Ecomafia 2010: la Sicilia tra le cinque regioni più vessate - QdS

Ecomafia 2010: la Sicilia tra le cinque regioni più vessate

Ecomafia 2010: la Sicilia tra le cinque regioni più vessate

martedì 08 Giugno 2010

Presentato venerdì a Roma il dossier di Legambiente con i numeri della criminalità ambientale. Impennata nelle infrazioni nel ciclo dei rifiuti, nell’Isola un reato al giorno

ROMA – Ogni ora in Italia vengono accertati tre reati ambientali. Settantotto al giorno, 28.000 all’anno. Sono le cifre del rapporto Ecomafia 2010, presentato da Legambiente nella capitale venerdì scorso. Un giro d’affari per i clan pari a venti miliardi di euro all’anno. Una holding, quella delle mafie, solida e potente che minaccia il futuro del Paese sottraendo preziose risorse all’economia legale.
Il dossier è stato elaborato sulla base dei dati raccolti dall’attività di tutte le Forze dell’ordine e di Polizia giudiziaria. Secondo i numeri pubblicati sono aumentati gli arresti (+43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316) e gli illeciti accertati (28.576 oggi, 25.776 lo scorso anno). In salita del 33,4% le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) e dell’11% i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737).
Nello specifico, il rapporto registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463). 
Le regioni del Sud sono lo scenario in cui avvengono i maggiori stupri ambientali al territorio. La Sicilia si conferma tra le regioni più saccheggiate dalla criminalità organizzata per ciò che concerne l’illegalità ambientale. Quest’anno si piazza al quinto posto con 2.530 infrazioni accertate. Al primo posto rimane stabile la regione più maltrattata dalla Camorra: la Campania, dove avvengono il 17% delle infrazioni accertate (4.874 in quest’ultimo anno). Secondo posto per il Lazio (3.469 infrazioni), terzo per la Calabria (2.898) seguita dalla Puglia (2.674). La Liguria si conferma come lo scorso anno, quale prima regione del Nord Italia con il maggior numero di reati (1.231).
Nel ciclo dei rifiuti, dove è stato registrato un significativo aumento dei reati accertati, la Campania si conferma in testa alla classifica con 810 infrazioni (15,5% del totale nazionale), seguita da Puglia (735 reati) e Calabria (386). Al quarto posto si piazza la Sicilia con 364 infrazioni, al quinto la Toscana (327). Il Piemonte, all’ottavo posto, è la prima regione del Nord con 270 reati.
“Quello dei rifiuti – scrive Roberto Saviano nella prefazione del dossier – è diventato uno dei business più redditizi che negli anni ha foraggiato le altre economie, come per il narcotraffico, i profitti dell’ecomafia vengono poi utilizzati dalle organizzazioni criminali per accumulare capitali con cui poi entra in altri settori, come negozi, proprietà immobiliari, trasporti”.
Dati allarmanti quindi che spingono Legambiente a lanciare un ultimatum alle istituzioni. “C’è sempre più bisogno di una legge del codice penale – ha detto il vicepresidente dell’associazione, Sebastiano Venneri – che si occupi in maniera specifica di delitti contro l’ambiente”.
Dello stesso avviso anche il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, che ha partecipato alla presentazione del dossier: “la legge che vorrei proporre – spiega Grasso – aiuterebbe a tutelare meglio l’ambiente. Ad esempio, al di là delle sanzioni penali e quelle pecuniarie, bisognerebbe prevedere la non punibilità per quell’imprenditore che ripristinano i danni provocati all’ambiente”.
“È necessaria – ha scritto Napolitano nel messaggio inviato a Legambiente – un’azione di contrasto che dev’essere sempre più incisiva, attraverso il ricorso a nuove tecnologie di rivelazione e l’adeguamento del quadro normativo al rapido evolversi di un fenomeno criminale in forme sempre più sofisticate e aggressive”. Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che non ha preso parte all’evento afferma che “il Governo sarà in prima linea in questa battaglia. Stiamo varando misure legislative per aggravare le pene per i reati ambientali”.
 

 
Gestione dei rifiuti in Sicilia “in ritardo di dieci anni”
 
ROMA – Si è parlato molto anche dell’Isola in occasione della presentazione del dossier Ecomafia 2010. Il senatore Vincenzo De Luca, in Commissione Rifiuti, arriverà in Sicilia nelle prossime settimane per una serie di audizione sulla gestione dell’immondizia nella regione. Le premesse non sembrano buone. “Altro che emergenza Campania – ha dichiarato De Luca -, in Sicilia può accadere qualcosa di molto peggiore. In una regione in cui sono stati già spesi più di 1,8 miliardi di euro per commissari ad acta”. Roberto Pennisi, della Direzione nazionale antimafia, ha parlato di  un’ecomafia degli appalti nella gestione dei rifiuti siciliani. I clan utilizzano due maniere per infiltrarsi nel business: tramite la turbativa d’asta o l’entrata di imprenditoria mafiosa in società miste con partecipazione pubblica. Per Mimmo Fontana, presidente Legambiente Sicilia, il caso siciliano rappresenta un fallimento di modello economico: “il sistema commissariale in atto dal 1999 è stata una vera sconfitta”. Dal 2001 al 2007 il commissario straordinario Cuffaro ha portato la raccolta differenziata dal 3 al 6%. Accantonati i progetti dei  termovalorizzatori, la nuova riforma dei rifiuti arriva con 10 anni di ritardo rispetto alle altre regioni. “Forse – afferma Fontana – riusciremo a raggiungere il 20% di raccolta differenziata nel 2015, ben tre anni dopo il termine”.

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