Comuni siciliani senza Protezione - QdS

Comuni siciliani senza Protezione

Comuni siciliani senza Protezione

sabato 18 Settembre 2010

Sicurezza. Enti locali e territorio prevenzione inesistente.
Previsioni a metà. Alcuni enti hanno i “piani predittivi” che ipotizzano scenari legati a singoli rischi idrogeologici, vulcanici e sismici, ma non c’è una pianificazione davvero completa.
Messinese scoperto. Tra i Comuni peloritani, nessuno è dotato di un Piano sul rischio idrogeologico. A Ragusa i 12 Comuni stanno redigendo il Piano secondo il metodo Augustus.

PALERMO – Le calamità naturali sono imprevedibile, o meglio: non possiamo sapere quando si verificheranno, ma possiamo ipotizzarne gli scenari e prevedere i rischi e le azioni per evitare il più possibile danni alle persone e alle cose. Tutto questo in una sola parola si chiama “prevenzione” e il “manuale” è il Piano di Protezione civile, che ogni Comune dovrebbe tenere sempre aggiornato, per poterlo utilizzare in caso di emergenza. La realtà siciliana purtroppo è ben lontana: pochissimi hanno un vero Piano, diversi enti hanno dei “Piani predittivi” limitati a singoli eventi calamitosi, molti altri stanno lavorando ancora su bozze o non ci stanno nemmeno pensando. La conclusione è drammatica: gli enti sono impreparati. Resta solo da incrociare le dita.
 
Che il territorio siciliano sia soggetto alle calamità naturali, a cui vanno aggiunti i pericoli derivanti dall’attività antropica, non è una novità. I recenti disastri – l’alluvione nel messinese tra tutti – non fanno altro che confermare la vulnerabilità di un territorio troppo spesso abusato e in cui manca quasi totalmente la prevenzione. Per quanto riguarda la sicurezza della popolazione in caso di emergenza, ma anche per prevedere e prevenire le situazioni di pericolo, la legislazione vigente assegna compiti e funzioni a Regioni, Province e Comuni, stimolandoli alla redazione di un Piano d’emergenza di Protezione civile. Ebbene, da un monitoraggio sull’effettiva dotazione di un tale tipo di Piano da parte degli enti siciliani risulta una situazione che senza mezzi termini si può definire “disastrosa”.
La Regione siciliana ha recepito la legge 225/92, sul Servizio nazionale di protezione civile, con la legge regionale 14/1998 intitolata appunto "Norme in materia di Protezione civile", che disciplina inoltre le funzioni attribuite alle istituzioni locali dall’art. 108 del D.lgs 112/1998. Dei Comuni siciliani, circa il 60% si è dotato di un Piano d’emergenza, o di una sua bozza, che nella quasi totalità dei casi sono Piani speditivi, cioè per singolo evento e proprio per definizione rapidi, veloci, che indicano l’organigramma di funzionamento dell’amministrazione, i mezzi disponibili e la loro dislocazione, i sistemi di intervento previsti.
Ancora peggiore la situazione delle Province regionali, delle quali nessuna è dotata di un Piano generale di Protezione civile, ma questo soprattutto a causa di mancate comunicazioni da parte dei singoli Comuni del territorio, dovendo fungere l’Ente sovra comunale da collettore dei singoli Piani.
Tra i Comuni capoluogo, la maglia nera spetta ad Agrigento, che pur avendo iniziato l’iter non ha approvato alcunché, anche se assicurano che entro dicembre 2010 dovrebbe essere pronto. Rimanendo nell’agrigentino, agli otto Comuni che erano dotati di un Piano speditivo si è aggiunto quello di Siculiana, già approvato, mentre Montallegro e Ravanusa hanno da poco iniziato l’iter.
Grazie, invece, all’ordinanza n. 3603, "Emergenza città di Messina", della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il capoluogo Peloritano è dotato di un Piano definitivo, anche se pure in questo caso è speditivo. Ma la cosa più inquietante è che, come afferma il responsabile del Settore di Protezione civile della Provincia di Messina, Giuseppe Celi, “non risultano pervenuti Piani sul rischio idrogeologico da parte dei Comuni”. Una quindicina comunque i Comuni peloritani che hanno un Piano speditivo.
Di contro, tutti i 58 Comuni della provincia di Catania hanno un Piano speditivo per il rischio idraulico e idrogeologico, così come quelli dell’area attorno all’Etna sono dotati di un Piano per il rischio vulcanico.
Nel territorio nisseno, invece, l’unico ad avere un Piano completo è il comune di Niscemi, gli altri hanno un Piano speditivo per singolo evento, mentre il Comune capoluogo ha un Piano che non è stato mai rodato in alcun senso.
In provincia di Siracusa sono 10 ad esserne dotati, tra cui i Comuni attorno al petrolchimico dove è molto alto il rischio d’incidente industriale. Il Comune aretuseo, invece, ha un Piano d’emergenza obsoleto e fermo al 2004, mentre per sua natura dovrebbe essere dinamico e costantemente aggiornato. 
In provincia di Trapani, oltre al Comune capoluogo solo un altro, Paceco, è dotato di Piano, mentre i restanti Comuni hanno appena una bozza, esistono però nel Trapanese i Piani relativi al rischio dighe.
Nell’ennese, sono 9 i Comuni con un Piano speditivo tra cui il Capoluogo, per lo più per il rischio neve, mentre è assente quello per il rischio idrogeologico, che nel territorio ha una maggiore incidenza.
In provincia di Palermo sono 9 i Comuni con un Piano, anche in questo caso molti per il rischio neve, mentre nel Ragusano i 12 Comuni stanno redigendo il proprio Piano col metodo Augustus, quello cioè indicato dalla normativa.
 

 
La normativa. I sindaci responsabili ma senza sanzioni
 
La normativa attuale sia statale sia regionale non prevede alcuna sanzione a carico dei Comuni o delle Province inadempienti. Restano ferme naturalmente le responsabilità per i danni e quanto altro derivante dalla mancata realizzazione del Piano comunale o provinciale di Protezione civile.
Infatti, il sindaco, in qualità di autorità comunale di Protezione civile, è responsabile della salvaguardia della popolazione e deve fare tutto il possibile per prevenire gli eventuali danni conseguenti ad un evento calamitoso, anche organizzando una adeguata struttura di Protezione civile (L.225/98 art. 15) e predisponendo il Piano comunale di protezione civile in modo da poter fornire la giusta risposta nel. Va segnalato, tuttavia, che tutti i Comuni dell’Isola hanno adottato, in base all’Opcm 36/06, un Piano relativo al rischio incendi d’interfaccia, in cui dicono si trovano pure le modalità operative utili per altri tipi di rischio.

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