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Consumi delle famiglie: in Sicilia la spesa media più bassa d’Italia

Massimo Mobilia

Consumi delle famiglie: in Sicilia la spesa media più bassa d’Italia

giovedì 08 Luglio 2010

Rapporto Istat sulla quantità e le abitudini di spesa degli italiani nel 2009: calo dell’1,7%. Nell’Isola si spendono 1.700 euro al mese. Tanasi: “Povertà destinata a crescere”

PALERMO – L’Istat ha reso noti gli ultimi dati sui consumi delle famiglie italiane dove, oltre a rilevare un costante calo sul tutto il territorio nazionale, è emerso un segnale negativo per la nostra regione: la Sicilia ha la spesa media mensile più bassa d’Italia.
Nel 2009, infatti, la nostra regione è stata il fanalino di coda nella spesa media mensile per famiglia con 1.721 euro, mentre in Italia il dato è pari, in valori correnti, a 2.442 euro, inferiore a quella dell’anno precedente dell’1,7 %. La Lombardia è risultata la regione con la spesa media mensile più elevata (2.918 euro), seguita da Veneto (2.857) ed Emilia Romagna (2.799). 
Sul rapporto Istat e sul dato critico siciliano è intervenuto, Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons che ha detto: “Con un’inflazione a questi livelli e con i dati disarmanti sul calo della spesa nell’Isola, aumenterà di certo il numero delle famiglie in stato di povertà, raggiungendo livelli record. Il Governo, se vuole evitare una vera e propria sciagura – ha continuato Tanasi – deve decretare lo stato di “emergenza prezzi”, e intervenire con ogni strumento idoneo a contenere la crescita dei prezzi e delle tariffe, per stimolare gli acquisti e intervenire fattivamente sull’emergenza lavoro, diventata ormai una vera piaga sociale”.
Tornando ai valori nazionali, la variazione in calo dell’1,7 % incorpora sia la dinamica inflazionistica (nel 2009 l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività è stato, in media, dello 0,8 %) sia la diminuzione del valore del fitto figurativo (-1,1 %), pertanto la riduzione della spesa media mensile per consumi in termini reali appare alquanto significativa. Andando a vedere, nel dettaglio, i valori di spesa per differenti tipologie di consumi, è diminuita del 3 % rispetto al 2008, la spesa media per generi alimentari e bevande (461 euro al mese).
In questo caso, la percentuale di famiglie che ha dichiarato di aver diminuito nel 2009 la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati, rispetto all’anno precedente, è stata pari al 35,6 %. La contrazione osservata a livello nazionale, però, è stata fortemente influenzata da quella registrata nel Mezzogiorno, dove dai 482 euro del 2008 si è scesi ai 463 del 2009.
La spesa non alimentare, invece, è rimasta stabile e pari a 1.981 euro mensili. Tra gli altri prodotti, è diminuita la spesa per servizi sanitari, tabacchi, comunicazioni, mentre è aumentata la spesa per combustibili ed energia, che si è associata ad un periodo invernale particolarmente lungo e rigido. La diminuzione della spesa per servizi sanitari, in particolare, è stata maggiore nelle regioni del Nord, mentre quella per le comunicazioni si è notata sia al Nord che nel Mezzogiorno, anche a seguito della diminuzione dei prezzi relativi ad apparecchiature e materiale telefonico.
Si è mantenuta, infine, la diminuzione della spesa per tabacchi, dovuta anche alla riduzione della percentuale di famiglie che li acquista, stabile in tutte le ripartizioni geografiche.
 

 
Coldiretti: 9 italiani su 10 non rinunciano alla qualità
 
ROMA – Al calo dei consumi rilevato dall’Istat sembra, però che il consumatore italiano non riseca a rinunciare al prodotto alimentare di qualità. È emerso dall’analisi fatta dalla Coldiretti sui dati della spesa per consumi delle famiglie italiane nel 2009, dove è stato rilevato che, quasi 9 su 10, quindi l’87 %, non hanno rinunciato a prodotti alimentari di qualità nonostante le difficoltà economiche.
“La percentuale di famiglie – rileva la Coldiretti – che ha dichiarato di aver diminuito nel 2009 la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all’anno precedente è pari al 35,6 % e, tra questi, il 63 % ha dichiarato di aver diminuito solo la quantità, mentre solo il 15 % di aver ridotto, oltre alla quantità, anche la qualità. La ricerca della qualità rimane, quindi, una priorità anche in periodi di crisi, per effetto della necessità di garantirsi cibi sicuri di fronte al ripetersi degli scandali alimentari”.
Per il presidente Sergio Marini, invece, “si specula sulla gente che in una situazione di difficoltà economica si rivolge a prodotti anonimi di basso costo che non offrono garanzie di sicurezza e genuinità”.

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