Figura non istituita presso la Regione, ce ne sono 140 nell’Isola tra Comuni e Province, spesso ignorati dai cittadini. Vanificata dai garanti di settore, come è emerso da un confronto a palazzo dei Normanni
Palermo – L’Italia è l’unica nazione europea a non disporre di un difensore civico nazionale e nel contempo, la Sicilia è la sola regione del nostro Paese a non avere la medesima figura a livello regionale per la tutela dei cittadini nei confronti delle inadempienze della pubblica amministrazione. Di questa carenza e dell’esperienza del mediatore europeo, si è parlato nel corso di un convegno che si è svolto mercoledì scorso nella Sala Rossa di Palazzo dei Normanni.
Nell’isola operano attualmente 140 difensori civici cittadini o provinciali, il cui ruolo però è spesso sconosciuto o alcune volte frainteso dalla gente. A spiegare le precise mansioni di questi uffici e ad illustrare i vuoti legislativi sono stati, tra gli altri: Andrea Piraino segretario generale dell’Anci Sicilia, Alfonso Celotto ordinario di Diritto Costituzionale presso l’università Roma Tre, Pierangelo Bonanno già difensore civico a Termini Imerese, Giorgio Morales difensore civico alla Regione Toscana, Antonio Tito difensore civico a Palermo ed il mediatore europeo Nikiforos Diamandouros. Celotto ha parlato anche della difficoltà nell’inquadrare le funzioni del difensore civico, poiché non rientrano nei tre poteri classici dello Stato, e dell’invalsa abitudine di molte persone, quando riscontrano problemi con gli enti, di rivolgersi ad amicizie e conoscenze per giungere i vertici delle strutture e così poter ottenere informazioni e delucidazioni. Il docente ha pure ricordato che in Italia si è sviluppata l’idea dei garanti di settore (dei prezzi, dell’ambiente, dell’infanzia, ecc.) ed anche questo contribuisce a svilire la figura del difensore civico che dovrebbe invece fungere da garante tra i cittadini e tutti i comparti amministrativi.
Piraino, il quale ha introdotto i lavori ed organizzato la sequenza gli interventi ed il dibattito, ha ricordato l’urgenza per la Sicilia di dotarsi di una legge che preveda questa istituzione regionale, poiché talvolta i cittadini cercano di far rispettare i loro diritti usando delle armi spuntate.
Il soggetto professionale era stato previsto e configurato dall’articolo 8 della legge 142 del 1990 che recita: 1) Lo statuto provinciale e quello comunale possono prevedere l’istituto del difensore civico, il quale svolge un ruolo di garante dell’imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione comunale o provinciale, segnalando, anche di propria iniziativa, gli abusi, le disfunzioni, le carenze ed i ritardi dell’amministrazione nei confronti dei cittadini. 2) Lo statuto disciplina l’elezione, le prerogative ed i mezzi del difensore civico nonché i suoi rapporti con il consiglio comunale o provinciale. Ma adesso la bozza (anzi la “bozzaccia” come la chiama il ministro per la Semplificazione Calderoli) di un disegno di legge governativo riguardante gli enti locali propone, per motivi economici, la soppressione dei difensori civici comunali e provinciali. Questi organismi infatti sono finiti nel gruppo degli enti ritenuti inutili e che dunque si mira ad eliminare, come le comunità montane, gli enti parco ed i consorzi di bonifica.