Sindaci terrorizzati dai costi standard - QdS

Sindaci terrorizzati dai costi standard

Carlo Alberto Tregua

Sindaci terrorizzati dai costi standard

venerdì 04 Giugno 2010

Lotta agli sprechi, spinta allo sviluppo

I sindaci meridionali, compresi quelli siciliani, sono terrorizzati dall’annuncio che nei prossimi mesi verrà approvato il decreto legislativo conseguente alla legge 42/09 sul federalismo fiscale, nel quale saranno elencati in bell’ordine i costi standard e gli standard di efficienza. Essi riguarderanno i comportamenti e le spese delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli, prendendo a modello i costi virtuosi, cioè quelle branche amministrative che riescono a rendere il miglior servizio ai cittadini con le spese più basse.
Per tutte, prendiamo l’esempio della sanità toscana, di cui tutti i cittadini esprimono soddisfazione per la sua qualità, e che è riuscita a chiudere il bilancio 2009 con un avanzo di 14,3 mln €, mentre la Sicilia ha chiuso con un disavanzo di 237 mln €.

Perché i sindaci sono terrorizzati dai costi standard? La risposta è semplice. Lo Stato trasferirà agli enti locali importi finanziari per coprire i servizi determinati appunto nel modo virtuoso. Se un sindaco per produrre un determinato servizio spende di più perché la sua organizzazione è inefficiente dovrà reperire al proprio interno la differenza di risorse e segnatamente dovrà gravare sui propri cittadini con maggiori imposte che serviranno non tanto ai servizi, quanto alla inefficiente organizzazione.
Dunque, i sindaci saranno costretti a formulare i Piani industriali – che, ricordiamo, non sono una peculiarità delle imprese ma servono a qualunque forma di organizzazione, anche pubblica – ed eliminare il personale superfluo, trattenendo solo quelle figure professionali indispensabili alla produzione del servizio medesimo.
La conseguenza è che viene potato il sistema clientelare, perché oggi molti sindaci, per propria o altrui responsabilità, si trovano ingolfati di personale che non gli serve, ma che ha messo dentro per favorire sé stesso o i propri amici.
Un sistema clientelare che non regge più in conseguenza dello stravolgimento dell’ultimo patto di stabilità che obbligherà i sindaci alla resa dei conti.

 
La diminuzione del clientelismo per molti sindaci beceri comporterà l’inizio della fine della loro carriera politica, perché non sono stati capaci (e forse non sarebbero capaci) di chiedere il consenso su progetti di alto profilo, avendolo basato sullo scambio tra voto e favore. Mentre i sindaci intelligenti, capita l’antifona, si preoccuperanno di formulare progetti di sviluppo su cui fare confluire le risorse recuperate dal taglio degli sprechi.
Il versante delle risorse, nonostante le stupide lamentazioni, è enorme. La Regione e gli enti locali siciliani possono usufruire di decine di miliardi europei, statali, regionali e locali. Solo che non hanno progetti per spenderli. Ma, peggio ancora, le procedure viaggiano con la lentezza della diligenza e dunque si spreca il fattore più importante, cioè il tempo, che invece dovrebbe essere utilizzato al massimo, per cominciare a tentare di diminuire il divario con i Comuni del Nord.

Lo sviluppo. Ecco di cosa dovrebbero occuparsi i sindaci. Non certamente trasformando le loro amministrazioni in imprese, ma creando le condizioni perché le attività produttive dei versanti economici (artigianato, agricoltura, industria, commercio, servizi, turismo e via elencando) possano trovare un terreno fertile alla loro crescita. E perché ciò avvenga, le porte telematiche di ogni amministrazione dovrebbero essere spalancate, fornendo atti amministrativi e risposte in tempo reale a chiunque voglia intraprendere un’attività economica. Anzi, addirittura promuovendole e spingendo nella direzione dell’incrocio fra domanda e offerta di lavoro.
La questione paradossale della Sicilia è che vi sono decine di migliaia di precari pubblici, i quali inseguono un’indennità, non un lavoro, perché se cercassero il lavoro lo troverebbero. Il QdS pubblica settimanalmente elenchi di centinaia di figure professionali richieste dalle imprese. Figure professionali che non si trovano.
Sindaci, non tremate più. Ribaltate il vostro modo di funzionare, mettete il servizio ai vostri cittadini come primo punto all’ordine del giorno. Un servizio fatto di atti e azioni. Relegate nel dimenticatoio le promesse vuote e le inutili parole.

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