Secondo un’indagine di Legambiente molta frutta italiana risulta contaminata da insetticidi e fungicidi. Disturbi cronici e a lungo termini soprattutto per bambini e persone anziane
PALERMO – Pesticidi nel piatto? Succede anche in Sicilia. Eclatante il caso dell’uva bianca. Secondo i dati diffusi da Legambiente, è stato rilevato in un campione di grappoli d’uva siciliani un numero cospicuo di pesticidi. Ben 9 diversi residui di pesticidi, si tratta di fungicidi e insetticidi . Un campione da record, facendo un breve bilancio: 5 diversi residui chimici in un campione di pere analizzato in Campania, 6 in un campione di vino del Friuli Venezia Giulia. La Sicilia, insomma, batte tutti a colpi di pesticidi.
Dunque, se nell’Isola non si registrano irregolarità, non si può dire altrettanto dei multo residui: è aumentato di circa il 10% il numero di campioni con più e diversi residui chimici rilevati e i cui effetti sinergici sulla salute dell’uomo e sull’ambiente andrebbero adeguatamente verificati attraverso opportuni studi scientifici.
Dando uno sguardo complessivo ai dati, emerge che è sempre la frutta a presentare la più alta percentuale di campioni multi residuo (26,4%). Il 45% delle pere, il 43,8% dei campioni di uva, il 40,9% delle fragole hanno più di un residuo, mentre gli agrumi, piccoli frutti e l’uva sono da segnalare anche per la più alta percentuale di irregolarità riscontrate.
“Nonostante gli sforzi tesi a una riduzione dell’uso della chimica di sintesi in agricoltura, – commenta Legambiente – la quantità di residui di pesticidi rilevati nei campioni di ortofrutta e derivati, analizzati anche quest’anno dai laboratori pubblici italiani, risulta elevata. Rispetto allo scorso anno, le analisi hanno evidenziato una maggiore presenza di campioni multi residuo”.
Ecco quali possono essere i rischi. Ce lo spiega Legambiente. L’esposizione diretta o indiretta delle persone e dell’ambiente a tali sostanze può avere effetti negativi, quali disturbi cronici e a lungo termine, particolarmente preoccupanti nei bambini, nelle persone anziane e nei lavoratori esposti spesso a tali sostanze. Sul piano ambientale possono essere causa di contaminazione dell’acqua, dell’aria o del suolo. Le molecole chimiche delle miscele possono disperdersi nell’aria e colpire l’organismo non bersaglio. Inoltre, raggiungendo le falde acquifere o penetrando nel suolo possono provocare danni alle vegetazioni spontanee o agli insetti utili. Per i piccoli mammiferi o gli insetti, infatti, queste molecole chimiche sono spesso molto tossiche.
E che fine ha fatto l’uso sostenibile dei pesticidi previsto dal Sesto programma d’azione per l’ambiente, adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio il 22 luglio 2002? Se da una parte la normativa vigente ha portato ad un maggiore controllo delle sostanze attive impiegate nella produzione dei formulati e se l’armonizzazione europea dei limiti massimi di residuo consentito (LMR) negli alimenti, intervenuta nel 2008, ha rappresentato senz’altro un importante passo in avanti, rimangono dei punti oscuri. La normativa, infatti, almeno per il momento, non si esprime rispetto al cosiddetto multi residuo cioè, al quantitativo di residui che si possono ritrovare negli alimenti e la definizione stessa dei limiti di massimo residuo (LMR) si basa solo sui singoli residui.
La ricerca per progettare macchine irroratrici sempre più efficienti
Palermo – Promuovere la ricerca scientifica per chiarire i rischi per l’uomo e per l’ambiente legati all’uso di queste sostanze, ma anche la progettazione di macchine irroratrici sempre più efficienti, che consentano di limitare la dispersione di questi prodotti per lo più tossici, sono le proposte del dossier di Legambiente. “L’agricoltura italiana in questi anni, nel quadro della scelta di “qualità” che è l’unica che può garantire la sopravvivenza stessa degli agricoltori, ha fatto importantissimi sforzi rivolti al raggiungimento dell’uso sostenibile dei pesticidi”. Lo sostiene l’associazione ambientalista, che però denuncia: “I dati pervenutici anche quest’anno dagli enti preposti all’analisi dei prodotti alimentari che raggiungono le nostre tavole provenienti anche dall’estero, sottolineano quanto ancora lavoro ci sia da fare rispetto ai rischi annessi all’azione combinata di più principi attivi, in particolare di quelli che più frequentemente vengono utilizzati in sincrono o che sono miscelati”.