L’Assemblea ha lavorato soprattutto sul fronte delle agevolazioni per l’accesso al credito. Non mancano misure di sostegno ai Confidi per il loro rafforzamento patrimoniale
PALERMO – La Regione finalmente sembra avere fatto contenti gli artigiani. Era da tanto che non si sentiva per il governo regionale l’apprezzamento della categoria e non si contavano anche così tante misure a sostegno del comparto. Sono 9 gli articoli di rilievo che si possono evincere proprio dalla manovra appena varata dall’Ars e tutti con contenuti che hanno il sapore del supporto al contrasto della crisi che in questi ultimi mesi si sta facendo sentire maggiormente per il settore in Sicilia.
Il Commissario dello Stato, ha impugnato 27 articoli della Finanziaria, ma ce n’è solo uno che riguarda quelli destinati alle imprese artigiane: quello attinente alla regolamentazione della previsione degli interventi per favorire le assunzioni delle imprese attraverso lo strumento del credito d’imposta, con una disponibilità previsionale di 80 milioni di euro.
Ma vediamo cosa prevede la Finanziaria per il settore. Si parte dal fatto che si risolve in via definitiva il problema dei contributi per le assunzioni delle imprese (quelle dell’ex articolo 9 della Legge Regionale 27/91) attraverso la rateizzazione o la cartolarizzazione, con una previsione di spesa pluriennale di circa 20 milioni di euro a carico della Regione. Oltretutto è stata regolamentato la previsione degli interventi per favorire le assunzioni delle imprese attraverso lo strumento del credito d’imposta, con una disponibilità previsionale di 80 milioni di euro.
La Regione ha anche allargato la sua attenzione rispetto alle Zone franche urbane, di cui si fa un gran parlare in Sicilia e che però l’iter sembra avere subito degli intoppi. Il governo siciliano ha previsto l’allargamento e il relativo finanziamento delle Zfu (che al omento sono state finanziate in Sicilia solo ad Erice e Gela), con agevolazioni a favore delle imprese.
Un altro articolo della Finanziaria prevede la costituzione di un Fondo Regionale di Garanzia per l’installazione di impianti fotovoltaici, ed ancora l’utilizzazione del Fondo Geremie per il micro-credito a favore delle piccole imprese. Non mancano neanche misure a sostegno dei Confidi, le casse di credito per le imprese artigiane: in questo caso si prevede il loro rafforzamento patrimoniale, con prestiti sub-ordinati per cui sono disponibili 50 milioni di euro per gli anni 2010-2013.
Spazio anche all’istituzione di un Fondo di Garanzia e Contro Garanzia, gestito da Artigiancassa, per prestiti garantiti dai Confidi in favore di imprese artigiane. C’è poi una nuova dotazione finanziaria a favore del Crias per il Fondo di Rotazione per prestiti in favore degli artigiani per 10 milioni di euro per ciascun esercizio finanziario dal 2010- 2014, attualizzabile facendo ricorso ai mercati finanziari. Infine l’Ars nella Finanziaria ha autorizzato a concedere alle imprese artigiane, proprio tramite la Crias, contributi in conto interessi per il ripianamento di esposizioni debitorie, con una dotazione finanziaria di un milione di euro.
“Le misure inserite nella finanziaria a sostegno dell’artigianato – dice il segretario regionale Cna Mario Filippello – costituiscono un importante sostegno ad un settore che rappresenta il cuore pulsante dell’impresa produttiva in Sicilia. Dopo anni di disinteresse da parte della Regione – aggiunge – finalmente registriamo un’importante inversione di tendenza. Adesso bisognerà lavorare affinché le norme inserite in finanziaria siano rispettate e applicate”. E per questo potrà essere giudice soltanto il tempo.
Unioncamere. Il comparto investito in pieno dalla crisi
PALERMO – Nella generale crisi delle imprese siciliane sembra che sia stato investito in pieno il mondo dell’artigianato. Lo dice Unioncamere che ha potuto constatare che c’è un preoccupante segno in passivo per le aziende del settore. In Sicilia sono 85 mila 148 le imprese operanti nell’artigianato sul totale delle 469 mila 340 operanti nell’Isola. Ebbene, nei primi tre mesi di quest’anno il comparto ha perso per strada 597 imprese. L’andamento negativo (-0,70 per cento) deriva da un alto numero di cessazioni (mille 938) e dal rallentamento sulle aperture (mille 341). Tengono invece le imprese costituite in forma di cooperativa. Nel periodo preso in considerazione dall’indagine, in Sicilia (come nel resto d’Italia) questa tipologia ha fatto registrare un saldo positivo di 51 unità, pari a una crescita trimestrale dello 0,49 per cento. A livello provinciale, le performance migliori della demografia delle imprese si sono registrate a Siracusa (tasso a +0,21 per cento), Catania (+0,15 per cento) ed Enna (-0,03 per cento). Segno meno per tutte le altre province siciliane. Fanalino di coda della classifica nazionale è Agrigento dove, tra iscrizioni (703) e cessazioni (mille 240), il territorio ha perso 537 imprese (-1,21 per cento).