CATANIA – Antonino Recca è stato recentemente riconfermato Rettore dell’Università di Catania per altri quattro anni. Con lui abbiamo parlato dei tanti i problemi dell’Ateneo.
I suoi detrattori dicono che la sua vittoria era annunciata grazie ai suoi appoggi politici. Lei che ha sempre vantato un elettorato contento del suo operato, cosa ne pensa? Crede che la politica possa determinare da sola l’elezione di un Rettore?
“Una vittoria “pressoché annunciata” è figlia legittima di un ampio consenso e della sostanziale approvazione di quanto è stato collegialmente fatto. Di qui, i 1.172 voti (73,3%) attribuitimi. L’Università e il Rettore devono essere neutrali, autorevoli e autonomi dalla politica, con la quale, comunqueoccorre dialogare perché presente in tutte le istituzioni”.
Alto il numero delle schede nulle e bianche, ben 198, oltre ai 177 non votanti solo tra docenti e rappresentanti degli studenti. è il segnale di un gruppo che si è sentito tradito dal suo primo mandato?
“Per la maggioranza assoluta erano necessari 1.008 voti e ho avuti 1.172 (65,2%,) direttamente al primo turno. A nessuno degli altri candidati sono andate le preferenze derivanti dalle schede bianche e nulle. Parte di tali schede potrebbero avere la valenza, di segnali rivoltimi da chi ha criticato alcune mie scelte, tacciandomi di “decisionismo”, da un canto, e di un’eccessiva ricerca di mediazione dall’altro. Critiche contrapposte, dunque, dalle quali traggo la conferma che un buon lavoro deve mirare a trovare un giusto equilibrio fra le molteplici istanze che caratterizzano il complesso sistema universitario”.
Due i grandi assenti nella scorsa campagna elettorale: i ricercatori e i docenti a contratto. Il problema del precariato è radicato un po’ in tutte le Università. Qual è la sua ricetta per risolvere il problema, cosa è stato fatto finora?
“Per i collaboratori a contratto e i precari catanesi abbiamo curato e realizzato, primi tra le Università italiane, i processi di stabilizzazione nelle forme consentite dalla normativa e dato avvio alle pubbliche selezioni per titoli ed esami (in parte già realizzate) onde stipulare contratti a tempo determinato di durata triennale o quinquennale. Il nostro Ateneo è stato inserito fra i “virtuosi”, unico in Sicilia a rientrare nel limite di spesa, cosicché, ha ottenuto cofinanziamenti del Miur per reclutamento di 52 ricercatori”.
La legge 133 ha tagliato i fondi alle università, quali saranno le novità in previsione di una minor quantità di denaro a disposizione?
“Durante gli ultimi tre anni c’è stata una crescita qualitativa della ricerca scientifica a Catania, anche se il quinquennio 2009-2013 annuncia nuove difficoltà. La “virtuosità” acquisita dal nostro Ateneo ci permetterà di compensare, almeno per l’anno 2009, la perdita sui finanziamenti, ma non sarà così negli anni successivi. Intanto bisognerà fare di necessità virtù. La crisi economico-finanziaria rende necessario tagliare le spese.
“Particolare attenzione è stata riservata alla riorganizzazione dei corsi di studio, la cui riduzione nel numero deriva dall’applicazione delle norme ministeriali. Il taglio interesserà 20 corsi, 7 dei quali a partire dal prossimo anno accademico. Saranno ridotte le sedi decentrate e risolte le convenzioni con i Consorzi universitari.
Farmacia: qual è la situazione? L’Ateneo ha delle responsabilità? Quando gli studenti potranno riavere i laboratori? Il parziale dissequestro dell’edificio 2 è una vittoria dell’Ateneo che sostiene di avere poche responsabilità a riguardo?
“L’Ateneo è parte offesa e sta fornendo ogni collaborazione. Gli accertamenti dei periti del Gip e l’ordinanza di dissequestro, pur con la riserva per i locali seminterrati, non lasciano dubbi e come dice il Gip Antonino Fallone, qui “non sussistono più situazioni di pericolo per la salute pubblica.
“Riguardo ai laboratori si pensa di ricorrere anche alle finanze regionali dei PON e dei POR. Intanto la facoltà di Farmacia ha destinato 100 mila € per i propri tesisti, il Consiglio di amministrazione ha deliberato uno stanziamento di 200 mila € per interventi economici a favore dei tesisti, dei dottorandi e degli assegnisti di ricerca che, data l’indisponibilità dei laboratori dell’edificio 2 della Cittadella, devono continuare la propria ricerca altrove sia in Italia che all’estero”.