Poli energetici, l’aria s’avvelena - QdS

Poli energetici, l’aria s’avvelena

Rosario Battiato

Poli energetici, l’aria s’avvelena

giovedì 04 Giugno 2009

Ambiente. La situazione nelle aree industriali.
I dati. Nonostante gli annunciati investimenti delle aziende dei maggiori siti industriali, peggiora la qualità dell’aria nelle zone di loro prossimità. Troppi gli anni attesi per i vari risanamenti ambientali.
Il confronto. Nella banca dati Gelso (Gestione locale per la sostenibilità ambientale) sono state catalogate 82 buone pratiche per la Lombardia, mentre per la Sicilia si segnala un emblematico zero.

PALERMO – Non bisogna essere “religiosamente” ambientalisti per comprendere come alcune questioni siano ormai divenute improcrastinabili in rapporto all’esistenza e alla sostenibilità della vita sul pianeta. Un dato confermato dall’ultimo Rapporto Gfk Eurisko che ha campionato 1200 responsabili degli acquisti di tutta Italia, certificando una nuova responsabilità ambientale da parte dei consumatori, il cui 60% sarebbe disposto a pagare un 10% in più di costo pur di poter accedere a prodotti certificati.
“Non solo i consumatori, ma anche le imprese e la grande distribuzione organizzata – ha spiegato Paolo Anselmi vicepresidente Eurisko – vedono quelli che un tempo erano percepiti come problemi e come vincoli come opportunità da cogliere”.

Tuttavia questa nuova vulgata non sembra ancora completamente estesa all’intero mondo industriale italiano e a quello siciliano in particolare, che continuano a fare registrare performance ambientali di basso rilievo.
Proprio la settimana scorsa la Commissione ambiente e salute del Comune di Gela ha reso noti i risultati allarmanti sullo stato di salubrità dell’aria nella realtà nissena, dati gli ampi superamenti dei valori soglia permessi dalla legge. Ma è l’intero sistema isolano che fatica a essere virtuoso. Già nel Quadro di sintesi della situazione ambientale di partenza redatto dal ministero dell’Ambiente per il periodo 2000-2006, la Sicilia era una delle regioni ad obiettivo 1 che maggiormente contribuiva all’emissione di biossido di carbonio, biossido di zolfo e ossido di azoto. Inoltre in Sicilia si trovano 3 aree ad elevato rischio ambientale, il Comprensorio del Mela, l’area Priolo – Siracusa e la zona di Gela, Biancavilla viene considerata un’altra area da bonificare, ed esistono 69 realtà che sono considerati dall’Apat come siti contaminati di minore importanza.
Mentre si continua a restare in attesa di un’azione su queste aree inserite nei siti inquinati di interesse nazionale per le bonifiche (Sin) ai sensi della legge n. 26 del 1998 con decreto ministeriale 10 gennaio 2000, i valori dei fattori inquinanti continuano a salire.
A Gela il piano di risanamento era stato fissato già nel ‘95, come ha avuto modo di dichiarare Rossana Interlandi, già assessore regionale all’ambiente durante la giunta Cuffaro e ora dirigente generale dell’assessorato (dipartimento Territorio), e diversi anni dopo ancora si attende una risoluzione del problema, nonostante la magistratura abbia già avviato un’inchiesta sui bambini malformati nell’area. Gli ultimi dati dell’Ispra, pubblicati tra il 2008 e il 2009, visualizzano una fase decisamente critica, visto che, ad esempio, a Caltanissetta il diossido di zolfo prodotto dalle Raffinerie è passato dai 75409 Mg del 1990 al 11531,78 Mg del 2005, e lo stesso discorso vale per il mercurio da 17,33 Kg del 1990 ai 18,39 Kg del 2005, il nichel, da 638,7 Kg del 1990 ai 669 Kg del 2005, e anche per il selenio e lo zinco.

Aumenti consistenti si registrano anche nell’area siracusana, il rame da 218 kg del 1990 a 323 kg del 2005, il mercurio da 27,5 Kg del 1990 a 51,97 Kg del 2005, e anche il nichel, il selenio, lo zinco.
Anche i dati registrati dall’Arpa nell’ultimo annuario dei dati ambientali, datato 2007, allarmano per i superamenti dei limiti orari del biossido di zolfo per la protezione della salute umana: 12 volte a Caltanissetta, zona Agip mineraria, 16 volte nel Comprensorio del Mela, di cui solo 8 a Santa Lucia del Mela, e 12 in provincia di Siracusa. A rischio anche alcune stazioni di Palermo e Catania per l’NO2, e superamenti di ozono a Messina e a Siracusa sia in città che nell’area a rischio ambientale.

Nel 2008, secondo il rapporto Euromobility – Kyoto Club, Siracusa può tristemente vantare il primato di città italiana con la peggiore qualità di aria dato il superamento per 282 giorni di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10, limite massimo consentito di 35 giorni, mentre Palermo si trova a quota 100. Anche le misure politiche sembrano latitare, nonostante i ripetuti proclami di bonifica, visto che presso la banca dati Gelso, Gestione locale per la sostenibilità ambientale, sono state catalogate, ad esempio, 82 buone pratiche per la Lombardia, altra Regione che non naviga in buone acque riguardo la qualità dell’aria, contemplando, tra le altre cose, progetti, finanziamenti su energia verde, promozione ambientale, conversione industriale al verde, mentre per la Sicilia si segnala un emblematico zero.

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