Si tratta di un’operazione meramente clientelare, stigmatizzata da importanti quotidiani nazionali e che noi non possiamo non evidenziare. Il comportamento dell’ex assessore al ramo, Caterina Chinnici, è ineccepibile sul piano formale, ma la decisione del Governo di caricarsi i circa cinquemila dipendenti inutili rientra nel vecchio metodo di stampo democristiano che fondava la sua sopravvivenza sul favore individuale.
Non vi è dubbio che questi cinquemila assumendi saranno grati all’attuale maggioranza trasversale (dall’Mpa, ai finiani, al Pd) e dunque alle prossime elezioni si trasformeranno in galoppini.
Se l’azione della Chinnici è formalmente ineccepibile, se l’iniziativa del dirigente generale non è criticabile in quanto anch’essa formalmente ineccepibile, vi sono due questioni in senso contrario che vanno portate all’opinione pubblica e che dimostrano in maniera inoppugnabile come dietro uno schermo legale si nasconda la violazione del principio di equità fra i cittadini. Viene dimostrato che accontentare cinquemila persone ne scontenta 236 mila: tanti sono i disoccupati della Sicilia.
Riportiamo ancora quanto ha affermato il Consiglio di Stato in materia con tre sue decisioni (n. 4495/10; n. 24/04; n. 141/99). L’alto consesso ricorda che la deroga al concorso pubblico (art. 97 della Costituzione) può essere considerata legittima a condizione che non si traduca in un privilegio in danno degli altri aspiranti. Dunque, oltre ai cinquemila precari, con cui illegittimamente si stanno stipulando i contratti a tempo indeterminato, tutti i 236 mila disoccupati siciliani, denominati aspiranti, possono fare domanda per essere assunti al pari di chi è dentro.
Ma i sindacati difendono gli interessi di tutti i lavoratori e i disoccupati o solo quelli dei precari regionali? Se essi non hanno la capacità di capire che un siciliano è uguale all’altro, come possono comparire davanti all’opinione pubblica per difendere la corporazione dei precari, trascurando i diritti di tutti gli altri siciliani? Leggete le risposte pubblicate nell’inchiesta odierna.
In questa vicenda – che comprende anche tutti gli altri precari, dai forestali ai formatori, agli inutili dipendenti della Resais spa ed a quelli delle altre partecipate regionali, che spendono soldi pubblici con fini clientelari – il Governo regionale non si comporta da pater familias, secondo il quale tutti i figli sono uguali, ma continua a dare privilegi ad alcuni (i precari interni), ghettizzando tutti gli altri (i disoccupati).
In Sicilia, da due anni, si dibatte sul quadro politico. Dibattito totalmente inutile perché non produce risultati. Si discute di precari, altro argomento inutile sul piano dello sviluppo, ma stiamo a zero sui piani regionali che dovrebbero innestarlo. L’abbiamo scritto più volte e non lo ripeteremo ancora oggi, ma una richiesta perentoria dobbiamo farla alla Giunta: operate in modo da immettere liquidità nel sistema siciliano ora, senza ulteriori ritardi, o l’asfissia della popolazione e delle imprese vi travolgerà, senza scampo.