Ieri convegno a Palermo organizzato da Tar, Consiglio degli avvocati e Ordine degli ingegneri. Gentile: “Agire in fretta perché rischiamo di non rendicontare le somme all’Ue”
PALERMO – “Abbiamo presentato un disegno di legge tampone, per risolvere al più presto i problemi nel settore degli appalti pubblici e dei contratti in Sicilia. Stiamo cercando di modificare i criteri di aggiudicazione, così come ci ha chiesto diverse volte la Commissione europea, perché rischiamo di non rendicontare le somme. Quindi, dobbiamo agire con una certa urgenza. Speriamo che nell’arco di quindici giorni si possa anche concludere l’iter, visto che già il Ddl è stata incardinato in Commissione. Gli emendamenti saranno presentati la prossima settimana ed entro la fine del mese la legge sarà sicuramente approvata”.
Con queste ottimistiche previsioni, l’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità, Luigi Gentile, è intervenuto a margine del convegno “L’ordinamento regionale degli appalti tra il titolo V della Costituzione e la nuova disciplina comunitaria”, organizzato dal Tar Sicilia, dal Consiglio degli avvocati di Palermo e dall’Ordine degli ingegneri di Caltanissetta, svoltosi ieri a palazzo dei Normanni.
Diverse le novità emerse nel corso dell’ incontro e che a breve pare verranno introdotte in Sicilia per regolamentare un settore ormai in crisi, soprattutto per la carenza di bandi.
Saranno modificati gli Urega (gli Uffici regionali per l’espletamento di gare per l’appalto di lavori pubblici), che si chiameranno Urpa e gestiranno non solo i lavori pubblici ma anche le forniture di beni e servizi. Si abbasserà la soglia minima per affidare a questi soggetti la gestione delle gare nei lavori pubblici: non più di un milione 250 mila euro, ma 750 mila euro. “Vi sono in atto ancora delle criticità- aggiunge l’assessore- nel sistema di aggiudicazione che si attesta a quel numerino famoso del 7 periodico. Stiamo cercando di modificarlo e di allinearlo al sistema nazionale”.
La questione dei contratti pubblici in Sicilia è stata approfondita nel volume edito da Maggioli editore “Il codice dei contratti pubblici in Sicilia” e scritto dai magistrati siciliani, Federica Cabrini, Maria Cappellano e Giuseppe La Greca. Che hanno voluto fornire una raccolta organica e sistematica delle disposizioni normative applicabili in materia di contratti nella Regione siciliana. Il volume è corredato da ampi riferimenti giurisprudenziali relativi alle questioni maggiormente dibattute in ambito regionale, trattate e risolte in via interpretativa, con l’intento di fornire ad amministratori ed operatori le risposte alle svariate questioni applicative.
“La ratio è di dare al lettore – riferisce Federica Cabrini – oltre alla conoscenza del testo normativo base, nazionale, il decreto legislativo 163/2006, un approccio con le norme regionali. In Sicilia c’è la potestà legislativa esclusiva con riferimento ai lavori pubblici, concorrente con riferimento agli appalti di servizi e forniture. Questo significa che concretamente l’operatore, tanto pubblico che privato, ogni volta si deve porre il problema di quale norma applicare: a) ordinamento comunitario; b) norma statale; c) legislazione regionale. Il libro vuole dare un chiarimento, offrendo una raccolta delle norme e poi una risposta concreta, individuando di volta in volta quale è la norma da applicare. In Sicilia servirebbe una semplificazione, perché ci sono leggi regionali assolutamente datate, come pure molte normette inserite in una Finanziaria piuttosto che in un’altra. In breve servirebbe una raccolta organica e un’abrogazione di leggi vecchie ed inutili”.
Vedremo se la Commissione per la semplificazione delle leggi all’Ars recepirà il messaggio.
Confartigianato mette le mani avanti: “Problemi per i ribassi nelle gare”
PALERMO – “Se verrà adottata in toto la legge nazionale sugli appalti sorgerà sicuramente un problema legato ai ribassi nelle gare d’appalto – riferisce Vincenzo Mirisola, presidente Anaepa Confartigianato Sicilia-. Perché i ribassi attualmente vigenti si attestano tutti alla stessa percentuale, quindi l’aggiudicazione viene eseguita tramite sorteggio. Sarebbe opportuno mantenere la legge regionale, apportando una piccola modifica in modo tale da evitare che le imprese facciano tutte lo stesso ribasso”.
“Noi non chiediamo – aggiunge Mirisola – che venga applicata la normativa nazionale, poiché con questa i ribassi aumenterebbero fino al 30 per cento, se non addirittura oltre, creando un forte danno alle imprese ed all’economia dell’Isola. Un ribasso così elevato porterebbe certamente alla chiusura o al fallimento di molte aziende siciliane, incentivando il lavoro nero e inficiando le normative sulla sicurezza”.
Infine, Mirisola auspica l’apertura di un tavolo con il governo regionale.