“Questa figura nasce in Italia nel 1991 con la legge 10, dopo le crisi energetiche degli anni ‘70 e ‘80 e i gravi problemi ambientali causati dai combustibili fossili. L’Energy manager è una novità nella Regione siciliana ed è stata introdotta lo scorso dicembre. Dall’annunncio fino al provvedimento di giunta, sono trascorsi ben quattro mesi e finalmente a maggio è stato emanato il decreto che costituisce l’Ufficio. In ogni ente, azienda, impresa che consuma energia elettrica o combustibili dovrebbe esserci l’Energy manager. Questo esperto guida l’ente sull’uso razionale dell’energia, indicando da un lato le misure di risparmio energetico (isolamento termico degli edifici, miglioramento ed innovazione degli impianti di climatizzazione e di illuminazione, acquisto autovetture a basse emissioni) e dall’altro quelle per la più conveniente fornitura di energia o dal libero mercato o mediante autoproduzione (fotovoltaico sui tetti e sui parcheggi, minieolico, etc.). In proposito avvieremo presto, con Sicilia patrimonio immobiliare, un progetto di installazione di impianti sui tetti degli edifici regionali e di audit e riefficentamento energetico di alcuni di questi e possibilmente senza costi a carico della Regione. Un grande traguardo sarebbe quello di rendere autosufficiente energeticamente l’amministrazione. Dovremmo inoltre fare l’audit energetico degli edifici ed esporre nelle sedi degli assessorati, primo quello dell’Energia, una targa colorata che rappresenta l’alta o bassa efficienza energetica dell’edificio. Dovremmo inoltre collaborare con il dipartimento della Funzione pubblica per comprare elettricità con un’unica gara a prezzi più vantaggiosi per la Regione. Stiamo pensando, con l’Autoparco regionale, di dotare l’amministrazione di autovetture elettriche. L’amministrazione pubblica deve essere la prima a dare l’esempio ai cittadini”.
“L’Energy manager. è presente in altre regioni, negli enti locali e in tutte le grandi imprese. E anche qui si verifica l’ennesima spaccatura in due del paese: nel Sud tale figura è poco diffusa mentre al Nord risulta essere quasi indispensabile in una logica di razionalizzazione e quindi di risparmio energetico. La Sicilia si è dotata di un Piano solo nel 2009, creando anche un dipartimento dell’Energia e nel 2010 l’assessorato. Tuttavia, la Regione è assolutamente in ritardo nel recepire le normative nazionali ed europee in campo energetico, non ha impartito direttive né linee guida per gli operatori e per i comuni e li ha lasciati soli. Né ha applicato su se stessa le normative sul risparmio energetico. Gli uffici sono lasciati da soli ad applicare la complessa normativa nazionale e comunitaria a causa dell’assenza di un’organica e chiara normativa regionale, che individui le procedure, le competenze e i tempi. In questo momento la struttura amministrativa preposta non è pienamente adeguata e questo non per incapacità o demerito dei funzionari, ma proprio per carenza di norme, di programmazione e di personale e per difficoltà nel coordinamento dei diversi enti competenti. La Puglia ha fatto passi da gigante in tema di energia rinnovabile e del fotovoltaico, e questo grazie ad una legge regionale e a un riordino che ha semplificato l’iter autorizzativo, al contrario della Sicilia che riesce a malapena e con notevoli ritardi a gestire le domande di autorizzazione degli impianti”.
“Sì, ma è pure vero che il Governo regionale vuole incentivare i piccoli impianti per famiglie ed imprese. Il Pears, che ha avuto una lunghissima gestazione, è stato in parte rivisitato dallo statunitense Jeremy Rifkin che di recente ha mosso delle critiche sull’effettiva attuazione del Piano per le parti più avanzate che si riferiscono proprio alla produzione energetica diffusa”.
“Si trattava di realizzare piccoli impianti per le famiglie e le imprese. Significava modificare pesantemente il modello ex monopolistico e creare invece impianti fotovoltaici e mini-eolici che alimentano la micro-economy, riducono le emissioni di Co2 e le perdite nelle linee di trasmissione. Tali piccoli impianti non sono appannaggio dei grandi gruppi finanziari come lo sono invece i grandi parchi eolici di cui conosciamo adesso i negativi risvolti. E’evidente che in questo contesto di arretratezza normativa e amministrativa in carenza di regia, regole, indirizzi e controlli sono favorite le grandi e potenti multinazionali a danno delle piccole e medie imprese locali”.
“Parlando ancora di riordino normativo, in Sicilia le competenze sugli elettrodotti non sono state ancora riunificate col dipartimento Energia ma restano ancora al Genio civile e al dipartimento Infrastrutture, che continuano, in mancanza di moderne leggi regionali, ad applicare il Regio decreto del 1933 con la conseguenza di tempi dilatati per la realizzazione di queste arterie. Questa arretratezza normativa causa inoltre il mancato potenziamento della rete elettrica di trasmissione e distribuzione che resta quella più vecchia e carente d’Italia, quella che ha più guasti e perdite. Questo è un ulteriore segnale della nostra inadeguatezza, quando invece altre Regioni da anni hanno regolato e semplificato la materia e delegato a comuni e province.
La Regione deve inoltre riacquistare la funzione di programmazione di indirizzo e di regolazione per tutti gli enti locali, i comuni e i cittadini. Occorre invitare i Comuni a rivedere i Regolamenti edilizi introducendo l’obbligo di prevedere nei nuovi progetti pubblici e privati, impianti fotovoltaici sui tetti e sui parcheggi. Tutti i comuni dovrebbero dotarsi di energy manager che inizi a parlare di energia, materia misconosciuta nei piccoli comuni, e tutti insieme si dovrebbe costituire una rete regionale di Energy managers che diffonda e promuova l’energia rinnovabile per le famiglie e le imprese. Legambiente ha spiegato a decine di famiglie la convenienza del fotovoltaico e ora in centinaia lo stanno comprando a prezzi veramente vantaggiosi. La scommessa dell’energia pulita si può vincere se ci si impegna concretamente a tutti i livelli dalla pubblica amministrazione, alle famiglie, alle imprese e, perché no, coinvolgendo il volontariato ambientale per fare rete e fare sistema”.