Dati da perturbazioni monsoniche sulla Sicilia che continua a franare - QdS

Dati da perturbazioni monsoniche sulla Sicilia che continua a franare

Antonio Gallitto

Dati da perturbazioni monsoniche sulla Sicilia che continua a franare

mercoledì 11 Agosto 2010

L’analisi sugli eventi meteorologici e ambientali che hanno sconvolto una parte del Messinese. Nel 2009 e nella prima parte del 2010 caduta una quantità di pioggia mai registrata

 MESSINA – Dati da perturbazioni monsoniche quelli che si sono letti sui media all’indomani delle frane avvenute nelle zone di Ucria, Sinagra, Caronia, S. Angelo di Brolo e Ficarra. Eravamo tra la fine di gennaio e la prima metà di febbraio 2010 e, come l’anno precedente, a parte gli eventi luttuosi di Giampilieri e Scaletta, ciò che è saltato agli occhi sono i millimetri di pioggia caduti e registrati nelle stazioni meteorologiche locali.
Nel Messinese il 2009 ha superato pure il 1996 come anno più piovoso in assoluto con 1527 mm di pioggia caduti, con ben 1671 mm di acqua caduti al suolo. Il solo mese di gennaio ha registrato 426 mm mensili, un dato che rappresenta la metà della  pioggia che cade in un solo anno. Il mese di giugno rimarrà nella storia per i 116 giorni piovosi, i 48 temporali e i 151 mm di pioggia caduti. A causa di quelle piogge sono franate varie contrade e alcuni comuni tra i quali Pezzolo che è rimasto isolato per parecchi giorni. Il 2010 è cominciato pure con tanta pioggia, infatti, già al 20 marzo abbiamo avuto 154 mm di pioggia per un totale annuo parziale di ben 517 mm, più della metà rispetto a quanto piove in un anno. Su tutti i giorni, emerge il 10 marzo con oltre 70 mm di pioggia nell’arco delle 24 ore. 
Mentre continuava a piovere, il 28 febbraio un’altra collina si sbriciolava sotto gli occhi degli abitanti increduli. Stiamo parlando di Caronia, piccolo centro della provincia di Messina di 3500 anime, flagellato da un evento franoso improvviso e intenso. “La frana ha interessato la contrada Ricchiò-Lineri  – dice Calogero Cannella, geologo a supporto del dipartimento regionale di Protezione civile – e ha mobilizzato circa 50 ettari di terreno argilloso che ha fatto collassare la scarpata di circa 40-50 metri”. Una enorme massa di terreno che ha provocato danni e distruzione in molte abitazioni, come ci ha sottolineato Michele Orifici, coordinatore dei geologi di supporto al dipartimento regionale di Protezione civile: “La massa di argilla che ha creato una enorme voragine nel terreno era profonda circa 20 metri, con una media di 10 metri, e ha coinvolto una massa di circa 6.000.000 di metri cubi di terra. I danni alle abitazioni sono stati ingenti e gli sfollati sono stati 105” 
“In merito all’attività svolta, abbiamo tracciato su carta il perimetro della frana – hanno continuato a dire Orifici e Cannella – e coadiuvato Giuseppe Basile, geologo del Dipartimento regionale, nella predisposizione di un piano d’indagine geognostica e successivo monitoraggio, perché si arrivasse alla determinazione della stratigrafia e della profondità della superficie di scorrimento della frana. Inoltre, abbiamo assistito ai lavori di drenaggio per allontanare l’acqua dal corpo di frana”. Notevole anche la stima del danno in milioni di euro, che si aggira sui 30 milioni. 
Il 5 marzo è toccato, invece, a Sfaranda, il cui toponimo vuol dire “prima della frana”, dove un altro dissesto che è accelerato in modo improvviso l’ultima decade di marzo, ha interessato il centro abitato al punto da costringere il Comune ad emettere un’ordinanza di inagibilità della chiesa e della scuola elementare, oramai abbattuta, gli unici centri di aggregazione della comunità totalmente cancellati.
 
3. Continua. I precedenti articoli sono usciti il 10 e 16 luglio

Cassaniti: “La geologia dev’essere supporto per la sicurezza delle città”
MESSINA – “Abbiamo avviato una sinergia, unica in Italia, con la Protezione civile siciliana e questa convenzione sarà presa ad esempio anche dalla Protezione civile nazionale per estenderla ad altri Ordini professionali, come ricordato ancora una volta al forum nazionale di Roma sul dissesto idrogeologico, organizzato dai geologi di tutta Italia, dallo stesso Giuseppe De Berardinis della Protezione civile nazionale”.  Non nasconde un pizzico d’orgoglio il vicepresidente dell’Ordine regionale dei geologi di Sicilia Carlo Cassaniti, parlando della convenzione firmata tra il Dipartimento regionale e l’Ordine dei geologi isolano e che vede impegnati, oramai dallo scorso autunno, i geologi di Sicilia nelle terre flagellate dai dissesti del messinese. Cassaniti pone sotto la lente d’ingrandimento anche il potenziamento degli studi geologici comunali: “Abbiamo recentemente emendato, in qualità di Ordine professionale, al disegno di legge regionale sull’approvazione dei piani urbanistici e sulla riqualificazione dei centri storici – ha concluso Cassaniti -, ponendo all’attenzione della norma la geologia come supporto tecnico-scientifico determinante ai fini della sicurezza delle nostre città, tanto per quanto deve essere ancora costruito, quanto per ciò che è stato già costruito”.

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