Il ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato nuove ricerche nella costa tra Sciacca e Selinunte. L’associazione ambientalista espone i possibili rischi per il tratto di mare protetto
PALERMO – “Siamo fortemente contrari alle perforazioni legate alle ricerche di idrocarburi nel tratto di costa compreso tra Sciacca e Selinunte”. Questa la posizione dell’associazione Italia Nostra, che in un comunicato, del presidente Leandro Janni, esprime contrarietà evidenziando il grave pericolo ambientale derivante dalle indagini sismiche.
Tutto è iniziato lo scorso aprile, dopo la pubblicazione di un avviso, a firma della società San Leon Energy, relativo a una richiesta di “Pronuncia di compatibilità ambientale” al ministero dell’Ambiente ed al ministero dei Beni Culturali, per la “registrazione di una campagna sismica 3D di circa 100 km quadrati” al largo “delle coste di Marsala (distante fino ad un minimo di 1 km)”. Un atto collegato al permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, classificato con il numero D352-Cl-Sr e concesso nel gennaio 2009 dal ministero dello Sviluppo Economico alla San Leon Energy, un’azienda che opera a livello internazionale.
La concessione offshore riguarderebbe l’area in cui ricade il già noto pozzo denominato “Narciso”, nel brano di mare compreso tra l’Area marina protetta delle Egadi e la Riserva dello Stagnone. In questo luogo la presenza di petrolio fu accertata dall’Eni già nel 1986, ma l’estrazione risultò antieconomica. Negli anni Novanta il sito fu abbandonato in seguito alla scadenza della concessione. L’utilizzo del pozzo, con l’installazione di piattaforme petrolifere a mare, la perforazione del fondale da trivellare fino a quote di almeno 700-800 metri e l’estrazione del greggio, sembra, alla luce del prezzo odierno del greggio, tornato ad essere un affare.
“Considerata l’ubicazione e le correnti marine che in quel punto vanno da Marsala verso le Isole Egadi, è logico e immediato pensare che qualsiasi ricerca o trivellazione dei fondali arrecherà disturbo e offesa ai delicati equilibri ambientali dell’area marina e della riserva naturale, protette per legge. Basterà – chiede Italia Nostra – l’ovvietà di questa constatazione ad impedire la pronuncia di compatibilità ambientale?”.
Quello che risulta incredibile, per l’associazione ambientalista, è “il tempismo e l’impegno del Governo italiano nell’autorizzare il progetto, in coincidenza con il drammatico, devastante disastro del Golfo del Messico e in controtendenza con il fatto che già da tempo si sta discutendo di moratoria alle piattaforme per tutto il Mediterraneo. Un mare sulle cui acque già si muove il 30% di traffico legato al petrolio e dove, secondo gli esperti, se dovesse verificarsi un incidente, assisteremmo ad una vera e propria catastrofe ecologica”. L’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha dichiarato, di recente, che dal momento che “il Mediterraneo ha un ricambio modestissimo, essendo un bacino chiuso, un eventuale incidente avrebbe conseguenze devastanti”. Il ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato in Sicilia, alla San Leon Energy, ben tre concessioni, tutte nelle coste della province di Agrigento e Trapani: oltre all’area già descritta ve n’è una seconda situata più al largo, a Sud-Ovest della precedente; mentre la terza, ancora più grande (quasi 500 km2), è alquanto vicina alla costa, in prossimità di Selinunte e si estende fino a Sciacca.
Italia Nostra, insieme ad altre associazioni, si sono costituite in un comitato denominato “Stoppa la piattaforma”. Il comitato si sta occupando di sollecitare le istituzioni pubbliche e i cittadini alla salvaguardia del territorio e alla tutela dei beni culturali e ambientali, impegnandosi, entro la scadenza del 24 giugno, a presentare al ministero dell’Ambiente documentate istanze, osservazioni e opposizioni. L’on. Fabio Granata, vice presidente della commissione nazionale Antimafia, chiede al Governo regionale “di vigilare anche sulle autorizzazioni di piattaforme petrolifere. Costruiamo una Sicilia consapevole e innovativa attraverso la difesa del territorio e del paesaggio e contro i potentati economici”.