospedali, Caaf, imprese e così via. Tali totem sono chiamati nodi: i nodi delle Reti amiche .
Un programma ambizioso ma realizzabile, che il ministro della Pubblica amministrazione e innovazione vuole portare a termine tassativamente entro il 2012. Non si capisce il motivo per il quale la Regione non segua questo processo di modernizzazione e si adagi, invece, sull’acquiescenza e sul tran tran di tutti i giorni.
Anche questa è una grave carenza. Qui c’è bisogno di gente dinamica e volitiva, capace di correre a ritmo e di raggiungere obiettivi predeterminati in un tempo preciso, non in qualunque tempo. Il tempo è l’elemento che non abbiamo più. Qui da noi bisogna correre, di giorno e di notte, non perdersi dietro inutili giochini, portati avanti da stupidi uomini che hanno la ventura di occupare posti istituzionali. È indispensabile ritornare con urgenza ai valori del merito e della responsabilità, che comportino una grande qualità nel modo di operare, per puntare all’eccellenza.