Pmi sempre più insicure: crescono gli investimenti per “difendersi” - QdS

Pmi sempre più insicure: crescono gli investimenti per “difendersi”

Michele Giuliano

Pmi sempre più insicure: crescono gli investimenti per “difendersi”

giovedì 21 Maggio 2009

Da uno studio di Confcommercio emerge la percezione dell’aumento dei rischi legati alla criminalità. Impunità dei criminali e mancanza della certezza della pena, incubo per imprenditori

PALERMO – Crisi economica, riduzione dei consumi e difficoltà di accesso al credito. Già soltanto questi presupposti potrebbero radere al suolo un’impresa. Eppure, in Sicilia le aziende devono persino lottare con la macro e micro criminalità, cancro che davvero sembra difficile da potere estirpare al di là delle più ottimistiche notizie che oggi vengono divulgate e che parlano di una classe imprenditoriale che si ribella.

Il problema sostanziale adesso per le piccole e medie imprese siciliane si sposta sul binario della sicurezza secondo una ricerca fatta dalla Confcommercio, in collaborazione con Format. Per il 24,5 per cento delle Pmi negli ultimi due anni è peggiorato il livello di sicurezza. Due imprese su tre destinano in media il 2 per cento dei propri ricavi al sostegno dei costi per la sicurezza. Ciò implica che una quota rilevante dei margini lordi (tra il 10 e il 25 per cento) è destinata ad essere sottratta al reddito degli imprenditori o agli investimenti per spese connesse alla sicurezza e alla sopravvivenza stessa dell’attività.

Il 4,1 per cento delle imprese considera la possibilità di trasferire altrove la propria attività o di cederla a causa del rischio di rapine, furti o estorsioni. Tra le cause principali della criminalità, il 71,1 per cento degli imprenditori indica l’impunità dei criminali e la mancanza di certezza della pena, il 31,6 per cento l’immigrazione clandestina, il 22 per cento il degrado urbano e sociale, anche in termini di mancanza di infrastrutture.
Le forze dell’ordine (per il 33,3per cento delle Pmi) e le associazioni di categoria (per il 22,9 per cento) sono i soggetti che le imprese sentono più vicini nella lotta alla criminalità.
A fare gli “onori di casa” è stato il presidente di Confcommercio Palermo, Roberto Helg, che si è detto soddisfatto del numero crescente di imprenditori che hanno deciso di denunciare il racket. “Partendo da zero – ha aggiunto Helg – i risultati ottenuti sono notevolissimi. Il percorso però è ancora lungo e dobbiamo continuare ad insistere”. Helg ha poi sottolineato l’importanza di continuare sulla strada della legalità, senza la quale “non si va da nessuna parte”. 

Infine, il presidente della Confcommercio di Messina, riferendosi all’indagine presentata da Confcommercio, ha osservato che “la fiducia nelle forze dell’ordine è in forte crescita”. Per il responsabile Sicurezza del Pd, Marco Minniti, la sensazione di insicurezza testimonia che la questione della sicurezza non poteva essere risolta con un colpo di bacchetta magica solo perché cambiava la maggioranza di governo”.
“Molte sono le questioni ancora sul tappeto – ha sottolineato Minniti – dal controllo del territorio, che non si fa con l’uso di militari e ronde ma con il rafforzamento delle forze di polizia, all’immigrazione che viene considerata una questione criminale non comprendendo che senza una reale integrazione si spinge l’immigrato nelle mani della criminalità e nella clandestinità”.
“La sicurezza – ha concluso Minniti – non può essere affrontata con dei totem di carattere ideologico, che producono effetti rovesciati rispetto a quelli proclamati”.

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