Annullata l’annunciata riunione dei coordinatori del Popolo della Libertà. “La mozione di censura di Pdl e Udc non è una cosa seria”
Catania – Lo scontro politico siciliano si infiamma sempre più in uno scenario complessivo che dire confuso è poco. Un esempio è la riunione dei coordinatori del Popolo della Libertà prima annunciata e poi annullata (e non è la prima volta che accade negli ultimi mesi). Episodio sul quale il presidente della Regione Siciliana ha preferito sorvolare. “Non compete certo a me – ha detto Raffaele Lombardo ai giornalisti durante un incontro catanese a mattinata inoltrata – rilasciare dichiarazioni sugli slittamenti dell’agenda Pdl”.
Lombardo è apparso sereno a pochi giorni da un voto, quello per il rinnovo del Parlamento Europeo, che potrebbe risultare decisivo per i destini del suo Movimento per l’Autonomia. “Arriveremo attorno al 6% – ha dichiarato – perché la gente sta capendo che siamo noi i veri difensori degli interessi diffusi, non i partiti centralisti che prendono ordini da Roma su qualsiasi argomento”.
Certo la situazione in Sicilia è tesissima, anzi, la guerra fra Mpa, Pdl e Udc è ormai aperta e senza esclusione di colpi, tanto che Lombardo auspica al più presto “un chiarimento diretto con il premier”. “La dichiarazione del presidente Silvio Berlusconi, che apre al dialogo e al confronto, ha continuato il presidente della regione, mi induce a fare precedere la decisione al dialogo e al confronto con il premier”.
Che, dal canto suo, in questo momento è impegnato a districarsi fra gli schizzi di fango della vicenda Noemi Letizia, che sta avendo una inaspettata onda lunga in grado di metterlo quantomeno in forte imbarazzo. Difficile che lo scandalo abbia ripercussioni serie sul risultato delle europee, ma di sicuro qualche scalfitura la corazzata Pdl la sta riportando. Il che non è male per Lombardo, pronto ad intercettare il consenso di qualche berlusconiano pentito.
Quanto alla mozione di censura che Pdl e Udc avrebbero intenzione di presentare fra qualche giorno all’Ars (il prossimo 4 giugno), Lombardo ha liquidato la mossa (che ancora deve comunque concretizzarsi) come “una cosa ben poco seria”, sfidando invece gli avversari, perché tali ormai sono gli ex alleati, a presentare una vera mozione di sfiducia corredata di dimissioni. “E se non hanno i numeri, qualche deputato glielo posso anche prestare io”, ha ironicamente sottolineato.
Lombardo ha poi toccato il tasto dolentissimo di Palermo, capoluogo siciliano ormai in ginocchio. Ieri vi sono stati disordini e sono stati dati alle fiamme alcuni dei tantissimi cassonetti della spazzatura colmi da giorni e giorni. Alla domanda se Cammarata sia un sindaco a rischio, il presidente ha risposto che “più che altro è Palermo ad essere una città a rischio, anche igienico sanitario”.