Progetti, progetti e ancora progetti - QdS

Progetti, progetti e ancora progetti

Progetti, progetti e ancora progetti

giovedì 11 Giugno 2009

Restituzione di 500 milioni all’Ue

Fra meno di 20 giorni la Sicilia dovrà rinunziare a circa 500 milioni di finanziamenti Ue sul piano 2000-2006, perché non sono stati approvati e finanziati progetti. Un comportamento inqualificabile che, dell’inefficienza e del clientelismo, è stato la bandiera. Col bisogno vitale di infrastrutture che ha la Sicilia, perdiamo tante risorse per le quali vi è una grande responsabilità anche della burocrazia. Deve esser chiaro a tutti che, prese le decisioni politiche, gli assessori che ne hanno dato l’indirizzo non si devono più occupare delle esecuzioni, compito invece affidato ai direttori generali, i quali hanno la piena titolarità di realizzare e concretizzare gli indirizzi.
Teoricamente i contratti dei dirigenti generali regionali prevedono dei premi per il raggiungimento degli obiettivi fissati dagli assessori, ma di fatto nessuno valuta se questi obiettivi vengano raggiunti. Anzi il governo Cuffaro è intervenuto più volte con sanatorie, in base alle quali ai dirigenti generali sono stati liquidati i premi senza alcuna verifica dei risultati. Un comportamento improprio che va additato alla pubblica opinione perché capisca che i responsabili delle istituzioni sono venuti meno al loro mandato.

Fotografato lo stato dei fatti, guardiamo avanti. In Sicilia, c’è bisogno di infrastrutture di ogni tipo. Non si capisce perché i 390 sindaci, i nove presidenti delle Province regionali e le centinaia di presidenti di vari enti pubblici non si preoccupino di far realizzare i progetti cantierabili delle opere e di trasmetterli ai tre centri di spesa della Regione: la Programmazione, gestito da Felice Bonanno, quello dell’Agricoltura, gestito da Rosaria Barresi, e l’ultimo del Lavoro e Formazione, gestito da Patrizia Monterosso.
Qualcuno obietta che per fare i progetti ci vogliono i finanziamenti. Noi siamo convinti che se si coinvolgessero i 14.000 ingegneri della Sicilia, nonché le decine di migliaia fra architetti,  geometri e altri tecnici del settore, molti di questi professionisti, sarebbero disposti ad anticipare il lavoro di realizzazione di progetti cantierabili con riserva di essere pagati a finanziamento avvenuto.

In ogni caso, tutti i responsabili degli enti pubblici dovrebbero ricavare delle risorse da risparmi e tagli di sprechi e privilegi proprio per la realizzazione di progetti cantierabili, che consentirebbero non solo di realizzare opere e servizi, ma anche d’immettere sul mercato liquidità attraverso gli appalti che in questo primo scorcio di anno sono crollati di circa la metà.
La responsabilità istituzionale di produrre parchi progetti è propria dei capi delle amministrazioni regionali e locali. Venir meno a questo dovere significa venir meno al compito di fondo cui è preposto il ceto politico, quello di sviluppare l’economia siciliana, asfittica e stagnante.
In un’inchiesta pubblicata sabato 6 giugno, abbiamo evidenziato come in 40 anni (dal 1970 ad oggi) il Pil della Sicilia su quello nazionale è inchiodato a poco più del 5%, mentre la Lombardia ha un Pil di quasi il 21% (più di 4 volte). La distanza fra la nostra regione e la consorella del Nord non si accorcia ma si allunga. A disdoro dei governi regionali di questi 40 anni.

Dopo la furibonda rissa sulle elezioni europee, che però hanno avuto per oggetto la politica interna, è ora che ognuno ritorni al proprio ruolo. Qui da noi, soprattutto, è indispensabile che si entri nell’ordine di idee di costruire lo sviluppo attraverso la razionalizzazione delle risorse, che devono essere sottratte alla cattiva spesa corrente e destinate agli investimenti. è ora di finirla con stipendifici e aree di parcheggio per dinosauri, come avrete letto nella nostra inchiesta pubblicata martedì sulla Resais, un contenitore clientelare che per 30 anni è servito a parcheggiare dipendenti nullafacenti ufficialmente, salvo qualche “prestito” all’amministrazione.
Ci vuole uno sforzo corale di istituzioni, imprenditori, professionisti, sindacalisti, sistema bancario e quanti altri agiscono nell’economia regionale, per fare un salto di qualità nei comportamenti mentali e operativi rivolti a costruire, costruire e costruire. E per questo obiettivo è necessario progettare, progettare e progettare.

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