Relazione della “Consigliera di Parità”, Mariella Crisafulli: sullo Stretto il 30% di donne senza lavoro. Le tre province nei primi 5 posti in Italia, ma il problema riguarda tutta la Sicilia
PALERMO – La disoccupazione femminile continua ad essere un grave problema per il mercato del lavoro siciliano, e le conseguenze ricadono sull’intera rete sociale del territorio isolano.
Dati estremamente preoccupanti emergono dalla relazione della “Consigliere di Parità” della commissione Pari opportunità della Provincia di Messina, Mariella Crisafulli: nella sola provincia messinese il tasso di occupazione femminile si attesta ad appena il 29,2%. Ma non è soltanto la città dello Stretto a soffrire di questa piaga che sembra essere insanabile. Il capoluogo messinese si classifica, insieme ad Enna e Palermo, tra le tre province siciliane che spiccano tra i primi cinque posti in Italia per numero di disoccupati donne. Un primato, quindi, per la regione siciliana, che si pone in termini fortemente negativi e mostra in tutta la sua crudezza la gravità della condizione delle donne in primis, e dei giovani in generale, alla ricerca di un posto di lavoro.
Ancora, tra il 2007 e il 2008, la disoccupazione femminile è aumentata di quasi il 5 %, senza contare le donne che, dopo parecchio tempo speso nella ricerca della prima occupazione, hanno preferito desistere. Se, infatti, in alcuni settori si registra un incremento della quota femminile, e precisamente negli ambiti legati alla cura della persona, aumento addebitabile alla presenza di lavoratrici, soprattutto extracomunitarie che svolgono il ruolo di badanti, colf o bambinaie, si deve al contempo annotare un sensibile calo nel settore dell’agricoltura (sono stati persi dal 2007 al 2008 circa mille e 200 posti e di questi il 40 % era costituito da manodopera al femminile), nel turismo e nei servizi, nonché nella scuola (con una percentuale di disoccupazione femminile di oltre il 70 %).
Migliaia di posti di lavoro che andranno perduti, e tante famiglie che dovranno subire ulteriori disagi per la mancanza di introiti spesso ridotti, ma comunque indispensabili per il bilancio familiare, nonché, per le giovani coppie, l’impossibilità di crearsi un futuro autonomo e indipendente dalla famiglia di origine, e, ancora di più, di “pensare” ad una possibile maternità. Uno dei momenti fondamentali nella vita di una donna, quello della maternità, viene oggi sempre più rimandato nel tempo, prima per la difficoltà a crearsi un nucleo familiare proprio, poi per la mancanza di certezze economiche che permetteranno di garantire al futuro nascituro un tenore di vita dignitoso.
“È una crisi che pesa sostanzialmente sui giovani – spiega Tonino Genovese, segretario generale della Cisl di Messina – e che è in atto dal 2006. I settori più in crisi sono quelli dell’agricoltura e dei servizi. Quest’ultimo un settore, se consideriamo la vocazione turistica del nostro territorio, che ha grandi potenzialità non sfruttate. Messina sta diventando una città di anziani, di non lavoratori. Il futuro è gravemente compromesso. Sosteniamo da più di un anno che nel nostro territorio l’industria più forte è quella dell’emigrazione dei nostri giovani. E i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro e lo sviluppo sociale prodotto su Messina fotografano esattamente questa condizione”.
MESSINA – La crisi del mercato del lavoro investe sempre più il mondo dei giovani, senza distinzioni di sesso. Dai dati forniti dalla relazione della “Consigliera di Parità”, Mariella Crisafulli, emerge un quadro estremamente sconfortante: la partecipazione dei giovani al mercato del lavoro locale è estremamente bassa (circa il 21 % per le donne giovani, quasi il 30 % per gli uomini), confermando che le nuove generazioni restano ancora una componente debole e marginale nel mercato del lavoro.
“Pur trovandoci in presenza di una forza lavoro qualificata – si legge nella relazione – possibilmente in possesso di un titolo di studio medio-alto (medici, ingegneri, creativi, ricercatori, architetti, etc), l’assenza di lavoro porta con sé la conseguenza del grave fenomeno della migrazione giovanile, producendo un ulteriore impoverimento culturale del territorio”. Un’ulteriore conferma è data dal rapporto BankItalia del 2008, che rivela come nello stesso anno siano andati via dalla città quasi tremila messinesi, in gran parte giovani laureati, per una media di circa di 8 persone al giorno. Dati che riguardano la città di Messina ma che, purtroppo, è possibile generalizzare a tutto il territorio isolano. (mg)